
Enrico Letta chiude la porta a Letizia Moratti. Il segretario dimissionario, considerato dai nemici interni il Pinocchio sacrificale, respinge l’offerta avanzata dal Gatto e la Volpe alias Carlo Calenda e Matteo Renzi. “Non c’è un solo motivo al mondo – attacca il segretario dem – per cui il Pd debba candidare Letizia Moratti, ex ministra di Silvio Berlusconi ed ex assessora del leghista Attilio Fontana”, alla guida della Regione Lombardia. Con queste parole Letta ha aperto ieri la segreteria del Pd convocata per fissare i “paletti” del congresso costituente. In pratica, è una chiusura totale a ogni ipotesi d’accordo con il Terzo polo per le Regionali. “È bene ricordare – prosegue Letta – che il Pd in Lombardia è in salute, governa nella stragrande maggioranza dei capoluoghi e a Milano è sopra il 30 per cento”. Inoltre, il segretario dimissionario ricorda che Letizia Moratti “è stata ministra di un governo di centrodestra, vice di Fontana fino all’altro ieri, per noi non è sostenibile” come candidata.
L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando rincara con un tweet. “Stupisce – scrive – la sorpresa per il rifiuto del Pd a sostenere la candidatura di Letizia Moratti. Il fatto che a qualcuno sia venuto in mente di proporlo deve farci però riflettere su quanto lavoro c’è da fare per restituire al Pd un’identità chiara e riconoscibile”. Secondo Orlando, il Pd si deve “caratterizzare come una forza in grado di criticare anche il modello di sviluppo e di farlo con una rinnovata capacità di mettere in campo un’alternativa. Sono d’accordo con la proposta di una svolta a sinistra. Penso che questa sia la strada da seguire e che i numeri del lavoro povero, della precarietà e della crisi ambientale ci dicano che è la direzione necessaria”.
Anche per Roberto Speranza, “la sinistra si salva solo mettendo al centro la questione sociale. Le vite degli italiani: quelli che non ce la fanno da sempre e quelli che nella crisi si sono impoveriti”. L’ex ministro della Salute e leader di Articolo 1, in un’intervista a Repubblica, parla del rinnovamento della sinistra dopo la sconfitta alle elezioni politiche. “Entriamo nella costituente promossa da Enrico Letta e valuteremo passo dopo passo il percorso. Lo ha deciso domenica la direzione. Ma servirà un’operazione di sincerità, un processo straordinario. La sconfitta del 25 settembre è stata troppo dura per pensare di risolverla con una gazebata. Non abbiamo altra scelta. Aggredire sul serio le disuguaglianze. Difendere il lavoro. Batterci per scuola e sanità pubbliche. Immedesimarci nei problemi di chi è alle prese col caro bollette. Essere terribilmente concreti. Ma per farlo davvero come prima cosa non dobbiamo cadere nella trappola della destra”. Secondo l’ex ministro la destra “attaccando le Ong nasconde i problemi reali degli italiani che invece devono essere il cuore della nostra opposizione”. Per la sinistra “serve una svolta. Per me il percorso costituente ha questo senso e non ha un esito scontato – conclude –. Il Pd è nato in un tempo espansivo della globalizzazione, ora siamo in un mondo diverso. Serve un approccio nuovo. Un partito nuovo. Ora spero ci siano le condizioni per realizzare una sinistra di governo all’altezza della sfida”.
Goffredo Bettini, accusato dai dem duri e puri un alfiere del grillismo, viene criticato fuori e dentro il Pd. L’ex deputato, senatore e parlamentare Ue, intervistato dal Corriere della Sera, esclude l’idea di “fare alcun partito con Giuseppe Conte. Il leader del M5s gioca la sua partita. Abbiamo insieme ben governato l’Italia. Ora siamo in una fase totalmente diversa. È il momento dell’autonomia del Pd, di un ritorno alle ragioni della nostra esistenza”. Secondo Bettini, “anche il Terzo polo gioca la sua partita. Particolarmente indirizzata a condizionare il Pd, a fare confusione al suo interno. Il campo dell’opposizione è frammentato. Andrebbe almeno coordinato meglio in Parlamento, ma non mi illudo su atti di generosità, buonsenso, e unitari”.
Il segretario del Pd Enrico Letta propone le primarie a marzo. “Condivido il percorso. Tardi? Non scherziamo!”, spiega Bettini. “La destra ha vinto. Dobbiamo da subito fare opposizione in modo fermo e intelligente. Ma per una ricollocazione del Pd ci vuole il tempo necessario. Non credo che il governo Meloni sia destinato a cadere in pochi mesi”. E su una possibile intesa nel Lazio per le regionali con il Movimento 5 Stelle, Bettini risponde: “Sarebbe naturale avere un’intesa. Nicola Zingaretti ha governato bene con un’alleanza che ha visto il Pd e il M5S protagonisti con convinzione. Innaturale sarebbe rompere e regalare anche il Lazio alla destra. Se si salva l’alleanza larga, si può vincere e certamente si troverà il candidato migliore e più competitivo”.
Aggiornato il 08 novembre 2022 alle ore 15:00