
Le recenti esternazioni di Silvio Berlusconi in merito alla vicenda bellica e a Vladimir Putin hanno provocato in molti giornalisti, uomini politici e persino politologi di cattedra reazioni che potremmo definire “da manuale”, cioè tese a sottolineare l’inaffidabilità del leader di Forza Italia e a denunciarne la pericolosa dissociazione potenziale dall’intesa europea e atlantica.
Sono dovute passare oltre ventiquattro ore prima che qualcuno, mettendo da parte l’antiberlusconismo di maniera, avanzasse sommessamente l’ipotesi secondo la quale la mossa di Berlusconi poteva forse rivelare una sua possibile strategia personale per tentare di indurre Putin a più miti consigli. Ovviamente, non abbiamo prove di tutto questo, ma l’avere impiegato tanto tempo per pensare a questa ipotesi la dice lunga sulle capacità analitiche di troppi nostri commentatori. Il fatto è che il contesto politico nel quale il possibile tentativo di Berlusconi potrebbe svolgersi è caratterizzato da un generale auspicio, in Italia e in tutto il mondo, che la via diplomatica prenda il sopravvento sulle armi ma nessuno, proprio nessuno, ha mai indicato chi e come dovrebbe farsene carico, se si prescinde dal richiamo all’Onu o al Papa, ossia a due attori il cui potere dissuasivo è pari a zero. Certamente, la stessa diplomazia, quella vera, è sicuramente all’opera ma anche essa, evidentemente, non sta ottenendo alcun successo apprezzabile. L’iniziativa di Berlusconi, se effettiva, potrebbe dunque rappresentare una via originale che potremmo definire di diplomazia individuale aperta e diplomaticamente “scorretta”, tipica del suo modo di fare, ma basata su un rapporto personale che, in passato, aveva dato frutti non banali.
La posizione di Forza Italia, in questo quadro, si colloca su due piani solo apparentemente contraddittori. Da un lato, su quello parlamentare, FI si allinea e approva le risoluzioni ufficiali contro l’invasione e per le sanzioni; dall’altro, il suo leader lancia messaggi pubblici e privati a Putin per fargli capire che una tregua e un eventuale negoziato potrebbero partire da alcune possibili concessioni e non necessariamente da una sconfitta totale. Personalmente, preferirei quest’ultima, se non altro perché agirebbe come forte dissuasione verso altre possibili aggressioni. Tuttavia, va osservato che la stessa azione diplomatica invocata da molti dovrebbe necessariamente e inevitabilmente offrire a Putin qualche concessione poiché, senza, significherebbe chiederne inutilmente la pura e semplice resa incondizionata.
Dunque, lo “scandalo” nei confronti della posizione berlusconiana si fonda unicamente sull’irritazione più superficiale e magari preoccupata per il possibile successo, anche parziale, che essa potrebbe avere assegnando all’odiato avversario un insopportabile prestigio internazionale. Così, in considerazione della situazione sempre più drammatica che stiamo vivendo, invece di incoraggiare l’uomo di Arcore ad agire, anche se di fronte a basse probabilità di un risultato positivo, nove commentatori su dieci non fanno altro che dare aria alla bocca, dimostrando tutta la loro insipiente e, quella sì, dannosa miopia.
Aggiornato il 24 ottobre 2022 alle ore 10:10