Pd, Ricci non si candida alle primarie e sostiene Bonaccini

Matteo Ricci si ritira e appoggia Stefano Bonaccini. Il sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci del Partito democratico decide di non si candidarsi alle primarie e si pronuncia in favore del presidente dell’Emilia-Romagna. “Lui – ha detto durante una conferenza stampa – ha la sua piattaforma, noi mettiamo a disposizione le nostre idee, il nostro programma in 10 punti, per spostare la barra più a sinistra”. Ma chiede anche di “far andare davvero avanti i sindaci”. Ricci ha ricostruito il suo percorso verso le primarie, fatto di incontri sui territori in tutta Italia, andando a cena dalle famiglie, andando a parlare con i delusi”, l’elaborazione dei dieci punti. “Noi al momento siamo terzi – ha spiegato – e il meccanismo delle primarie non lascia spazi. A Bonaccini ho detto che le primarie a due sono pericolose, perché rischiano di divaricare. Gli ho spiegato i nostri 10 punti, mi ha garantito che allargherà a sinistra con una visione più attinente alle nostre proposte. Lui mi ha cercato e ha voluto discutere con me. Abbiamo bisogno di una guida solida” ha sottolineato, definendo comunque Elly Schlein, l’altra candidata, “una risorsa”. Quanto a un suo coinvolgimento nel futuro assetto del Pd, “non ho chiesto niente, per me si tratta di linea politica e di unità”. Il coordinatore dei sindaci Pd ha parlato anche con il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella: “A lui ho detto che bisogna mandare veramente avanti i sindaci”. Il primo appuntamento è per venerdì prossimo, con una convention a Roma.

Secondo Ricci, pur ritenendo che bisogna mandare avanti il dialogo con M5s, “bisogna pensare prima di tutto a noi”, cioè al nuovo Pd. Per il sindaco di Pesaro, il Pd deve trovare “un’identità politica più chiara e netta e deve avere unità”. Ricci ha proposto di fare le primarie “a gennaio” in modo da eleggere il segretario e poi affrontare le Regionali. “Poi una Costituente con le migliori energie del partito per ridefinirne identità e progetto” in vista delle Europee. Il Pd “deve tornare a essere punto di riferimento per i più deboli, per chi lavora, per chi crea lavoro, per i giovani”. Ricci ha ringraziato Goffredo Bettini, per l’endorsement che gli ha dato, ma anche “per il libro, l’unico che cerca di dare una prospettive alla sinistra”. Quanto alle altre iniziative in campo, ha espresso un giudizio positivo sulla convention dei giorni scorsi lanciata, tra gli altri da Marco Bentivogli e Giorgio Gori, e anche quella del sindaco di Bologna Matteo Lepore. “Sono iniziative di valore, quella di Gori e Bentivogli ha il merito di rimettere al centro il tema del lavoro – ha spiegato – ma rischiano di finire nel tritacarne delle candidature per le primarie e di essere relegate a cose marginali”.

Anche secondo Roberto Gualtieri il nodo del congresso del Pd non deve essere il rapporto con il M5s. Il nodo deve essere l’identità e il programma. Ci sono delle Regionali prima del congresso. Le prossime elezioni sono Europee e sono col proporzionale, quindi ognuno per sé: non si vede perché si deve fare un congresso incentrato sulle alleanze”. Intervenendo a Omnibus, su La7, il sindaco di Roma sostiene che “bisogna fare un congresso che definisca come il Pd possa guidare l’opposizione al governo, difendere il paese, migliorare i provvedimenti che sono inadeguati. Le alleanze? Si fanno meglio se c’è una forte identità, e si fanno tra diversi, se no si sta nello stesso partito, succede in tutta Europa. La confusione è perché ai tempi dell’Ulivo si concepiva l’alleanza come la prima tappa di un partito unico, ma è proprio sbagliato il concetto”.

Gualtieri s’interroga sull’ipotesi scissione. “Ci sono state tante scissioni che non hanno portato molta fortuna a chi le ha fatte, chi lo pensa sbaglia e non andrà da nessuna parte. I leader passano, il Pd c’è e ci sarà come principale partito della sinistra democratica italiana, il Partito del socialismo europeo in Italia, tra i primi partiti al Parlamento europeo. Abbiamo perso le elezioni perché non siamo stati in grado di fare alleanze larghe. La destra ha preso i voti che prende sempre, solo che erano uniti e hanno preso più parlamentari. Certo avremmo pure potuto prendere più voti, sarebbe stato meglio, ma io questa “critica esistenziale” sul Pd non la condivido. I laburisti in Inghilterra stanno quasi al 50 per cento, erano dati per morti due anni fa”.

Gualtieri chi sosterrà alle primarie del Pd? “Bonaccini o Schlein? Li guarderò molto bene. Hanno entrambi punti di forza. Schlein – ha spiegato – sta dicendo molto bene che è necessaria una critica al nostro modello di sviluppo e servono cambiamenti profondi e distributivi di transizione energetica. Questo è fondamentale, ma non devono essere principi declamati in modo movimentista o radicale, ma trasformarsi in capacità di governo. Karl Marx diceva che il comunismo è il momento reale che trasforma le cose esistenti. Ora non è che dobbiamo fare il comunismo, naturalmente, ma è un concetto di filosofia politica, il cambiamento anche profondo e radicale deve essere trasformato in una capacità di mobilitazione della società dal basso e di governo. Il Pd è un partito di governo – ha sottolineato Gualtieri – e deve avere una forte responsabilità, e da questo punto di vista Bonaccini ha una certa solidità. Sono due candidati che esprimono cose giuste e il congresso dovrà tradursi nella capacità del partito di essere un partito che sappia progettare un cambiamento ma in modo credibile. Deve essere un Partito del socialismo europeo, socialista, democratico, aperto alle forze italiane e che sa cambiare il paese e non solo dirlo”.

Aggiornato il 10 dicembre 2022 alle ore 11:23