
“Oggi è la giornata del nostro orgoglio ritrovato. Oggi è finito l’inverno, comincia la primavera”. Con queste parole il segretario uscente Enrico Letta ha chiuso l’Assemblea nazionale costituente del Partito democratico. Il consesso, convocato all’Auditorium Antonianum di Roma, ha approvato il regolamento congressuale con 11 voti contrari e 24 astenuti. Nel corso dell’incontro è stato approvato il Manifesto per il Nuovo Pd, con 18 voti contrari e 22 astenuti. Ieri è stato trovato un accordo grazie alla mediazione lettiana. Il punto di sintesi è stato trovato in una formula che tiene insieme l’esigenza di avere una base di discussione per un Nuovo Pd e allo stesso tempo non abroga il Manifesto attuale. “Serve un nuovo partito, non un nuovo segretario”, ha detto Letta nel suo discorso all’assemblea. “Amarezze e ingenerosità le tengo per me: siamo una comunità viva”, ha aggiunto. All’Assemblea nazionale dem hanno partecipato anche i fuoriusciti di Articolo uno che, insieme al segretario Roberto Speranza, hanno preso parte al percorso costituente. Numerosi gli interventi durante il dibattito. Presenti anche i candidati alla segreteria del Pd: Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli.
“Se vincerò – ha detto il presidente dell’Emilia Romagna – chiederò ad Elly, Gianni e Paola di darmi una mano, se perdo mi metterò a disposizione di chi ha vinto, senza chiedere nulla per me”. Stefano Bonaccini ha parlato anche di quelli che definisce “temi concreti”. “Il problema del lavoro, dei redditi, delle tasse, dell’inflazione e della sanità pubblica. Di queste tematiche – ha ribadito – dobbiamo discutere. Se su queste cose ci vogliamo confrontare, partiamo da come combattere le ingiustizie per una società più giusta. Ho invidiato in questi anni FdI e Lega che in trenta secondi ti spiegano cosa vogliono fare. Possiamo spiegare che un povero deve poter essere curato e istruito come un ricco in trenta secondi”. Elly Schlein ha puntato tutto sulle ragioni identitarie che devono guidare il partito. “La nostra – ha detto la deputata – non può che essere un’identità antifascista, credo sia ancora importante ribadirlo”. Poi Schlein ha attaccato Giorgia Meloni. “Quando dico che è differente una leadership femminile da una leadership femminista dico che non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne a migliorare le loro condizioni di vita”. Per Schlein, bisogna “ricucire anche con alcuni mondi di riferimento, quello del lavoro, della scuola. Questo congresso non è utile solo a un ricongiungimento tra di noi, dobbiamo continuarlo anche dopo”.
Gianni Cuperlo ha salutato con favore la “ricomposizione con Articolo uno”. “Noi – ha detto il deputato – abbiamo scelto di rimanere in questo partito anche in momenti difficili e oggi si ricompone una frattura che io non avrei voluto vivere”. Cuperlo ha affrontato il tema della crisi politica del partito. “Abbiamo scelto di esserci perché pensiamo che la crisi de Pd sia profonda, ma anche che senza il Pd l’Italia sarebbe un Paese peggiore. Questo partito può rialzarsi, può riscattarsi. Ci sono senza presunzione e con grande umiltà. In discussione ci siamo noi e il nostro destino. Questo è il congresso più importante. In discussione stavolta siamo noi e il nostro destino”. Paola De Micheli ha rivendicato la necessità di un ritorno al sostegno dei partiti. “Abbiamo fatto un errore – ha ammesso – la politica per essere sostenuta ha bisogno del finanziamento pubblico”. Poi ha lanciato una stoccata alla segreteria. “Sto diventando la sindacalista degli iscritti. Nessuna organizzazione può vivere senza la valorizzazione dei suoi soci. Nella discussione fra primarie aperte, ho chiesto primarie con iscritti che abbiano un voto doppio, per dare loro un potere che gli deriva dalla partecipazione. Non ci possiamo più permettere un modello verticistico”. Intanto, i sondaggi sulle primarie del Partito democratico danno Stefano Bonaccini nettamente in vantaggio su Elly Schlein. Secondo le rilevazioni di Emg, in un ipotetico turno di ballottaggio tra i due candidati più accreditati, il presidente dell’Emilia-Romagna otterrebbe tra il 61 e il 65 per cento dei voti. La sua principale avversaria, tra il 35 e il 39 per cento. Tuttavia almeno un terzo di coloro che dichiarano di andare a votare sarebbe indeciso.
Aggiornato il 21 gennaio 2023 alle ore 18:43