La Finanziaria non scontenta Pd, Colle e Ue

Esattamente dieci anni fa c’era il governo di Mario Monti, e ci si riuniva tra amici col pallino della buona politica a casa di Roberto Mezzaroma (architetto, imprenditore, costruttore, già eurodeputato di Forza Italia). Chi scrive sposava a pieno nel 2012 la teoria che, l’innalzamento dell’Imu voluto dal “genio” dell’economia Monti avrebbe paralizzato il settore immobiliare, creato disordine nelle stime di case e terreni e, soprattutto, disincentivato i privati nell’investire in necessarie manutenzioni ordinarie e straordinarie di fabbricati urbani e ville.

Da quella fatidica riunione, che si svolgeva mentre l’Italia intera si riversava nelle piazze al fianco del movimento di protesta “9 dicembre”, seguendo i cortei di contadini, artigiani ed operai appellati “Forconi”, più volte con l’amico Mezzaroma abbiamo tentato di spiegare come l’eccessiva tassazione sulla casa abbia distrutto il lavoro in Italia. Periodicamente abbiamo incontrato politici eletti sia locali che nazionali, sindacalisti e pensatori vari, spiegando loro come un dimezzamento dell’Imu favorirebbe la propensione dei cittadini a risparmiare e poi reinvestire nelle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Abbiamo fornito loro i dati relativi al settore immobiliare in Europa, spiegando perché in Belgio ed in Spagna l’edilizia offre lavoro e si dimostra valido investimento. Nessuno ha prestato ascolto ai nostri suggerimenti, ma ci hanno chiesto voti per sedere nei vari parlamenti. Poi un bel giorno Giuseppe Conte e Mario Draghi hanno inventato il “Bonus 110%”: in tanti hanno creduto si trattasse della panacea di tutti i mali del settore casa.

Il Governo Meloni potrebbe rivelarsi quello più attento al problema, potrebbe farci tornare a risparmiare per investire nel mattone e nel suo mantenimento. Ma il Partito democratico è ancora in sella a molti enti locali, e soprattutto sta continuando ad usare Imu e Tari come armi di ricatto in grado di distruggere l’economia familiare.

È notizia di ieri che, sotto Legge di Bilancio e Milleproroghe, le giunte Pd stanno notificando milioni di euro di Imu e Tari contro fabbriche e botteghe abbandonate, in disuso, chiuse. Comuni ed enti vari gestiti dal Pd fanno causa a società, famiglie, imprese e gente varia in difficoltà. Risultato? Chi non ha soldi non paga, il 70 per cento dei beni immobili abbandonati viene pignorato e poi svenduto dalle aste giudiziarie. Città, campagne e siti artigianali ed industriali assumono le fattezze di paesaggi lunari. L’abbandono si sostituisce alla vecchia operosità italiana. Ecco come il Pd, indagato per le tangenti prese dalle multinazionali per varare norme Ue contro il lavoro italiano, ora si vendica contro la gente che ha votato per il centrodestra. Lo fa sotto scadenza del Milleproroghe, arrivato mercoledì 21 dicembre sul tavolo del Consiglio dei ministri: il provvedimento di governo porta con sé solo un misero slittamento della dichiarazione Imu, e non una coraggiosa decurtazione. Quindi mentre il governo usa le maniere buone e civili, il Pd invece scatena l’inferno legale contro i proprietari di case, fabbriche, laboratori e terreni.

È noto che da Quirinale, Bankitalia e Ue sia giunto il diktat a Giorgia Meloni di non tagliare l’Imu, di non elevare il tetto al contante e di continuare sulla strada del Pos e dell’imposizione della moneta elettronica.

Il Governo sa che gli italiani vorrebbero decurtazione di Imu e libertà sul contante. Così la Meloni ha preso tempo, prorogando di sei mesi la dichiarazione Imu: il termine, già spostato a fine 2022, viene ulteriormente rinviato al 30 giugno 2023. È stata poi congelata fino alla fine del 2023 la fatturazione elettronica in campo sanitario. In parallelo slitta di un anno anche l’obbligo di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati al sistema della tessera sanitaria, utile solo a completare la dichiarazione precompilata dei redditi. Piccole pezze per tamponare, ma insufficienti a risolvere i problemi collegati a lavoro, produzione, reddito e risparmio. Soprattutto il Pd, che fa causa ai lavoratori italiani, non lo si ferma approvando nel Milleproroghe la norma che stanzia 450 milioni per i Comuni.

Ed è una misera ampolletta d’ossigeno ai proprietari di casa il nuovo via libera (proroga al 31 dicembre) del “Bonus 110%”: i proprietari (l’80 per cento degli italiani) avrebbero gradito tagli ad Imu, Tasi e Tari. La maggioranza non ha voluto scontentare Quirinale ed opposizioni, infatti ha soppresso la norma sul tetto di 60 euro per il pagamento con Pos; tornano quindi le multe ai commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat. Ma, per guadagnare tempo, il governo s’inventa “un tavolo permanente tra le categorie interessate”: ovvero un tavolo tra coloro che creerebbero lavoro se calasse l’Imu e tornasse il contante.

L’imperativo sembrerebbe ancora non scontentare i Comuni (dove qualche Pd potrebbe diventare più magnanimo) e sinistre: infatti diventa più semplice alzare l’imposta di soggiorno a 10 euro nei capoluoghi di provincia che, in base alle ultime rilevazioni, abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori a quelle dei residenti. Secondo un emendamento alla manovra approvato in Commissione Bilancio, non sarà più un decreto ministeriale ad individuarli: i Comuni faranno direttamente riferimento ai dati pubblicati dall’Istat riguardanti le presenze turistiche medie registrate nel triennio precedente all’anno in cui viene deliberato l’aumento dell’imposta (per il triennio 2023-2025 si considera la media delle presenze turistiche del 2017-2019).

È vero che torna la possibilità di rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile al tasso fisso e cambia la norma che rivede per il 2023 e 2024 la rivalutazione automatica delle pensioni: ma sono misure che avrebbe previsto anche un Governo Draghi. Anche il bonus Iva al 50 per cento per l’acquisto di “case green”, e la proroga del “bonus mobili” per l’acquisto di elettrodomestici a norma Ue è una trovata da governo Pd.

Se questo governo taglia col passato, ovvero con la linea economica Monti di dieci anni fa, il problema lavoro non potrebbe trovare risposte. La ricostruzione dell’Italia passa attraverso un ritorno al tradizionale risparmio familiare, giammai temendo di tagliare l’Imu o, peggio, costringendo gli italiani a cambiarsi lavatrice e frigorifero.

Aggiornato il 22 dicembre 2022 alle ore 15:32