Pd, Lepore e Nardella rilanciano il “partito dei sindaci”

Nel dibattito sulla crisi del Pd, irrompe il “partito dei sindaci”. Una vecchia formula, nata nel 1993, con la vittoria dei progressisti Francesco Rutelli a Roma, Antonio Bassolino a Napoli, Massimo Cacciari a Venezia e Leoluca Orlando a Palermo. Oggi l’asse dei primi cittadini è guidato Dario Nardella, sindaco di Firenze e Matteo Lepore, sindaco di Bologna. “Siamo noi il volto migliore della sinistra”, dicono i due. L’occasione è dettata da un incontro sull’industria organizzato dalla Fiom Cgil toscana ed emiliana a Castiglione dei Pepoli, sull’Appennino bolognese, a metà strada tra le due città. “Credo sia davvero venuto il momento per noi sindaci di dire la nostra, perché siamo credibili”, sprona Nardella, che è tra i possibili candidati a succedere a Enrico Letta, anche se per il momento non si sbilancia: “Prima c’è da costruire il percorso del congresso”, risponde a chi gli chiede se si candiderà per la segreteria.

Stessa musica da Lepore. “Chiederò a Nardella se si candida”, scherza, anche se non rivela se lo appoggerà nella sua (possibile) candidatura: “Adesso ci occupiamo di montagna, poi ci sarà il tempo per il congresso”. Anche se come il collega al di là dell’Appennino ritiene che “i sindaci possano avere un ruolo decisivo per il congresso”. Lui, del resto, un’idea precisa per il partito la lancia, parlando dal palco davanti a una platea di delegati sindacali. “Non avere un partito, in tutto l’arco parlamentare, che metta al centro il lavoro è un problema democratico che oggi ha il nostro Paese”, sottolinea Lepore, che ricorda che “anche nella Prima Repubblica c’erano due partiti che si rifacevano al lavoro, oltre al Pci anche la Dc, perché se non avevano quei valori non prendevano voti. Non può esistere una sinistra senza una critica al modello economico che abbiamo oggi”.

Ma è Nardella a definire meglio cosa intende per “Movimento dei sindaci”. “I sindaci del Pd hanno tutte le carte per prendere la leadership del partito, se non lo fanno ora probabilmente sarà troppo tardi, perché io non credo che il Pd avrà molte altre chance per rilanciarsi. Io credo anche in un movimento europeo dei sindaci di sinistra, che sono la vera alternativa ai sovranismi, io mi propongo assieme agli altri sindacai per guidare questo movimento”.

Tornando al Pd, svicola sulla sua candidatura (“Non è il momento ora di rispondere a questa domanda”) e dice che “ora c’è da costruire il percorso del congresso, parlare di idee e spalancare le porte anche a chi non ha la tessera, come Beppe Sala di Milano, Gaetano Manfredi di Napoli o Carlo Salvemini a Lecce, dobbiamo costruire partito in cui questi sindaci si sentano protagonisti. Se siamo uniti noi sindaci diamo una mano al partito, altrimenti il Pd farà la solita fine”. E Stefano Bonaccini? Nardella usa la diplomazia: “Lo stimo e lo ammiro moltissimo, è un grande amico”.

Aggiornato il 27 ottobre 2022 alle ore 16:02