Preservare la libertà, applicare le leggi

Il primo provvedimento del governo Meloni, in tema di sicurezza, è stato quello sui rave party, che a prima vista sembrerebbe un fatto positivo perché certamente non sosterrei come legittima l’occupazione illegale di una proprietà, privata o pubblica poco importa, in cui tra l’altro si dice che si compiono diversi reati, ma ad un’analisi più attenta il discorso non regge, per una serie di motivazioni di principio e di diritto. Andiamo alle prime. È giusto sul piano della libertà concreta limitare il diritto delle persone a riunirsi in qualsiasi luogo e per qualsiasi motivazione, ovviamente nel rispetto delle leggi vigenti? La nostra Costituzione, ma ancor prima lo Statuto Albertino, e se volete anche le antiche consuetudini medievali dei comuni, ci dicono di no perché sarebbe un’indebita intromissione nella vita sociale da parte delle autorità civili decidere quali “raduni” siano permessi quali no e in che misura.

Ritengo che la facoltà di organizzare riunioni di qualsiasi genere sia tra quei diritti “naturali”, che in campagna elettorale ed anche prima proprio il centrodestra ci ha spiegato di voler difendere, perché il dato associativo è fondamentale per la realizzazione dell’uomo e dei suoi progetti. La convenienza, la convinzione e in qualche caso la costrizione hanno fatto sì che il genere umano abbia deciso nella notte dei tempi che l’unica maniera per sopravvivere all’insicurezza del suo innato status precario fosse quello di aggregarsi in entità sempre più ampie, dalla famiglia agli stati nazionali, e sarebbe un vulnus alla sua stessa “umanità” far passare l’idea che un governo di qualsiasi ispirazione politica, possa in qualche maniera limitarne o precluderne la facoltà.

Altro tema che questo provvedimento solleva e chi decide quale attività associativa sia permessa o meno? I burocrati in mezze maniche in una grigia stanza d’ufficio? Una assemblea rappresentativa come un Consiglio regionale e/o comunale? Magari una commissione nominata dalla politica convocata appositamente? Una consultazione via internet? Chi? E perché proprio 50 persone come numero massimo? Quale sarebbe l’origine di questo numero? Una elaborata equazione sociale e di quale grado primo, secondo, terzo? Chi l’ha pensata? Sarebbe interessante capire quale sia stato il criterio utilizzato per definirne i contorni. E se poi la si applicasse anche alle confessioni religiose per limitarne i riti di culto? Anche quello alla fede non è un diritto “naturale”?

La facoltà individuale di associazione lo stato lo dovrebbe garantire indistintamente a tutti, d’altronde in tempi di pandemia e Dpcm Covid mi pare che proprio il centrodestra abbia criticato fortemente le misure restrittive che sono state applicate al popolo italiano, e la stessa presidente Giorgia Meloni nel suo discorso in occasione della fiducia abbia chiaramente affermato che il suo governo non avrebbe mai limitato le libertà ed anzi ha prefigurato uno stato con il ruolo, per me certamente auspicabile, di “guardiano notturno” (il “night watchman” di cui scriveva Robert Nozick) che non avrebbe disturbato chi voleva “fare”, tanto efficiente quasi da non avvertirne la presenza. Andiamo ora a due questioni di diritto che vanno meglio definite.

Se qualcuno occupa, contro il volere del legittimo possessore, uno stabile, un bene immobile o uno spazio pubblico lo stesso va sgomberato senza indugi dalle forze dell’ordine, ma non per tutelare la sicurezza del “cittadino” ma la proprietà, diritto naturale, principio costituzionale e presidio di libertà e per farlo bastano le leggi vigenti e non credo che per farlo ci sia bisogno di inventare un nuovo reato molto pesantemente sanzionato. Se inoltre in un luogo qualsiasi, sia pubblico che privato, qualcuno commette un crimine contro la persona o il patrimonio, come spacciare stupefacenti, rubare o compiere qualsiasi violenza contro l’individuo, il soggetto va fermato immediatamente dalle autorità competenti e poi processato secondo il nostro ordinamento, sempre nell’ottica di garantire l’inviolabilità della persona che è un altro diritto umano.

Detto questo poi c’è una motivazione politica di opportunità che andava valutata meglio: e se poi queste restrizioni fossero applicate ai movimenti politici e di opinione? Cosa sarebbe successo ai noti “campi Hobbit”, i raduni organizzati fra il 1977 e il 1981 dal Fronte della gioventù, il movimento giovanile della destra, se i governi di allora li avessero vietati per decreto perché qualche personaggio ambiguo fosse stato trovato con in tasca una rivoltella? E se questa stessa logica fosse applicata, magari domani da un governo ostile al centrodestra, all’altrettanto famoso momento aggregativo “Atreyu” ideato proprio da Giorgia Meloni? Oggi a te domani a me. Ecco perché questo crinale è pericoloso e molto scivoloso. La democrazia non è la coartazione della maggioranza, seppur eletta legittimamente, ma la limitazione del suo potere per la tutela dei diritti di tutti, anche di chi non ci piace e non condivide la nostra visione del mondo.

L’anello del potere è affascinante ma terribile per gli effetti sull’indole umana molto propensa alla sopraffazione, per usare una celebre immagine di Tolkien tanto cara all’ambiente dell’attuale destra, ed è per questo che non ritengo giusta la limitazione delle libertà in questi casi, anche se per motivi che io stesso potrei persino ritenere quasi accettabili. In ogni caso, il tema di fondo a prescindere da chi è il presidente del Consiglio dei ministri, è cosa il governo in generale è autorizzato a fare: una di queste è per esempio applicare le norme per la sicurezza che già ci sono e poi magari scrivere con più chiarezza e soprattutto calma decreti legge che possono avere un grande impatto sulla vita reale delle persone. Infine non sono così sicuro che l’urgenza degli italiani siano i rave party e il reintegro del personale sanitario non vaccinato o le ben più gravi questioni economiche, energetiche e geopolitiche?

Aggiornato il 03 novembre 2022 alle ore 09:48