
Graziano Delrio non gradisce l'ingerenza di Massimo D'Alema sulle scelte del Pd . Nel complesso dibattito interno alla sinistra, l'ex ministro delle Infrastrutture e dei trasporti dei Governi Renzi e Gentiloni , esprime i propri dubbi su un possibile ritorno di fiamma con il Movimento 5 . “C'è una cosa – attacca il senatore dem – nell'invito di D'Alema a riaprire il dialogo con i 5 stelle che proprio non mi convince: nel suo schema esiste un movimento a sinistra, guidato da Giuseppe Conte , che si deve occupare degli ultimi, e un Pd liberalcentristachiamato a fare altro”. Secondo Delrio si tratta di “una visione non solo sbagliata, ma in contrasto con la vocazione di un partito , il nostro, nato con l'ambizione di rappresentare tutti gli strati sociali: i lavoratori, ma anche gli artigiani ei piccoli imprenditori che il lavoro lo creano, chi è fragile economicamente e chi produce ricchezza”.
Intervistato da Repubblica , Delrio risponde bruscamente all'invito di D'Alema a riaprire il dialogo con il M5s . “Io sono favorevole – dice il senatore dem – ma non con la divisione dei compiti tratteggiata da D'Alema: il M5s dalla parte degli ultimi e il noi dei terzultimi. Secondo noi sarebbe stato utile ricomporre l'alleanza del Conte 2, ma – osserva – non è che si può inseguire in eterno. Noi adesso faremo la nostra strada e magari ci rincontreremo più avanti”. Sul posizionamento politico dei cinquestelle , Delrio commenta: “Sono i 5 stelle ad aver sempre sostenuto di non essere né di destra né di sinistra, incarnazione di una forza destinata a scardinare il bipolarismo, che ha originato la grande affermazione di cinque anni fa. Io sto alla definizione che sono dati loro. È un fatto che devono combatteretu sicurezzato battaglie anche di destra quando hanno criminalizzato le Ong o varato i decreti ”.
Anche Enrico Borghi , responsabile politiche per la sicurezza della segreteria del Pd, interviene nel dibattito sulle prospettive del partito. Il senatore, nel filo diretto con gli ascoltatori di Radio Immagina , la web radio dem, è convinto che il problema dell'identità , del profilo, della funzione del Pd non si risolve “con un semplice maquillage, con una sola modifica degli assetti e del vertice sperando che questo da solo risolva il tema del necessario rinnovamento. La sfida lanciata dal segretario Enrico Letta è in fondo questa: un congresso costituente, presto e, soprattutto bene. In queste settimane il Partito democratico dovrà aprirsi, confrontarsi con mondi vicini a noi esterni ma non estranei. È la politica che forgia l'di una forza politica riformista nel mondo contemporaneo , e quale dalla nasce le classi dirigenti che la incarnano. Una destra identitaria e oscurantista s'affaccia al di là dell'Atlantico con un repubblica partitono che negli Stati Uniti assume posizioni sempre più oltranziste e trumpiane e, sull'altra sponda, quella stessa destra vince le elezioni in Svezia e in Israele e governa in Italia. Noi democratici dobbiamo essere all'altezza della sfida”. Secondo Borghi, “il Pd o è partito di popolo come afferma le sue culture fondanti o non è. Invito chi è interessato a partecipare al nostro dibattito. Le porte sono aperte. E sarà un percorso delle elezioni regionali . La Lombardia è stata tradizionale dalla destra. Ecco, costruiamo una grande rete, con le nostre idee, la nostra forza, il nostro progetto, aperta a tutti coloro che lo condividono. Allarghiamo, allarghiamo, perché da soli non si va da nessuna parte”.
Aggiornato il 05 novembre 2022 alle ore 09:22