
È ufficiale: l’ex ministra della Pubblica istruzione, ex sindaca di Milano ed ex vicepresidente della Lombardia, nonché storica esponente della Lega, Letizia Moratti, si candida alla presidenza della Regione con Azione-Italia Viva. Già nei giorni scorsi le improvvise dimissioni dagli incarichi ricoperti nella giunta presieduta da Attilio Fontana e la partecipazione alla manifestazione dello scorso 5 novembre a sostegno dell’Ucraina, indetta proprio dal Terzo Polo, aveva attirato l’attenzione dei commentatori, che nella scelta della Moratti avevano intravisto la possibilità di un’adesione formale al movimento di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Le previsioni si sono rivelate esatte. In una nota, l’ex prima cittadina di Milano fa sapere che la collaborazione con il Terzo Polo nasce sostenuta da un’ampia e consolidata rete civica, aperta all’adesione da parte di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e del mondo associativo, con i quali – dice Moratti – di sicuro si avranno interessanti e positivi confronti per la costruzione di una coalizione vincente. Non solo: la candidata alla presidenza della Lombardia definisce il progetto “fortemente orientato ai territori” e “volto a offrire una visione del futuro lombardo e nazionale capace di interpretare i mutamenti in atto e di affrontare le sfide in arrivo”.
Calenda, dal canto suo, si dice convinto della scelta. Appoggiare una persona come Letizia Moratti, che si è distinta per la sua serietà e la sua competenza in un momento drammatico come quello della pandemia, è la cosa migliore da fare, dice il leader del Terzo Polo. Malumori, invece, per la scelta di Moratti sia a sinistra che a destra. Il Partito Democratico – all’interno del quale si fa sempre più strada l’ipotesi di candidare il neo-senatore Carlo Cottarelli – rifiuta di appoggiare l’ex sindaca di Milano e sostiene di non essere disposto ad accettare diktat e imposizioni da parte del Terzo Polo. Con questa scelta, aggiungono i dem lombardi in un comunicato, Calenda si chiama fuori dai giochi, ossia dall’alleanza con il centrosinistra. Il Movimento Cinque Stelle accusa il Terzo Polo di essersi collocato fuori dal campo progressista e di essere ormai diventato un “surrogato della destra”: la scelta di Letizia Moratti lo dimostrerebbe. Secondo i pentastellati, non ci sarebbe più posto nel campo progressista per i calendiani e i renziani. Dello stesso avviso è Sinistra Italiana, che a sua volta lancia la “scomunica” contro il Terzo Polo, accusandolo di essere più interessato a vincere che a fermare l’avanzata delle destre, delle quali è ormai complice. La Lega, dal canto suo, si limita a rivolgere i propri “auguroni” a Letizia Moratti. Certo, è comprensibile che per il Carroccio si tratti di un boccone amaro: perde un pezzo da novanta, una vera e propria “feudataria” in Lombardia. Meno comprensibile la reazione scomposta e del tutto inappropriata delle sinistre, che ancora una volta si accingono a mostrare la loro totale incapacità di competere sul piano pratico, con argomenti che non siano la lotta a un non meglio precisato fascismo di ritorno e con obiettivi che non si riducano a impedire la vittoria dell'altro schieramento, senza avere la più pallida idea di cosa fare in concreto.
Il Partito Democratico e i suoi compari di ultra-sinistra si avviano a una sconfitta drammatica come quella delle Politiche. Il Terzo Polo si sta “destrizzando”? Può darsi. Può essere che un giorno non lontano il Terzo Polo si ritroverà a correre con una Giorgia Meloni liberatasi definitivamente dalle scorie ideologiche e dalle alleanze con forze politiche che hanno fatto della demagogia più becera e inconcludente il loro pane quotidiano. O forse è solo concretezza, è voglia di vincere e di dare il meglio ai cittadini. Forse è solo dare importanza alle capacità e alle idee delle persone, lasciando i derby tra fascisti e comunisti a chi ha tempo ed energie da dedicare a simili quisquilie.
Una cosa è certa: al netto delle opinioni politiche, ha ragione Calenda nel sostenere che Moratti è il meglio che si possa offrire alla Lombardia. Una grande manager, con un curriculum d’eccezione alle spalle e con idee ampiamente condivisibili su temi come il Governo del territorio, l’economia e la sicurezza. Sarebbe stato bello vederla al Quirinale, ma non sarà meno bello vederla al Pirellone: possibilità tutt’altro che remota, se si considera la stima di cui la “Iron Lady” meneghina gode in Lombardia.
Aggiornato il 07 novembre 2022 alle ore 10:02