Meloni e i media de noantri

Giorgia Meloni non deve più essere additata come neofascista ma, semmai come nazional-populista ed essere, semmai, avvicinata a Evita Perón o ad una Margaret Thatcher de noantri. Molto probabilmente è questa la nuova “linea” ed il nuovo “ordine di scuderia” a La7 per i giornalisti-compagni che vi pontificano. Lo si è potuto intendere benissimo sabato sera nel corso del talk show In Onda condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo. I due conduttori, che si erano mostrati insolitamente generosi nel divinare le presunte intenzioni della Meloni, mostravano invece facce imbarazzate e immediatamente interrompevano l’ospite e “andavano in pubblicità” subito dopo che l’ospite stesso osava fare riferimento al presunto “neofascismo” della leader di Fdi. Era molto divertente e istruttivo vedere le loro facce e i loro sguardi davvero imbarazzati.

Il sapientissimo filosofo francese Bernard-Henri Lévy si è visto chiudere il microfono ed essere bruscamente congedato dopo aver pronunciato uno dei suoi soliti anatemi: “Il fascismo non è morto. Avete una probabile primo ministro che in tutta la campagna elettorale ha detto che Mussolini ha fatto cose buone ed è una persona di valore. L’Europa è altro. È dire che Putin e Mussolini non sono come gli altri politici...”. Il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo lo interrompeva facendogli notare, con garbo, i suoi infondati strafalcioni. Ma Bernard-Henri Lévy insisteva.

E allora il suo microfono veniva silenziato, mentre lui continuava a parlare, la sua immagine veniva “sfumata”, e la De Gregorio metteva fine con decisione all’imbarazzo: “Non c’è dubbio. Abbiamo capito quel che vuole dire. Andiamo in pubblicità”. Ma che si aspettava da un radical chic fanatico come BHL? Non c’era da aspettarselo? Forse l’invito a lui è stato inviato prima della “svolta” de La7.

Un trattamento analogo è stato riservato alla giornalista Tonia Mastrobuoni, corrispondente di Repubblica dalla Germania, la quale aveva sostenuto la rilevanza delle ascendenze neofasciste della Meloni e del suo partito. Brusca interruzione e pubblicità anche per lei, che sgranava gli occhi e faceva una faccia esterrefatta, come a chiedersi: “Ma che succede a La7?”. Alla ripresa Cazzullo tirava le somme affermando che la Meloni e il suo partito non andrebbero definiti come neofascisti, ma come nazional-populisti. Nuovo epiteto, nuova vita. Alla via così! In precedenza Massimo Giannini, direttore della Stampa, aveva affermato che la vittoria di Meloni è legittima e deve governare, ma lei resta “un’incognita”: l’incognita sarebbe – secondo Giannini – se la leader di FdI “si rivelerà una Evita Melón o una Margaret Thatcher de noantri” – ha scandito con la sua solita aria e la sua barbetta di chi la sa e la vede più lunga di tutti. Povera Stampa! Povero Corriere! Povero giornalismo “de noantri”!

Aggiornato il 04 ottobre 2022 alle ore 10:33