I “progressisti” italiani dicono di volere l’alternanza con i conservatori, ma quando questi vincono le elezioni li delegittimano, rifiutando di chiamarli per quel che sono – “conservatori” – e dipingendoli con epiteti degradanti e demonizzanti come “fascisti”, “nazional-populisti”, “ultrareazionari”, la “destra peggiore”, “ultracattolici”, eccetera. Fanno intendere che li legittimerebbero sol che fossero come loro li vorrebbero.
Già definendosi “progressisti”, la vittoria dei conservatori non può che essere per loro un “regresso” e, anzi, un salto indietro nei “secoli bui” della storia. Sono perciò sempre fautori di un pensiero unico “progressista”. Rivelano così, la loro intolleranza, un animo profondamente illiberale e non democratico e, in fondo, ancora giacobino (e per qualcuno neo-stalinista).
Aggiornato il 17 ottobre 2022 alle ore 09:36