La “libertà bianca” di Giorgia nei tumulti dei giovani

Regia perfetta per la premier Giorgia Meloni nel giorno della fiducia alla Camera. Nulla è mancato, neppure l’eco degli scontri all’Università La Sapienza di Roma con il profilo glaciale dei manganelli e le cariche della polizia a suggellare il travaso del vecchio passato in un nuovo presente, a chiudere la stagione della tensione in una sorta di pacificazione che più che fare i conti punta alla condivisione e alla tolleranza.

Mentre la Presidente del Consiglio pronunciava il suo appassionato discorso alla Camera dei Deputati, nel piazzale Aldo Moro i collettivi studenteschi marciavano contro il popolo avversario riunito alla Facoltà di Giurisprudenza per un Convegno organizzato da Azione Universitaria (unica formazione di destra), a cui erano attesi Daniele Capezzone e il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Roscani. I manifestanti hanno tentato di appendere un cartello “Fuori i fascisti da La Sapienza” e poi fare irruzione nella facoltà, ma sono stati respinti dalla polizia. Bilancio contenuto: un fermato, che brandiva una sbarra, e un paio di contusi.

Prima uscita positiva del neo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha commentato: “La polizia ha fatto in modo che una manifestazione autorizzata potesse svolgersi”. Un passo enorme rispetto a quando le manifestazioni della destra erano demonizzate, caricate e proibite. Ma Giorgia Meloni e la sua “nuova destra di governo” non intendono scontrarsi con le ferite del tempo. Oltretutto lei, la leader che ha rotto “il tetto di cristallo”, è nata nel 1977 e dunque appartiene agli epigoni di una storia di destra e sinistra che resta il sangue e l’anima di questa “democrazia nella tempesta”.

Giorgia i giovani li conosce, conosce le sezioni da cui viene, quella storica di Colle Oppio, conosce la piazza, ma punta al futuro. Il suo “manifesto programmatico” mira al merito, alla formazione, ai valori, senza cancellare la militanza: “Penso di conoscere più di altri l’universo dell’impegno giovanile – ha detto nel suo discorso - . Una meravigliosa palestra di vita per i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dalle idee politiche che sceglieranno di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo. Mi torneranno inevitabilmente alla memoria le mille manifestazioni a cui ho partecipato con tanta passione. Senza mai prendere ordini da alcuno”. Coup de theatre, questo della neo premier. Praticamente una sorta di benedizione, di benevolenza verso la protesta, che diventa condivisa e istituzionalizzata. D’altro canto Giorgia Meloni non è la personalità con cui fare i conti, lo ha detto chiaramente alla Camera, lei “non è mai stata fascista e non ha mai provato simpatie” e considera “le leggi razziali la pagina più buia e vergognosa”.

Più duri i vice e i ministri. Matteo Salvini, vice premier e ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, ha detto che “è inaccettabile che in un’università un gruppo di violenti cerchi di censurare chi la pensa diversamente: auspico parole di condanna inequivocabile anche da sinistra per quanto successo a La Sapienza”. E il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, ha esortato gli studenti “a difendere le proprie idee con la forza della parola e non con la forza dell’aggressività”. “L’Università deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi, ma non scontrarsi fisicamente”, ha precisato anche la Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni.

Giorgia è astuta, ha fiuto e strategia, tutta la sua scalata è un calcolo attento e vincente, per cui non scende nella rissa e non divide, piuttosto punta a padroneggiare il campo anche rivolta alle forze giovanili avversarie, a cui mostra “la sua identificazione”. Anche lei è scesa in piazza, anche lei ha manifestato. Concetto magico per dialogare coi giovani: capire e farsi capire.

Non per questo, però, sfuggano le grandi questioni, lo sbando e gli sballi, il degrado valoriale, soprattutto le problematiche concrete, dal merito alla difficile occupazione. E se la sinistra dagli scranni tace, osserva e attende, ci pensa Giuseppe Conte a dare la stoccata: “Quei manganelli e le cariche della polizia sono inquietanti”, ha polemizzato il leader dei 5 Stelle.

Non si seppellirà la storia e non si farà il futuro solo con buone trovate. Il “fenomeno Meloni” aleggia sulle piaghe e sulle voragini, vola alta, consapevole e determinata ad andare oltre, a cercare un futuro rifondato. Tutto bene, purchè non sia elusione, non sia tattica, non sia compromesso. Se esiste un antifascismo da vincente parata, esiste un antiprogressismo  necessario. La compostezza dei vinti e le lacrime dei patenti siano il rigore e la fiducia nel braccio di ferro che verrà sui diritti, sui principi, sulla declinazione sociale nella triade Dio, Patria e Famiglia.

La prima premier donna ha detto: “Al famoso ‘Siate folli, siate affamati’, di Steve Jobs, io vorrei aggiungere ‘siate liberi’. Perché è nel libero arbitrio la grandezza dell’essere umano”.  Alla evocata “libertà bianca” promessa ai giovani ci affidiamo con speranza.

Aggiornato il 26 ottobre 2022 alle ore 09:38