“Mi batterò fino all’ultimo cittadino italiano. Non arretrerò di un passo”. L’ha detto in tempi non sospetti. Ed è stato di parola. Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia, eletto alle ultime elezioni tra tutti i candidati alla Camera che correvano nella ripartizione dell’America centrale e settentrionale, sta portando avanti la prima delle sue battaglie. Ovvero la riapertura dei termini (fino al 31 dicembre 2027) per il riacquisto della cittadinanza italiana.
I dettagli sono stati resi noti ieri, 13 dicembre, nel corso della conferenza organizzata nella sala stampa della Camera dei deputati, a cui hanno preso parte – tra gli altri – Tommaso Foti, presidente del Gruppo parlamentare FdI alla Camera dei deputati, Giangiacomo Calovini, capogruppo FdI in Commissione Affari esteri e Massimo Veccia, presidente Business Care Usa. Non è potuto essere presente Giulio Tremonti, presidente della Commissione Affari esteri di Fratelli d’Italia, che in un messaggio scritto ha detto: “Il riacquisto della cittadinanza italiana è giusto e sentito. La proposta di legge è importante in termini politici, sociali ed economici. Consente di valorizzare i legami identitari, rafforzando le relazioni tra la cittadinanza italiana e quella residente all’estero”. Un modo, questo, che potrebbe riaprire la frontiera di nuove opportunità, ha aggiunto Tremonti, “per l’economia italiana” sempre più attenta al made in Italy, “quanto per le associazioni italiane attive nel mondo”.
Una missione impossibile, un’ingiustizia andata avanti negli anni. Da qui è iniziato il cammino politico di Andrea Di Giuseppe, imprenditore nato a Roma che da vent’anni ha portato in Florida l’esperienza della sua famiglia nella produzione e nella distribuzione di vetro e pavimenti e rivestimenti di alta qualità. Ma tenendo sempre un occhio attento alla comunità italiana all’estero, alle nostre eccellenze e alle sue peculiarità.
Andrea Di Giuseppe ha spiegato che per decenni è stato perpetrato un sopruso, ovvero la perdita – per i cittadini nati nel nostro Paese – del loro passaporto. Adesso, invece, ecco un nuovo punto di partenza, per poter cancellare un errore ripetuto nel passato. Il progetto di legge, come detto, stabilisce entro il 31 dicembre 2027 il nuovo termine per il riacquisto della cittadinanza italiana per chi ha dovuto rinunciarvi. Ovvero per chi acquistava, spontaneamente, la cittadinanza straniera e stabiliva all’estero la residenza. La perdita di cittadinanza, così, si rifletteva anche sui figli che dovevano, a loro volta, scegliere quale cittadinanza ottenere. Con l’articolo 17 della legge 5 febbraio del 1992 il legislatore ha introdotto il termine di due anni per il riacquisto della cittadinanza, creando “una discrasia”, ha sottolineato Di Giuseppe, tra chi nasceva dopo il 15 agosto 1992 e chi aveva la possibilità di richiederla solo dopo un tempo determinato. Per risolvere la questione, i termini con una nuova legge sono stati prorogati fino al 1995. Successivamente, il termine è stato esteso per l’acquisto della cittadinanza italiana. Poi più nulla.
“L’obiettivo della proposta – ha spiegato Di Giuseppe – è quello di permettere agli italiani che hanno preso la nuova cittadinanza prima del 1992 e che non sono riusciti a riottenere la cittadinanza italiana, anche in considerazione del fatto che negli anni Novanta gli strumenti di comunicazione erano meno efficienti di quelli attuali. A distanza di 25 anni dalla chiusura dell’ultimo termine per il riacquisto, ho ritenuto indispensabile battermi per questa cosa”.
Con questa proposta di legge, insomma, ci sono dei benefici evidentissimi: apertura con il mercato all’estero per valorizzare il made in Italy e rafforzare i rapporti con tutte le comunità italiane nel mondo, solo per citarne alcuni.
“FdI è al Governo da un mese e mezzo – ha proseguito Di Giuseppe – personalmente, ho la fortuna di avere due programmi: uno italiano e uno dei cittadini all’estero, visto che sono l’unico parlamentare di FdI al mondo. Avverto tutta questa responsabilità, perché sento nelle corde le esigenze della comunità di italiani. Una comunità dimenticata negli ultimi decenni e che deve essere – e sarà – un valore, di esperienza e d’organizzazione. Il made in Italy – ha rimarcato – lo fa qualcuno, non cade dal cielo”.
Andrea Di Giuseppe, in più, ha puntualizzato: “C’è un’altra Italia all’estero, che può essere di supporto alla nostra Patria. Inoltre, sono lieto di annunciare che non solo ho fatto questa proposta di legge, ma ho presentato un emendamento che avrà una buona possibilità di vedere la luce già in questa legge finanziaria. Ciò significa molto per le comunità italiane all’estero. L’emendamento è un passo enorme per velocizzare il tutto”.
Non è mancato poi un passaggio emozionale. La lettera ricevuta un anno e mezzo fa da un italiano, un tenente di Vascello ultranovantenne. Una carriera pluridecorata, poi il congedo e la vita in Florida. Eppure, non ha potuto ottenere la cittadinanza “della Patria per la quale ho combattuto… voglio morire come un italiano, con la mia bandiera, le mie medaglie, il mio berretto”. Chi ha scritto queste parole non c’è più. Ma quel testo, ha ribadito Di Giuseppe, ha rappresentato la “miccia” per iniziare “questa battaglia, perché di questi signori in giro per il mondo ce ne sono tanti. Ho cercato di spiegare ai miei colleghi le ragioni degli italiani all’estero. Il mio compito, come parlamentare eletto all’estero, sarà quella di combattere per i miei elettori”.
Andrea Di Giuseppe, per la cronaca, è stato eletto nel 2021 presidente del Comites-Miami, un anno dopo è stato nominato coordinatore degli Intercomites negli Usa. Per chi non lo sapesse, i Comites sono organi elettivi che rappresentano i membri dell’Aire, i cittadini italiani registrati residenti all’estero, nei rapporti con gli uffici consolari e consentono ai cittadini italiani di partecipare attivamente alle loro comunità. Nel dettaglio, promuovono gli interessi dei residenti locali italiani attraverso iniziative di natura sociale, culturale, educativa e/o caritativa, o che riguardano la formazione professionale, il tempo libero e le attività ricreative.
“Fino a che non mi hanno eletto nel Comites, non conoscevo questa ingiustizia. Quindi l’informazione sul tema è carente. Andando a fondo – ha rivelato – sono emerse tante situazioni, che richiedevano una cosa: cancellare questa situazione. Io sono il famoso il Grillo parlante. Ai miei colleghi, scherzosamente, ho detto che a fine legislatura mi denunceranno per danno biologico. Sono un martello, lo devo essere. I miei stakeholder sono chi mi ha votato per stare qui e portare a casa i risultati. La comunicazione, interna ed esterna, fa parte della mia mission. Perché per lungo tempo – ha terminato – c’è stata una barriera informativa. Per anni, a mio avviso, è mancata l’idea di vedere un’opportunità nella comunità italiana, forse ritenuta un problema, con tutti i soliti cliché”. Da qui la volontà di andare oltre. Come un suo slogan: not me, not we, we all together can do something.
Aggiornato il 14 dicembre 2022 alle ore 15:20