Pd, “Il mestiere della sinistra” secondo Stefano Fassina

Nella psicoanalisi collettiva legata al dibattito interno al Pd, s’inserisce una riflessione di Stefano Fassina. L’economista, politico ed ex deputato, già dirigente dem, ha dato alle stampe un libro dal titolo impegnativo, Il mestiere della sinistra (Castelvecchi), sul tema della ricostruzione del fronte progressista. Di recente, Fassina ha aderito al “Coordinamento 2050”. Un cantiere di sinistra che non si riconosce nella coalizione di Enrico Letta, pronto a varare un “un polo progressista” a sostengo di Giuseppe Conte e del Movimento 5 stelle.

Secondo Fassina, la guerra della Russia all’Ucraina ha sancito il ritorno della politica. La “fine della Storia”, celebrata nel 1989, era la favola raccontata dai vincitori: la Grande recessione del 2008, la Brexit, l’elezione di Donald Trump e, da ultima, la pandemia hanno dimostrato l’insostenibilità della regolazione liberista dei mercati. Fassina, che ha abbandonato il Pd in polemica antirenziana, sostiene che la sinistra deve curare gli interessi sociali, in un quadro di un atlantismo adulto e un europeismo consapevole: attraverso la centralità della persona, la dignità e la soggettività politica del lavoro, la salvezza del pianeta. In buona sostanza, una sorta di neoumanesimo. A partire da una considerazione: la riconquista del primato della politica sull’economia.

“Con le primarie non cambierà nulla”, sostiene Fassina. Secondo l’ex responsabile Economia e Lavoro del Pd guidato da Pier Luigi Bersani, “le analisi del voto per classi sociali, in particolare i dati di Tecné di Carlo Buttaroni, indicano che il Pd è, da tempo e nettamente, il primo partito tra dirigenti e quadri e rappresenta prevalentemente impiegati e professionisti della cultura, classi medie relativamente garantite, attive e in quiescenza. Alla fine del congresso, tali stakeholders incoroneranno la figura nella quale si riconoscono e che porta avanti i loro interessi: forse più giovane e di sesso diverso dagli ultimi segretari, ma in continuità dietro il cambio estetico”.

Per Fassina, “la manutenzione congressuale, dopo la botta elettorale, potrebbe far maturare un Pd più autonomo e più consapevole dell’interesse nazionale nella sua funzione di garante del vincolo esterno atlantico ed europeo e un Pd più sensibile agli interessi delle periferie sociali. Sono condizioni necessarie per un’alleanza progressista espansiva con il M5s guidato da Giuseppe Conte. Un’alleanza tra classi sociali complementari, dato che il Movimento è, testa a testa con FdI, il primo partito tra gli operai, mentre stacca tutti gli altri tra precari e disoccupati. Ma va compresa, innanzitutto, la fase”.

Aggiornato il 02 novembre 2022 alle ore 18:16