Votare o non votare? Ritengo che in linea di principio e in memoria delle storiche tortuosità attraversate per ottenere il suffragio universale – semplificando molto il 2 giugno 1946 – si debba votare. Ma osservando e vivendo la sconfortante “parabola sociologica discendente” o meglio “l’agonia sociologica”, che la nostra società sta percorrendo, alcuni dubbi mi sorgono.
Votare? Sì. Ma il voto di una società, oggi prevalentemente inconsapevole dei suoi “gesti”, mi pone imbarazzanti interrogativi proprio sul “valore” attuale del “suffragio universale”. Potrà sembrare sovversiva e antistorica questa mia considerazione, ma a una semplice analisi del contesto sociologico attuale rimane faticoso accettare che una cospicua parte della società, predisposta alla manipolazione di massa, possa scegliere con consapevolezza chi governerà per il bene della propria Nazione, realizzando così una corruzione del solenne suffragio universale.
La maggior parte degli attori politici evocano, in modo martellante, “un voto di coscienza”, ma sperare che tutti gli elettori abbiano “coscienza” del proprio gesto alle urne in funzione di un bene generale, è attualmente utopistico e anche irragionevole. Il commercio del voto è uno degli aspetti che spaccano la “Coscienza dalla Ragione”, lasciando spazio ad un minimale opportunismo privo di un dignitoso orizzonte. Mi riferisco a quanto espresso anche da Stefania Craxi e da alcuni audaci leader politici, i quali ritengono il deprimente ed anti-etico Reddito di cittadinanza – così come è impostato ed erogato – il più colossale voto di scambio della Storia, anche perché organizzato con i denari pubblici. Ma una campagna elettorale fatta sulla promessa di una sua proroga, se farà afferrare voti, potrà essere l’espressione di una assenza di “coscienza del voto”?
È vero che accordi di scambio di “piaceri” – se mi voti ti trovo lavoro – è sempre esistito ma oggi, con una società con i Valori in agonia, ha raggiunto livelli di immoralità sorprendenti. Anche in questo caso, la massa manipolata crede in ciò che non otterrà mai. E se una esigua parte otterrà qualcosa, sarà una sorta di allucinogeno sociale che annebbierà una visione razionale del futuro, facendo vivere una pseudo-realtà effimera, ma soprattutto non costruttiva. Senza dimenticare chi percepisce il sussidio non parlando italiano e molto spesso non vivendo nemmeno in Italia, quindi un esempio di parassitismo sociale assoluto.
Per quello che le attuali condizioni economiche fanno scorgere, dopo il voto, forse, i cittadini saranno orientati a doversi occupare delle “paure” che li obbligheranno a dimenticare le promesse ricevute, anche perché potrà verificarsi che chi ha promesso non avrà potere. Comunque, la massa sarà terrorizzata dall’ingiustificato aumento del prezzo del gas, dal non giustificato prezzo della benzina e dell’energia elettrica, sarà affranta dall’aumento speculativo del costo del denaro, dei mutui e dei prestiti variabili, solo per citare alcune criticità. E non avrà, come calcolato dai burattinai di Bruxelles, né le capacità, né l’animo per una adeguata reazione.
Come osserva un attento commercialista, Luigino Ambrosini, “se è reale questa condizione economica, ed è reale l’emergenza sociale, basterebbe, come azione momentanea e emergenziale, impedire legalmente il distacco delle utenze a chi non è attualmente nelle condizioni di solvere il pagamento delle bollette, famiglie e aziende, magari programmando il rientro economico con modalità e tempi ragionati”. Va rilevato che una azione di questo genere impedirebbe il grave fallimento psicologico e morale delle famiglie, la chiusura di molte aziende e piccole attività commerciali, evitando la conseguente perdita dei posti di lavoro. Anche se molte attività hanno già chiuso i battenti proprio a causa delle schizofreniche bollette. Ma una società impaurita da una “realtà”, costruita da chi domina, è una società sottomessa, che trasforma il “cittadino in suddito”.
Per concludere questa mia breve riflessione, esamino la manipolazione che viene fatta sulla massa da gruppi di potere che sostengono e sponsorizzano politici con percentuali sotto la soglia minima per essere rappresentati in Parlamento. Senza dubbio politici di mestiere, che prima della campagna elettorale potevano viaggiare su percentuali che forse toccavano il 2 per cento. Ma la sovraesposizione mediatica accanto a partiti politici a due cifre, probabilmente porterà consensi verso questi aspiranti leader di massa, aumentando la loro percentuale di voti. È così è stata coniata quella aberrazione astronomico-geografica che è l’improbabile “terzo polo”. Ma forse chiamarlo terzo schieramento avrebbe irritato altri competitori.
Quindi un sistema, quello del voto, oggi molto più articolato del passato, che purtroppo contamina e confonde una società già gravemente malata, e dove un sano e legittimo astensionismo, sempre più dilagante, non sortirebbe obiettivi utili a un cambiamento. Ricordo solo che la forma di avvicendamento al potere più comune, a livello planetario, è con modalità “colpo di Stato”, anche con le sue variabili mascherate dalla parola Democrazia. Niente di drammatico in molte aree geografiche, considerando che in “Occidente” le dittature non sono state degli “incidenti sociologici” ma delle “necessità sociologiche”. Quindi: votare? Sicuramente sì. Ma magari con la coscienza di compiere un gesto ottenuto con grandi sforzi e fondamentale per la Libertà del proprio Paese.
Aggiornato il 14 settembre 2022 alle ore 09:24