
Prosegue il “dibattito” del Partito democratico dalle pagine di Repubblica, che ogni giorno ospita le relative “idee”. Ecco che tocca a Laura Pennacchi, economista, deputata dem, è stata sottosegretario di Stato al Tesoro. Tra l’altro propone: “Per riconquistare una dimensione altamente progettuale, il Pd deve sciogliere nodi lasciati a lungo irrisolti, risalenti addirittura alle sue origini, che hanno dato luogo ad alcuni equivoci di fondo, mai adeguatamente chiariti. Si tratta:
A) la presupposizione tacita che il Pd dovesse essere sostanzialmente un partito moderato, nella convinzione che riformismo sia equivalente a moderatismo e che le elezioni si vincano solo al centro e per questo si debba rassegnarsi al moderatismo, disintermediando e abbandonando i riferimenti sociali tradizionali;
C) l’idea che il Pd, in quanto postidentitario (per questo più attento alla buona amministrazione che non alla costruzione di visioni e di progetti)”.
Se Laura Pennacchi parla (e scrive) come mangia, mangia malissimo. Ma pensano di conservare i consensi rimasti e conquistare di nuovo i perduti con questo tipo di incomprensibili analisi? Per inciso: si sarà notato che dal punto A si passa al punto C. Nessuna omissione. È proprio Pennacchi che “salta” il punto B. Non che sia un problema; semmai il problema è che abbia mantenuto i punti A e C.
Aggiornato il 04 dicembre 2022 alle ore 11:41