
“Il progetto del presidenzialismo e dell’autonomia devono marciare insieme”. Lo sostiene Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, in un’intervista al Fatto Quotidiano. “Capisco – rimarca – le esigenze elettorali, sono legittime in democrazia, ma della fretta e della scarsa condivisione con cui abbiamo approvato per esempio la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha pasticciato le competenze tra Stato e Regioni, ancora paghiamo le conseguenze. Se fossi il ministro Roberto Calderoli non vorrei fare la fine di Franco Bassanini criticato da tutti gli amministratori, di destra e sinistra. L’architettura dello Stato va migliorata, ma non si può più sbagliare, pena il collasso”. Rampelli spiega: “Come si fa, a parte l’esigenza di consolidare l’unità nazionale attraverso l’elezione diretta del presidente della Repubblica, a non avere una visione organica dello Stato nel caso di una prospettiva presidenzialista e di maggiori poteri conferiti a regioni ed enti locali?”. Rampelli sottolinea poi che “per una riforma delicatissima, destinata a cambiare la vita dei nostri figli e a cambiare l’Italia, il passaggio parlamentare sarà ineludibile. Lo dico anche nella veste di presidente vicario dell’Assemblea di Montecitorio e sono convinto che la pensi come me anche il presidente Fontana, che difenderà le prerogative della Camera che presiede”.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani afferma ad Agorà su Rai 3, che “ieri sera è stato finalmente trovato un accordo politico sull’autonomia. Il governo ha trovato una sintesi politica per una nuova norma che verrà presentata in uno dei prossimi Consigli dei ministri e che garantisce certamente l’autonomia differenziata per il Nord ma tutela anche il Centro e Sud Italia. Si è trovata con grande equilibrio, grande disponibilità di tutti, una soluzione positiva che non offende nessuno”.
Mariastella Gelmini, vicesegretaria e portavoce di Azione, ritiene indispensabile la “la stabilità degli esecutivi. In 74 anni – scrive sui social – abbiamo avuto 68 governi. Non è necessario introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica che oggi è quell’arbitro imparziale di cui il Paese ha bisogno. Pensiamo piuttosto a dare la possibilità agli elettori di scegliere da chi essere governati e assicuriamo a chi viene investito dal mandato popolare quei meccanismi che evitino quello che è accaduto nella passata legislatura: in quattro anni tre governi con tre diverse maggioranze, tutte rigorosamente diverse dalle coalizioni che si erano presentate al voto. Questo è quello che abbiamo detto oggi al ministro Elisabetta Casellati, con l’aggiunta che l’assetto istituzionale del Paese non può essere riformato a pezzi. Se vogliono davvero riformare la Costituzione, e noi siamo disponibili al dialogo, va fatto un ragionamento complessivo che investa il ruolo delle Camere, l’autonomia e le regioni, gli enti locali”.
Aggiornato il 19 gennaio 2023 alle ore 13:47