
A sinistra torna drammaticamente di moda Enrico Berlinguer. La “sua” questione morale torna attuale nel centrosinistra, sulla scia del Qatargate. L’eco dello scandalo che ha investito i socialisti europei e non solo, rimbomba nei palazzi italiani con Enrico Letta che oggi – nell’ultimo discorso alla Camera da segretario del Pd – rompe gli indugi e definisce “scandaloso e inaccettabile” quanto emerso dalle indagini di Bruxelles, “un danno a noi, ai nostri ideali”. La linea del Nazareno è dura: “Gli atti e le condotte che stanno emergendo sono di una gravità assoluta”, “il Pd è parte lesa, si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario in corso” e terrà “atteggiamenti inflessibili nei confronti di eventuali esponenti” dem “coinvolti”. La posizione ufficiale del partito è affidata a una nota di fuoco divulgata in serata in cui, comunque, si rimarca come “tutti gli atti parlamentari dimostrano che gli eventuali tentativi di influenzare le decisioni assunte dalla delegazione del Pd al Parlamento europeo” si siano rivelati “infruttuosi, visto che le posizioni assunte e i voti espressi sono stati i più rigidi nell’esprimere una dura condanna del Qatar su questioni di fondamentale importanza, in particolare sul versante dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori”.
Il candidato alla segreteria, Stefano Bonaccini, avverte: “La questione morale deve essere in testa alle nostre priorità. Chi pensa e agisce al contrario non può far parte del Pd, in nessuna maniera o ruolo”. L’ex ministro Andrea Orlando invita a scovare “i tarli che possono aver scavato questo vero cratere morale”. “Uno schifo”, sintetizza Peppe Provenzano. Sul caso interviene anche il coordinatore di Articolo Uno, Arturo Scotto, che prende le distanze dall’europarlamentare Antonio Panzeri (agli arresti) che ha militato prima nel Pd e poi nel suo partito, parlando di tradimento: “E stato sospeso e depennato dall’anagrafe degli iscritti”, dice Scotto. Lo abbiamo fatto subito e senza esitazione. Quanto è accaduto ci ripugna e ci sconvolge: il suo si configura come un vero e proprio tradimento dei nostri valori e della nostra idea di politica”, “ci sentiamo parte lesa”. Orlando venerdì sarà a Milano con altri esponenti della sinistra dem e Scotto per rilanciare uno dei suoi cavalli di battaglia nel dibattito sulla costituente del Pd: il lavoro. L’ex ministro è tra i pochi a non essersi ancora ufficialmente schierato per un candidato alla leadership democratica, ma in molti scommettono che alla fine tutta quell’area, da Goffredo Bettini a Provenzano, opterà per Elly Schlein. Dall’altra parte, il suo principale competitor, Stefano Bonaccini, ha portato dalla sua parte gran parte dei big, oltre che molti sindaci.
Sulle correnti la sua posizione non è tranchant come quella di Schlein: “Il tema non è tanto la loro demonizzazione” perché “sarebbe impensabile che un grande partito sia fatto da un monolite di pensiero. Il problema è se le correnti diventano elementi di divisione”, oppure se alimentano un meccanismo “per cui vengono premiati i fedeli al capo corrente di turno piuttosto che i meritevoli”, afferma. Una posizione molto differente da quella della deputata neo tesserata Pd, che solo qualche giorno fa aveva sostenuto la necessità di superare le correnti. “L’importante è sentirsi parte di una grande famiglia”, apre però Bonaccini che annuncia: “Se io dovessi prevalere, chiederei una mano a Elly o a Paola De Micheli”.
Roberto Speranza è sconvolto. “Siamo profondamente scossi e increduli davanti alle ricostruzioni di queste ore. Sono enormità che non potevo nemmeno immaginare”. In un’intervista alla Stampa, parla il ministro della e leader di Articolo 1, al quale appartiene Antonio Panzeri. “I fatti che vengono ricostruiti con tanto di flagranza di reato con cui bisogna fare i conti al di là di qualsiasi garantismo – spiega – sono quanto di più lontano ci possa essere da Articolo 1. Che è una piccola comunità di militanza vera, di gente che dedica una vita a tenere aperto un circolo tra mille difficoltà autotassandosi”, oltre 50mila persone “ci hanno dato il loro 2 per mille raccogliendo in un anno gli stessi soldi di cui si parla in queste ore”, 600 mila euro. Speranza esclude che ci siano altre persone di Articolo 1 coinvolte nel Qatargate: “Le risorse che noi prendiamo arrivano dal 2 per mille, dai versamenti dei deputati, 2000 euro ciascuno, e dagli iscritti. Non raccogliamo soldi in altro modo”, non si accettano donazioni da società o fondi. Panzeri “era un parlamentare europeo autorevole con una storia sindacale importante alle spalle. È uscito dal Pd per partecipare alla fondazione di Articolo1. Lo abbiamo seguito nella sua attività istituzionale a Bruxelles. Quando ha smesso, ha confermato la tessera di Articolo 1, senza incarichi gestionali”. Invece un altro coinvolto nell’inchiesta, Davide Zoggia, “non è più in Articolo 1 da molto tempo”. L’ex ministro ritiene si debba “usare la massima fermezza dinanzi alle responsabilità che emergeranno. Spero che la magistratura vada avanti con determinazione perché qui è in gioco la credibilità delle istituzioni europee e delle forze politiche coinvolte”. In questa vicenda “siamo parte lesa”. Intanto, sottolinea Speranza, in Articolo 1 la commissione di garanzia appena sono apparsi gli elementi più gravi ha depennato Panzeri “dall’anagrafe degli iscritti”.
Aggiornato il 14 dicembre 2022 alle ore 16:06