
Il pensiero di Giorgia Meloni è chiaro: avanti tutta per un Governo che sia politico, “forte e coeso”. Con un programma chiaro, “un mandato popolare e un presidente politico”. Ma, soprattutto, la strada deve procedere verso un’unica direzione: quella della discontinuità rispetto alle politiche allestite in questi anni dagli Esecutivi “a trazione Pd”.
Il centrodestra non può fermarsi. Non a caso, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, in un’intervista su La Stampa, ricorda che “dopo anni di Esecutivi che governavano senza una maggioranza elettorale, il Paese si è affidato a un governo politico di centrodestra… Credo nella soluzione di un Governo autorevole in ogni casella e da Giorgia Meloni mi aspetto di essere sorpresa”. Non solo: il centrodestra, per Casellati, “ha già governato in passato mostrando coesione e capacità di sintesi. Il programma è unico. Per questo il 25 settembre scorso, gli italiani hanno premiato la nostra coalizione anche per la coerenza e la compattezza con cui si è presentata alle urne. La strada che abbiamo disegnato insieme è chiara e non ammette cambi di rotta, soprattutto in un momento così difficile”.
Contemporaneamente, prosegue il lavoro per individuare le pedine giuste da inserire nei vari ministeri. La discussione nel centrodestra è viva, e non potrebbe essere altrimenti, come ribadito anche in varie occasioni dagli esponenti dell’alleanza. La Lega, anche nell’ottica di guadagnare spazio, chiede un ministero per la Famiglia e la natalità. Lo annuncia il segretario Matteo Salvini in un incontro con i militanti varesini a Saronno. E lo conferma, all’Ansa, il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo: “Con questo Governo si spera di concretizzare i progetti che in Parlamento abbiamo più volte sostenuto, cercando di seguire l’esempio delle politiche del Trentino-Alto Adige, la Regione che ha l’indice di natalità più alto”. In sostanza, la Lega manifesta che “gradirebbe molto” ricoprire il ministero per Affari regionali, autonomia e riforme. Il motivo? “Sarà garanzia di stabilità per il Governo e per il Paese”. Questo il messaggio per i taccuini. Leggendo tra le righe, è chiaro che la Lega deve fare i conti con il suo core business e le sue radici. Parallelamente, non può non prescindere dal fatto che stiamo parlando della seconda forza della coalizione che ha vinto le elezioni del 25 settembre. L’idea del ministero per la Famiglia e la natalità, per certi versi, avrebbe anche un senso, visto che la questione famiglia è un tema peculiare sia nel programma del centrodestra, sia nel quadro politico di Giorgia Meloni, ovvero della figura scelta – dal voto elettorale – per sostituire Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Fondamentale, quindi, sarà trovare una sintesi, mentre dalla Lega – tra le cose – continuerebbero a ripetere “non ci sono veti di alcun tipo su Matteo Salvini, il cui ottimo lavoro ai tempi del Viminale non è in discussione”. Perché, volenti o nolenti, anche questo è un altro dei nodi. Già: Matteo Salvini ministro dell’Interno, sì o no? Per lui, al momento, potrebbero essere valide le ipotesi di un ministero dell’Agricoltura o degli Affari regionali (in quest’ultimo caso proprio per accelerare la riforma sull’autonomia).
Al netto di tutto, la cosa più logica è che Meloni e Salvini parlino di più. Come devono parlare di più, tra loro, anche i guardaspalle dei leader di FdI e Carroccio. Ed è importante che ognuno dei soggetti in campo si fidi l’uno dell’altro. Già questo sarebbe un segnale di discontinuità rispetto al passato. Perché di gente che viaggia in ordine sparso ce ne è già stata fin troppa.
Aggiornato il 07 ottobre 2022 alle ore 21:39