La Legge di bilancio predisposta dal Governo di Giorgia Meloni, nonostante per buona parte sia in continuazione con la politica (sempre elogiata dalla sinistra) di Mario Draghi, è oggetto di critiche accese soprattutto da questa stessa parte politica. I punti di maggiore dissenso riguardano, peraltro, dei passaggi della manovra a nostro avviso secondari, quali l’utilizzo del pos e il limite del contante. Tra questi aspetti, viene rivolta l’accusa che l’Esecutivo strizzi l’occhio all’evasione fiscale. Si tratta di una posizione, però, assolutamente insostenibile.
Guardando gli andamenti delle gestioni dell’Amministrazione finanziaria, si può rilevare che l’evasione ha raggiunto elevati livelli sia quando non c’è stato il limite all’utilizzo del contante, sia quando questo limite esisteva. Ciò dimostra la non relazione tra i due fenomeni. Ma ammesso che questa relazione sussista, lo Stato non può cercare di porre rimedio alla sua inefficienza comprimendo una libertà importante del cittadino, quale quella che gli deriva dal suo diritto di proprietà. I soldi sono dei cittadini e ne possono fare l’uso a loro più gradito. Una bella fetta della sinistra non ha per nulla chiaro il quadro politico giuridico nel quale si devono muovere i cittadini e lo Stato.
Il problema dell’evasione è ben più complesso di quel che appare a tanti improvvisati soloni. Esso nasce da una mancata riforma sostanziale, riguardante sia gli uffici fiscali, sia dell’ordinamento del personale impiegato in tali uffici. Vanno perciò rideterminate le competenze di ogni settore, deve essere semplificata la normativa, deve essere effettuata una revisione globale della imposizione, grande attenzione deve essere posta sugli addetti. Questo personale, infatti, deve essere altamente professionalizzato e adeguatamente retribuito. Così come sosteneva, già nel 1919, uno che di queste cose si intendeva: Luigi Einaudi.
Osservando gli sviluppi politici degli ultimi anni, possiamo dire che questa sinistra non ha le carte in regola per criticare un Governo quale quello di Giorgia Meloni, appena all’inizio del suo mandato. Il Partito Democratico dell’ex Matteo Renzi è quella fazione che, quando ha governato, ha concesso 80 euro mensili ai lavoratori attivi, cioè gente che già possedeva un discreto reddito, come se i soldi dello Stato fossero di sua proprietà; è quel partito di statisti che ha fatto pagare i sacchetti della spesa; è quel partito di statisti che, con decreto legge, ha cancellato il diritto dell’indicizzazione delle pensioni stabilito con una sentenza della Corte costituzionale. In sostanza, è un partito che si è sentito abilitato a cancellare un diritto e a regalare prebende per scopi elettorali. È quel partito di statisti che ha deciso che gli avvocati devono versare contributi alla loro cassa di previdenza, anche se non hanno realizzato alcun guadagno. Per quanto ci riguarda, giudichiamo la sinistra assolutamente importante per la vita politica di questo Paese. Ed è per queste ragioni che essa deve assolutamente riformarsi, abbandonando i vecchi slogan e le antiche posizioni che hanno avuto effetti divisivi sulle nostre comunità.
Noi non possiamo non dimenticare un episodio che ha avuto come protagonista l’allora segretario del Partito comunista italiano, Alessandro Natta. Costui, quando si definì il processo Lockheed con l’assoluzione piena di uno degli imputati, il ministro della Difesa, Luigi Gui, disse queste quasi testuali parole: “Personalmente, sono stato sempre convinto che Gui non avesse preso il becco di un quattrino, ma io ho votato per il suo deferimento alla Corte costituzionale per motivi politici”. Ognuno giudichi una simile affermazione. Un partito moderno deve superare anche gli steccati storici. Quale significato ha avuto, per esempio, la rimozione della fotografia di Benito Mussolini da un ufficio pubblico, peraltro lì esistente da oltre settant’anni? Pur se si tratta di personaggi esecrabili, la storia non si può cancellare. Già il commediografo latino Plauto, tanti e tanti secoli orsono, ci ha insegnato: “Factum est illud; fieri infectum non potest”. La traduzione è semplice: il fatto è quello e non si può fare che non sia fatto.
Tutti i partiti devono rinnovarsi, improntando i loro comportamenti al rispetto della Costituzione, la grande negletta della vita di questo Paese. La nostra Carta ci dice, ad esempio, che tutti i cittadini sono uguali e che tutti hanno gli stessi diritti. Quando uno paga le tasse, ha diritto a tutte le prestazioni dello Stato, indipendentemente se sia ricco o povero. Sono i cittadini il centro della Costituzione. Ogni potere – legislativo, esecutivo, giudiziario – non viene attribuito come requisito o come ornamento personale, ma è al servizio del popolo. Ed è questo il vero sovrano, che non ha bisogno di avvocati, come invece ha sostenuto con uno strafalcione Giuseppe Conte, fortunato capo del Movimento Cinque Stelle, una forza politica priva di contenuti e di pensiero. Il popolo si serve facendo funzionare lo Stato, in tutte le sue articolazioni e utilizzando le risorse per il bene dei cittadini. Sono queste le condizioni indispensabili per realizzare il benessere e una vera democrazia.
Aggiornato il 10 gennaio 2023 alle ore 11:45