
Le aspettative erano alte: tutti i garantisti attendevano con ansia le prime mosse del nuovo ministro della Giustizia Carlo Nordio. Come spesso accade, però, la realtà è più amara e porta a cocenti delusioni. Sul decreto legge numero 162 del 31 ottobre 2022 presentato dal nuovo governo Meloni – in tema di riforma del processo penale, rave party ed ergastolo ostativo – si è scritto tanto, con polemiche da parte dei più. Ed è difficile non prendere in considerazione le critiche, più o meno fondate, mosse soprattutto da chi è del settore. Anche perché l’istituto stesso dell’ergastolo ostativo rischia probabilmente di imbattersi in un profilo di incostituzionalità sollevato dalla Corte. Ragione per la quale il nostro Paese è già stato sanzionato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Stessa ragione per cui la Consulta dovrà pronunciarsi il prossimo martedì 8 novembre.
Ma la comprensione delle questioni giuridiche è sempre complessa quindi cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Nel 2019 la Corte Costituzionale, con la sentenza 235, dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4-bis nella parte in cui non prevede che ai detenuti possano essere concessi permessi premio anche in assenza di collaborazione con la giustizia. La stessa Consulta, con l’ordinanza 97 del 15 aprile 2021, aveva accertato l’incostituzionalità dell’ergastolo, ma non l’aveva dichiarata lasciando al Parlamento un anno di tempo per “affrontare la materia” ed elaborare una modifica delle disposizioni di ordinamento penitenziario.
L’anno di tempo è stato abbondantemente superato.
Il decreto legge 162 del 31 ottobre 2022, recepisce una legge già approvata alla Camera ad inizio aprile 2022: legge approvata con 285 sì, un solo voto contrario e 47 astenuti, ovvero i deputati di Italia viva, Enrico Costa di Azione e Fratelli d'Italia. Con motivazioni del tutto opposte.
Ora, ritorniamo alla scadenza del prossimo 8 novembre: tra 5 giorni la Consulta dovrà tornare ad esprimersi sulla questione e questo spiega l’urgenza. E quindi il governo Meloni ha ripreso una legge già approvata alla Camera, ma che non ha votato, per cercare di “tappare il buco”.
Ed in effetti il decreto legge, nella parte inerente la giustizia, sottolinea espressamente che i benefici possono essere concessi ai detenuti anche in assenza di collaborazione con la giustizia.
Ora è bene ricordare che per benefici si intende, a titolo esemplificativo, permessi premio, non stare in isolamento per mesi e poter accedere a corsi di studio o corsi di formazione al lavoro, sempre nell’ambito carcerario della pena da scontare.
Torniamo al decreto legge: pur avendo abolito formalmente la passata “conditio sine qua non”, ovvero la collaborazione per l’accesso ai benefici, sono stati stabiliti altri criteri per garantire il giusto percorso al detenuto. Peccato che questi criteri siano semplicemente inapplicabili. Come fa per esempio il detenuto a fornire “elementi specifici” che consentano di escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o il rischio di ripristino di tali contatti? Se il detenuto è in carcere, è sorvegliato e tutte le sue comunicazioni sono controllate, cosa altro deve dimostrare? Ma soprattutto: come può dimostrarlo?
Il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, nella sua relazione annuale al Senato dello scorso 20 giugno, aveva già segnalato tutte le criticità della legge di aprile, ripresa integralmente dal decreto legge. La stessa appendice della relazione, per chi volesse leggere meno pagine, spiega in maniera chiara tutte le criticità. Criticità che non sono state in nessun modo affrontate.
Che succederà ora? La Consulta si accontenterà di questa nuova forma a discapito della sostanza inalterata, se non addirittura peggiorata?
Il ministro Nordio ha dichiarato “abbiamo accolto l’indicazione della Consulta”, con una norma che “non compromette la sicurezza e la certezza della pena”. Per la serie, un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Un detto popolare recita: fatta la legge trovato l’inganno… Noi speriamo vivamente che per una volta non sia così.
Aggiornato il 03 novembre 2022 alle ore 17:14