L’anticipo della Riforma Cartabia

La digitalizzazione come Strumento di una giustizia efficiente

La Legge di Bilancio pubblicata al finire dello scorso anno ha previsto l’anticipo della data di entrata in vigore della riforma Cartabia. La riforma, com’è noto, ha l’ambizioso obiettivo di modernizzare e semplificare la macchina della giustizia al fine di accrescerne l’efficienza e la trasparenza. Tra gli aspetti più rilevanti della riforma vi è, infatti, l’incremento della digitalizzazione nelle varie fasi del giudizio per la realizzazione di una considerevole riduzione della durata del processo, così come previsto dal Pnrr. Ma significativa è l’epoca storica in cui tale riforma si colloca. Non si può non considerare che la pandemia ha contribuito a rivoluzionare il funzionamento del sistema giudiziario e, di conseguenza, lo stesso modo di intendere e di svolgere il processo.

Questa trasformazione digitale implica, però, un incremento delle conoscenze tecnologiche da parte degli operatori del settore, ma ancor prima una completa predisposizione di sistemi informatizzati. L’anticipo dell’entrata in vigore della riforma, che ha preso avvio con le leggi delega n. 134/2021 n. 206/2021, se da un lato mostra la chiara volontà di anticipare tutti quegli effetti “digitali” che non presentano profili di complessità in relazione all’organizzazione degli uffici e alle attività giudiziarie ed amministrative, dall’altro crea serie preoccupazioni. Stando alle date, la conversione in legge del decreto Rave Party (Decreto legge n. 162/2022) ha anticipato parte delle norme sul processo penale telematico già in essere, mentre l’approvazione in via definitiva della Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’entrata in vigore di alcune disposizioni della riforma del processo civile al prossimo 28 febbraio.

Sebbene l’intento sia quello di facilitare e accelerare la transizione al nuovo rito, garantendo ogni supporto organizzativo agli uffici giudiziari, solo nei prossimi mesi sapremo se il timore di inefficienze, sollevato dall’avvocatura e dalla magistratura, per l’anticipazione decisa sia fondato. Ciò che è certo è che il processo di digitalizzazione e di innovazione non può dirsi ancora terminato. Lo sviluppo della giustizia digitale italiana appare ancora debole e la trattazione digitale necessita di una programmazione coordinata così da scongiurare il rischio di ampliare il divario della qualità dei servizi tra uffici giudiziari virtuosi e uffici operanti in territori per così dire “disagiati”. Come si desume dagli stanziamenti di spesa del Ministero della Giustizia, autorizzati dal disegno di legge di bilancio, occorrono ancora investimenti significativi per la realizzazione di infrastrutture dedicate, la progettazione la manutenzione e, non ultima, la formazione. Il noto principio della ragionevole durata dei processi appare, dunque, ottenibile? Sicuramente si attraverso la digitalizzazione dei processi, ma non solo. Non si deve dimenticare che il defaticamento della macchina giudiziaria passa necessariamente attraverso l’introduzione di adeguate procedure deflattive in termini di risoluzione extragiudiziale delle controversie.

Aggiornato il 16 gennaio 2023 alle ore 11:50