Non per motivi ideologici; non per motivi politici; non per motivi personali; non per motivi generici; non per motivi d’altra specie che non siano quelli giuridici e antropologici: ecco perché; ma si esamini con attenzione la vicenda. Negli ultimi giorni il sostegno di Forza Italia alla candidatura della senatrice forzista Licia Ronzulli a ministro della Salute sta agitando le forze di centrodestra vincitrici dopo l’ultima tornata elettorale: ma perché? Bisogna aver chiaro che l’elettorato ha consegnato la maggioranza delle preferenze al centrodestra in totale e drastica rottura con la linea del Governo Draghi, sui costi delle materie prime, sui rialzi delle bollette e della benzina, e anche sulla fallimentare politica sanitaria di gestione della pandemia (di cui il green pass, i banchi a rotelle e la Dad sono fulgido esempio).
L’elettore moderato e liberale di centrodestra, insomma, ha accordato il proprio “sì” ai partiti di centrodestra per ribadire il proprio “no” alle politiche economiche, industriali, finanziarie e sanitarie dell’ultimo biennio. Se questo non si assume con chiarezza come assioma di tutto, con difficoltà si potrà comprendere l’insieme della questione. La senatrice Licia Ronzulli, durante la gestione draghiana della pandemia, è stata una delle più frizzanti sostenitrici delle draconiane misure adottate per far fronte all’emergenza sanitaria e spesso si è abbandonata a forme di radicalismo sanitario che l’hanno pubblicamente portata a scontrarsi con interlocutori come, per esempio, Enrico Montesano sulla interpretazione dei dati forniti dall’Iss in tema di morti da covid.
Nonostante la posizione di Montesano sia stata poi confermata con il tempo anche da altri come Matteo Bassetti secondo cui il 70 per cento dei positivi ricoverati in ospedale non aveva il C19 o l’11 gennaio 2022 da uno studio della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) che ha rivelato che ben il 34 per cento dei ricoverati positivi in ospedale non aveva il covid, la senatrice Licia Ronzulli – almeno per quanto ci consta – non ha mai pubblicamente fatto marcia indietro sul punto. Ma c’è ben altro, poiché l’elettorato moderato e liberale di centrodestra non soltanto difficilmente tollera i radicalismi e i manicheismi ideologici tipici più che altro di una certa sinistra come quella capitanata dal Pd che da sempre distingue la propria purezza morale dall’altrui presunta immoralità, ma li mal sopporta perfino allorquando provengano da esponenti politici che militano nel centrodestra.
In questo senso ha destato molto stupore – per non dire autentico orrore – la dichiarazione della medesima senatrice Ronzulli secondo la quale chi “non si vaccina è un’irresponsabile, egoista e opportunista. È un parassita che può permettersi di stare in piazza grazie a noi che ci siamo vaccinati e non voglio rischiare, per colpa loro, che introdurranno varianti, di ammalarci noi tutti quanti”. Da queste parole si evince il salto antropologico che la questione pandemica ha disvelato. In primo luogo: bisognerebbe chiarire che è oramai acclarato che il virus circola anche tra i vaccinati e anche a causa di questi ultimi, poiché il vaccino non impedisce il contagio e la cosa è oramai nota da tempo, in quanto risalenti all’estate del 2021 – circa tre mesi prima delle dichiarazioni della Ronzulli – gli studi e le pubblicazioni scientifiche che dimostravano la contagiosità dei completamente vaccinati.
In secondo luogo: la depurazione biologica che le misure anti-pandemiche hanno giustamente tentato di introdurre – sebbene vanificate dalla loro costitutiva impotenza immunitaria – non può giustificare l’insorgere di una forma di purezza morale che si trasforma in meccanismi linguistici e amministrativi (come per esempio, il green pass) di epurazione sociale, come, ahinoi, è invece accaduto.
Ritenere che sia un parassita chi non si vaccina significa riesumare forme di manicheismo socio-antropologiche tipiche dei più efferati regimi totalitari, come la storia ci ha insegnato. In tal senso, tra i tanti esempi possibili, Hannah Arendt ha ben spiegato che “Chruščëv nel 1957 fece preparare una “legge contro i parassiti sociali”, che avrebbe consentito al regime di reintrodurre le deportazioni in massa, di ristabilire il lavoro forzato su vasta scala e – cosa più importante per il dominio totale – di scatenare un’altra fiumana di denunce; perché si pensava che i “parassiti” dovessero essere indicati dalla gente stessa in riunioni di massa”.
La senatrice Ronzulli è consapevole della grave pregnanza delle sue esternazioni? Ha mai percepito l’errore, almeno del livello comunicativo, in cui si è imbattuta? Ha mai sentito il dovere di scusarsi almeno con quella parte di popolazione e di elettorato di centrodestra che invece ben conosce le suddette dinamiche e che magari rientra tra coloro che sono stati definiti come “parassiti”? E si presti lucida attenzione: il problema non si può ridurre alla banalizzazione della sterile dicotomia Sì-vax/No-vax, sia in virtù degli studi di cui sopra s’è detto che disinnescano la logica della predetta contrapposizione, sia perché – piaccia o meno, lo si comprenda o meno, lo si accetti o meno – i cosiddetti No-vax godono, in quanto persone (e il principio personalistico illumina l’intera struttura della nostra carta costituzionale), degli stessi diritti fondamentali dei cosiddetti Sì-vax, cominciando dal diritto all’onore e alla reputazione che per essere rispettati esigono che i predetti No-vax non siano etichettati come parassiti e messi alla pubblica gogna, specialmente per colpe (come la diffusione del contagio) che non hanno.
Insomma, e in conclusione, le posizioni della senatrice Ronzulli in tema di pandemia sono state smentite da fatti e valori ben precisi senza che la suddetta esponente forzista si sentisse in dovere di correggere il tiro delle proprie dichiarazioni e tale ostinazione è la fonte del profondo malessere di larga parte dell’elettorato e degli eletti del centrodestra dinnanzi alla eventualità che persone con una così diversa sensibilità antropologica-giuridica rispetto all’impalcatura valoriale del centrodestra possano ricoprire incarichi così fondamentali come quella di ministro in genere e ministro della Salute in particolare.
In tale direzione, dunque, cioè sull’impedire senza tentennamenti di alcuna specie che Licia Ronzulli diventi ministro, si gioca una parte iniziale e fondamentale della credibilità del nuovo Governo, specialmente per motivi di rispetto nei confronti di quell’elettorato moderato e liberale che ha prestato il consenso a quella maggioranza che al Governo dovrà a breve accordare la propria fiducia proprio in nome degli elettori.
Aggiornato il 05 ottobre 2022 alle ore 14:51