
I tempi sono stretti. Il testo infatti deve essere approvato entro il 31 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio. La Legge di Bilancio approda oggi alle 14 in Senato per la seconda lettura dopo il disco verde ottenuto alla Camera. Alle 13 la Conferenza dei capigruppo stabilisce i tempi del via libera. L’esame avverrà senza modifiche. La Camera il 24 dicembre all’alba, dopo una maratona notturna in aula, ha approvato la prima Legge di Bilancio del governo guidato da Giorgia Meloni. La sessione di bilancio è stata caratterizzata dalla ristrettezza dei tempi, conseguenza del voto per le Politiche avvenuto a fine settembre, come non era mai accaduto durante l’Italia repubblicana, con il governo che si è formato quando solitamente la discussione sulla Finanziaria è già ben incardinata in Parlamento. Così, il governo e la maggioranza hanno cercato di inserire nel testo alcune scelte che marcassero una linea politica, dalla pace fiscale ai contanti alle pensioni, finendo però per incorrere in errori formali o nel ritiro di una serie di misure, tra rilievi della Ue, della Ragioneria generale dello Stato e la Banca d’Italia.
In ogni caso, il governo di centrodestra rivendica di aver prodotto un testo “prudente”, con un ricorso contenuto a nuovo deficit, dalla maggioranza Fratelli d’Italia parla un “testo formato famiglie”, mentre Forza Italia sostiene guardi “alla crescita del Paese”. L’opposizione replica duramente. Secondo il Partito democratico si di una Manovra “di condoni e tagli a sanità”. Per il Movimento 5 stelle, il “governo prono a falchi dell’austerity”. L’Alleanza verdi-sinistra parla di “legge iniqua, inno all’evasione”. Il provvedimento più netto per reperire risorse è il taglio nel 2023 del Reddito di cittadinanza, ridotto a 7 mesi, per le persone ritenute occupabili, in attesa di una restrizione del sussidio dal 2024 a coloro che non possono lavorare. L’ufficio parlamentare di Bilancio stima che a metà del prossimo anno potrebbe perdere il sussidio il 38,5 per cento delle famiglie che attualmente lo percepisce. Più di una su tre. A dettare le priorità della Manovra sono stati il calendario e il conflitto in corso in Ucraina, con l’invasione delle truppe russe che prosegue ormai da quasi un anno.
Vista l’impennata del costo dell’energia e la corsa dell’inflazione, il governo ha proposto un testo da 35 miliardi di cui ben 21 vanno alla proroga di misure per la mitigazione del caro bollette per imprese e famiglie. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già fatto presente che in primavera potrebbe esserci la necessità di reperire nuove risorse. Poi ci sono state le richieste delle forze politiche di maggioranza, che hanno provato a perorare alcuni cavalli di battaglia: Forza Italia e Lega sulle pensioni, Fdi e Noi Moderati sulle famiglie, con la difficile mediazione in Commissione per far quadrare i conti. Tutto in tempi molto serrati. Il Consiglio dei ministri ha approvato la Manovra il 22 novembre, con una seduta notturna, la Camera all’alba del 24 dicembre. Nell’arco di un mese la discussione politica è stata monopolizzata dai provvedimenti su reddito, contanti, pensioni e fisco. Il governo ha portato il tetto per i pagamenti in contante da mille a cinquemila euro. Voleva eliminare le multe per gli esercenti che non consentono di pagare con il Pos fino a 60 euro. Su questo punto si sono susseguiti i rilievi di Bankitalia, Upb, Confindustria, Corte dei conti. Perché il Paese ha assunto impegni nel Pnrr sulla tracciabilità dei pagamenti, per un’evasione fiscale stimata ogni anno attorno agli 80 miliardi, perché tra gli under 30 solo 1 su 4 sceglie i contanti per i pagamenti al posto di carte o App di pagamento.
Così durante la prima delle tre sedute serali in Commissione il Ministero dell’Economia ha stralciato la norma, ma a causa di un refuso ne è nato un obbrobrio normativo, con il testo che nella nuova formulazione cancellava anche la modifica del tetto al contante, allora l’emendamento è stato riscritto nel corso della notte. È stato lungo il travaglio anche per la norma che modifica 18App introducendo due nuove carte per i consumi culturali dei neo maggiorenni, una basata sul reddito (massimo 35mila euro di Isee), una sul merito scolastico, legata al voto 100 alla maturità. La misura è stata riscritta più volte, accantonata in Commissione durante il voto finale e poi riproposta. Il primo firmatario dell’emendamento, Federico Mollicone di Fdi, ha contestato l’assenza dei tecnici del Mef e della Ragioneria di Stato in Commissione. “Non è ammissibile, non contestiamo i rilievi – ha detto – ma il fatto che non ci fosse nessuno nella seconda notte di voto sulla manovra, abbiamo dovuto mandare mail per avere risposte arrivate il giorno dopo ossia questa mattina”. Mentre dal Pd, Marco Furfaro ha sottolineato: “La verità è che eravate impegnati a distribuire mancette in giro per l’Italia”. Il voto in Commissione si è svolto nella notte tra martedì e mercoledì scorso perché gli emendamenti del governo e quelli dei relatori si sono fatti attendere quasi una settimana.
