
Nel Pd, ancora stordito per la batosta elettorale del 25 settembre, Enrico Letta delinea, fuori tempo massimo, il “percorso costituente”. Il segretario dimissionario, in un intervento su Repubblica, invoca la nascita di un nuovo Pd, non di un nuovo partito. “Dal 2007, anno di nascita del Partito democratico, tutta la politica italiana è cambiata. Costruire un nuovo Pd – in grado di prendere di queste cesure e agire ancora la voglia di cambiamento è il nostro atto compito. Per tutto questo non basta un congresso ordinario o un semplice avvicendamento di segreteria. Per tutto questo – prosegue – ho costituente per svolgere un servizio completo complesso e faticoso, ma che considera un dovere nei confronti della comunità democratica e del Paese: impostare e governare il cammino, ponendo le basi dell’opposizione al governo di destra estrema guidato da Giorgia Meloni”. Da oggi, spiega Letta, si apre il percorso congressuale costituente che porterà alla nascita del nuovo Pd e alla scelta della leadership.
“Abbiamo deciso di cambiare le nostre regole interne – continua – per rendere possibile a tutti gli aderenti di esserne parte attiva, sia per candidarsi a far parte degli organismi dirigenti sia per essere eletti. L’appello è rivolto non solo a quanti sono iscritti e militanti del Pd, ma a tutti quelli che nelle ultime settimane vogliono aderire al percorso costituente Abbiamo, tutti insieme, deciso di andare nella direzione di un processo aperto e portatore di una forte discontinuità”. L’opposizione al governo “è il primo terreno su cui si misura la costruzione del nuovo Pd. Tutti, io per primo, vogliono reagire subito a una destra che ha esordito nel peggior dei modi. L’esempio più drammatico è quanto sta avvenendo in queste ore nel Mediterraneo, con l’esempio da parte del governo Meloni a un utilizzo politico becero e barbaro dei drammi di donne, uomini, bambini inermi”.
Frattanto, il sindaco di Firenze Dario Nardella di metodo. “Io – sostiene in un’intervista al Corriere della Sera – non credo alle autocandidature. Mi candido invece a portare delle idee e dei valori per un nuovo Pd. Dove sarà questo percorso, lo vedremo. Ora quello che serve è una scossa per uscire da questa condizione luttuosa che ci immobilizza”. Secondo Nardella, “in un momento di crisi profonda della sinistra non si può ignorare il fatto che in Italia, come in altri molti Paesi europei, il centrosinistra vince nei territori e perde a livello nazionale. Gli amministratori Pad Vincono perché manifestano cura per le loro comunità, comunità forme innovative di Welfare e sono in prima linea per la salvaguardia ambientale. Il Pd nazionale, invece, è sembrato chiuso e distante dai territori, spesso promotore di politiche ideologiche e non di risposte ai bisogni dei cittadini”. Nardella, tuttavia, spiega di non credere a un partito dei sindaci perché “sarebbe autoreferenziale e corporativo. Credo in un movimento dai sindaci in Italia in Europa per un nuovo modo di fare politica. In Italia, i sindaci democratici hanno tutte le carte per incidere sulle scelte del centrosinistra. E dobbiamo portare a bordo del nuovo Pd anche i tanti sindaci civici che sono riusciti a intercettare le forze sociali ed economiche esterne ai partiti. Il Pd deve spalancare le porte e far entrare aria nuova”.
Aggiornato il 07 novembre 2022 alle ore 16:56