
C’era da aspettarselo che qualcosa dopo la nascita del Governo Meloni sarebbe successo. I comunisti hanno utilizzato il pretesto di un evento sul capitalismo organizzato all’Università di Roma La Sapienza dalla lista Azione Universitaria, con ospite il giornalista Daniele Capezzone, per fare ciò che gli riesce meglio: occupare.
Dopo gli scontri con la polizia di martedì 25 ottobre che hanno visto coinvolti giovani di collettivi e gruppi appartenenti al sottobosco della sinistra, che protestavano con intenti più o meno gentili, giovedì 27 ottobre si sono dati appuntamento in una assemblea che è stata molto partecipata. E l’intento, visto il numero di persone presenti, con tutta probabilità era chiaro fin dall’inizio. Ciò che va detto è che chi ora porta avanti le sue rivendicazioni nella facoltà occupata in buona parte non è uno studente di Scienze politiche. Quando certi gruppi di sinistra sentono il profumo di una possibile occupazione si fiondano in massa, e con atteggiamenti molto poco democratici pretendono di cambiare il sistema se a loro non piace. Quello che loro chiedono va oltre una questione universitaria, e per certi versi può essere anche condivisibile in alcune tematiche, ma ciò che preoccupa è la modalità con cui il proprio pensiero viene portato avanti. Fosse per loro Daniele Capezzone, non certo un fascista, non dovrebbe entrare in università. Fosse per loro di capitalismo non si potrebbe parlare (nei loro striscioni considerano fascismo e capitalismo allo stesso livello). Fosse per loro determinati temi dovrebbero essere portati avanti senza un consenso popolare.
Ora chiedono le dimissioni della Rettrice Antonella Polimeni. Il problema vero è che queste persone si comportano come se l’università fosse soltanto loro. E difatti, a dimostrazione, appena vengono organizzati eventi di un taglio diverso inizia lo scontro. Sulle questioni del comportamento della polizia nelle mura universitarie si può discutere e bisognerebbe capire cosa è successo, ma viene difficile pensare che ci sia stata una repressione senza un atteggiamento pericoloso da parte di alcuni studenti. Ma il punto centrale resta l’atteggiamento che questi piccoli movimenti e collettivi hanno nei confronti di chi ha un pensiero diverso dal loro. La cosa positiva, se vogliamo trovarla, è la sensazione che i giovani si stiano riappassionando al mondo politico. Spesso con intenti e presupposti poco condivisibili, ma è già un punto. Mentre il mondo avanza, e sarebbe possibile parlare e discutere con pragmatismo andando al cuore dei problemi puntando a risolverli, nel nostro Paese la battaglia è sempre di tipo ideologico. I numerosi problemi legati all’incertezza del futuro dei giovani possono essere affrontati con il dialogo e puntando a riforme serie e strutturate, non all’abbattimento del sistema capitalista e alla nascita di un sistema comunista. Basterebbe conoscere informazioni di base legate al funzionamento di uno Stato e di un sistema economico per affrontare la situazione in maniera diversa. Il Governo Meloni si troverà ad affrontare una questione complicata: la gestione di quel corpo politico che non la vuole.
Per capire meglio la questione basterebbe rovesciarla: cosa sarebbe successo se movimenti di estrema destra avessero occupato l’università?
Aggiornato il 28 ottobre 2022 alle ore 17:17