Un emendamento approvato in Commissione, a prima firma di Maurizio Lupi di Noi Moderati, dispone che se si rifiuta anche la prima offerta di lavoro, si perde il diritto al sussidio. Nel testo viene soppressa dalla legge la parola “congrua”. Ma su questo passaggio è scontro di interpretazioni normative. La deputata Pd Maria Cecilia Guerra ha fatto notare che l’emendamento Lupi “cancella la parola congrua dove era superflua”. L’esponente dem ha rimarcato: “Non si modifica il resto della norma, che si rifà ai sensi del decreto sul reddito, in cui si definisce la congruità dell’offerta, con un rimando anche al Jobs Act”. Lupi ha replicato sostenendo che “non c’è stato nessun problema tecnico ma una riformulazione complessiva del governo di un emendamento che avevamo presentato”. Si è trascinata per una settimana anche la disputa sull’abbattimento dei cinghiali nelle città. La discussione in Commissione è iniziata da una proposta di modifica a prima firma del capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, che riguarda l’autorizzazione alla caccia della fauna selvatica anche nelle aree urbane. La maggioranza si è spesa a favore del provvedimento, sostenendo sia necessario, mentre le opposizioni, in testa l’Alleanza verdi-sinistra, hanno paventato i rischi per la sicurezza legati allo sdoganamento dell’attività venatoria nelle città. Così il testo, prima accantonato, è sbucato come ultimo emendamento da votare in Commissione alle 6.30 di mattina prima del mandato ai relatori e ha ottenuto il disco verde tra le polemiche.
Il prossimo banco di prova del governo sarà probabilmente il Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Il cosiddetto Fondo salva-Stati. In Forza Italia si registra una certa apertura alla valutazione dello strumento. La premier, invece, ha chiarito che l’Italia non vi ricorrerà, se anche alla fine il Parlamento dovesse decidere la ratifica. Fra gli appuntamenti in cui periodicamente emergono spinte non sempre coordinate, ci sono anche le nomine delle società partecipate: fra gennaio e giugno il governo dovrà indicare i vertici di una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste. Intanto oggi Meloni, dopo un rapido Consiglio dei ministri per deliberare i funerali di Stato di Franco Frattini, alle 15 dovrebbe presiedere il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.
Manovra: le opposizioni occupano la commissione Bilancio al Senato
Contro le tempistiche per l’esame della Manovra, le opposizioni occupano la commissione Bilancio al Senato, impedendo la ripresa dei lavori, prevista alle 17.30. Una ventina di senatori di Pd, M5s, Terzo polo e Alleanza Verdi-Sinistra hanno preso posto ai banchi della presidenza, scattandosi anche delle foto con i telefonini, nonostante i commessi di Palazzo Madama ricordassero che non è consentito. Dopo qualche minuto, la senatrice del M5s Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato, ha cominciato a leggere ad alta voce la Relazione tecnica di passaggio della manovra da una Camera all’altra. Seduta sospesa in Senato, in attesa della relazione tecnica di passaggio della Manovra da Montecitorio a Palazzo Madama. “Avremmo dovuto avere contezza della relazione dal Mef, che sta arrivando. Mi hanno detto che è partita dal Ministero ma non c’è ancora, quindi non posso neanche assegnarla alla commissione Bilancio. Arriverà alla commissione Bilancio a momenti, diamo un’ora di tempo alla commissione. Ci diamo appuntamento alle 18.15”, ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, prima di sospendere la seduta.
“C’è la calendarizzazione nella giornata di domani e verosimilmente intorno alle 19-20 inizierà il voto finale”. Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo di Palazzo Madama sulla calendarizzazione dei lavori sulla manovra. Il via libera alla legge di bilancio al Senato, come alla Camera, arriverà su un testo blindato dal voto di fiducia. “Domani sera, 28 dicembre, l’Italia avrà una nuova Legge di Bilancio, in linea con i tempi” anche rispetto alle altre manovre”, ha sottolineato il ministro. Il governo porrà la fiducia sulla manovra all’esame del Senato “domani a metà pomeriggio”, ha aggiunto Ciriani. Intanto, si registrano nuove critiche contro le misure. Per la Uil, la Flat tax è “sbagliata e incostituzionale”. Gli interventi sul fisco contenuti nella legge di bilancio approvata dalla Camera sono profondamente iniqui e ingiusti per i lavoratori dipendenti e pensionati, afferma il segretario confederale della Uil Domenico Proietti. “Non c’è – dice – un taglio significativo delle tasse per dipendenti e pensionati che sono i più fedeli contribuenti, mentre con la Flat tax fino a 85mila euro si premia ulteriormente il lavoro autonomo. La Flat tax è una norma sbagliata e incostituzionale perché contraddice il principio della progressività espresso con chiarezza nella nostra Costituzione. La Uil chiede al Governo e al Parlamento di rimuovere questo grave vulnus”.
Per Simona Bonafè, vicepresidente dei deputati Pd, “il governo fa cassa su Opzione donna. Con questa Legge di Bilancio le donne non potranno più richiedere la pensione anticipata, a meno che non rientrino in categorie particolarmente restrittive. Il Partito Democratico ha tentato in ogni modo di cambiare questa norma iniqua e penalizzante perché le donne generalmente hanno carriere contributive più discontinue, ma il governo Meloni ha preferito utilizzare le risorse disponibili per azzerare le cartelle esattoriali a chi non ha pagato le tasse”, dice Bonafè a Radio anch’io, su Rai Radio 1. Ma il capogruppo di Forza Italia alla Camera Alessandro Cattaneo difende la legge. “Della possibilità di cacciare i cinghiali in città è stata data una lettura ampiamente romanzata: non ci saranno battute da safari nelle strade cittadine. Piuttosto, si affronta un problema che è diventato rilevante, a danni dei campi e della viabilità. Capisco che si possa ironizzare, ma nella realtà si è voluta dare una risposta a una problematica sentita e diffusa”, dice nel corso della trasmissione L’aria che tira, su La7. Sul Pos osserva: “Incoraggiare i pagamenti digitali è un obiettivo condiviso, ma da liberali crediamo che l’approccio coercitivo, basato su sanzioni e multe, non sia quello giusto”.
Aggiornato il 28 dicembre 2022 alle ore 09:32