Regionali nel Lazio, centrodestra: il giorno del candidato

Siamo al giro di boa. Il centrodestra, per quanto riguarda le Regionali in programma nel Lazio, ufficializza la candidatura per la presidenza. Il giorno è il 15 dicembre, in occasione del decennale di Fratelli d’Italia. L’annuncio è di Giancarlo Righini, capogruppo di FdI alla Pisana. Un momento “per noi celebrativo”, racconta Righini, “alla presenza di Giorgia Meloni e della nostra dirigenza nazionale. Un momento solenne, il migliore per una candidatura così importante e prestigiosa, che ha l’obiettivo di vincere”.

Questo il fatto. C’è poi il contorno, ovvero il detto e non detto. All’interno del centrodestra qualcuno fa notare: “C’è stato un lungo travaglio, non è una cosa buona. Bisogna vedere cosa succederà. La partita è molto aperta: speriamo bene”. Una riflessione, questa, che prende corpo nelle ore successive al successo elettorale delle Politiche messo in cascina dalla coalizione trainata dall’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Subito è chiaro che la scelta del candidato è interna a Fratelli d’Italia. Dopotutto, in Sicilia trionfa Renato Schifani (Forza Italia) e in Lombardia la volata è per Attilio Fontana della Lega. Quindi, l’ultima parola è in mano alla leader di FdI. Immediatamente, c’è chi suggerisce che il candidato prescelto debba emergere dopo un summit con gli alleati. Perché i buoni rapporti sono sempre graditi. Poi, però, individuare una personalità ad hoc non è così facile. Anche se il principio di massima è uno: il profilo condiviso deve essere quello di una personalità politica, anche per evitare l’errore commesso con la candidatura di Enrico Michetti per le Amministrative romane (dove la spunta Roberto Gualtieri, timoniere del centrosinistra). Nessun improvvisato, insomma.

E qui parte la corsa. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera in quota FdI, in un’intervista al Messaggero spiega: “Ho sempre dato a Giorgia Meloni la disponibilità a svolgere il ruolo più utile alla causa. Sono stato pronto a fare il candidato sindaco in passato e sono disponibile a fare il candidato governatore, se c’è bisogno di me. Presto ci concentreremo sulla scelta del candidato. Intanto è deciso che il centrodestra andrà compatto e candidati qualificati non ci mancano”. Non mancano i tifosi di Rampelli, che non è uno qualunque, visto che conosce sia la macchina amministrativa che il territorio. Inoltre, gode di una filiera “che funziona a tutti i livelli”. Eppure, il suo nome sembra che stia perdendo quota. Ultimamente, assicura: “Siamo sereni, perché i nomi contano fino a un certo punto, conta il desiderio di cambiare completamente strategia e visione”.

In rialzo, invece, ci sarebbero l’europarlamentare Nicola Procaccini e Paolo Trancassini, deputato e coordinatore regionale di FdI. Quest’ultimo, peraltro, in un’intervista all’Opinione detta la ricetta per il successo del centrodestra: “Oggi siamo pronti all’appuntamento, nella consapevolezza della sua importanza e con la convinzione che sia alla portata”. Oltre al fatto di tornare a parlare “dei problemi dei cittadini”.

Da dietro le quinte, nell’alveo del centrodestra si sottolinea la sottovalutazione di un aspetto. Ovvero che sia mancata nell’immediato l’opportunità di scegliere subito, e bene, il profilo migliore. “Troppa sicurezza, che rasenta quasi la spavalderia” è il commento a margine, mentre le lancette dell’orologio corrono veloci. In più, viene ribadito un tema non di poco conto: guai a far passare il messaggio di un candidato non condiviso in toto. Perché il problema non è tanto vincere, quanto governare una Regione che, dopo il decennio di zingarettismo, non è certo la casetta felice del Mulino Bianco.

La Lega regionale, intanto, incalza: “È necessario fare in fretta, e condividere nel più breve tempo possibile il nome del candidato alla Regione Lazio per il centrodestra. La sfida è aperta, la sinistra è in balia di attriti interni, non è il momento di concedere spazi a nessuno. Sì al dialogo interno alla coalizione, in modo da presentare candidature autorevoli e capaci di scardinare 10 anni di malgoverno targato Pd e Zingaretti”. E qualcuno sibila: “Ormai è tardi”.

Aggiornato il 08 dicembre 2022 alle ore 06:59