
Coalizzati? Per ora meglio trovarsi da una parte. E fare caciara: perché da soli si fa più rumore. Il dna del cosiddetto terzo polo sta piantando il suo core business. Racimolare il racimolabile e ritagliarsi delle percentuali per il collegio uninominale. La fotografia di facciata è il cosiddetto “grande centro”, buono per tutte le stagioni. Per il futuro si vedrà. Alla fine, domani è un altro giorno.
Intanto c’è il presente, con Carlo Calenda di Azione che alza il livello della bagarre un giorno sì e l’altro pure. Le lancette dell’orologio corrono veloci, la campagna elettorale è ridotta ai minimi termini: questo può essere un bene, perché la noia non è un buon ingrediente per un aperitivo in riva al mare. Meglio chiudere i colloqui prima di subito. Sotto l’ombrellone è difficile aizzare le folle sui massimi sistemi.Tutt’al più, si cattura l’attenzione di qualche ambulante che vende braccialetti in spiaggia.
Dicevamo Calenda. Che su Twitter scalpita: “Se la risposta sarà No – intanto arrivi una risposta, che l’aspettiamo da tanto tempo – allora, caro Enrico Letta, la responsabilità della rottura sarà interamente tua e noi andremo a combattere a viso aperto con una proposta di Governo credibile, nel proporzionale, per bloccare l’avanzata della Meloni”. E continua: “Io voglio sapere se (le condizioni di Azione e Più Europa) gli sembrano assurde o no. A me sembrano il minimo sindacale per non mettere insieme una accozzaglia piena di idee diverse, totalmente incoerente e di scarsa qualità. Esiste una profonda differenza tra alleanza e sottomissione. Nel primo caso si discute e si trova un compromesso, nel secondo… non saprei dire. Non appartiene alla nostra cultura”.
Insomma, Enrico Letta – nonostante le fatiche dei pontieri, che sudano le sette camicie per allestire la tavola – rischia di trovarsi con il cerino in mano. Il Terzo polo di disturbo sta gettando l’esca per vedere chi abbocca. E Matteo Renzi, in tal senso, alimenta il fuoco nel braciere: “Ho fatto di tutto perché il Pd smettesse di essere il partito delle tasse. Lo scontro tra noi e il Pd oggi sta nelle idee, non sui seggi. Per questo noi lavoriamo a un terzo polo, diverso dalla destra sovranista e dalla sinistra delle tasse. Che parli di lavoro e non di assistenzialismo. Di giustizia e non di giustizialismo. Di ambiente e non di ideologia. Di infrastrutture e non di veti. Di diritti e non di slogan”. L’ex premier, nella sua e-news, non si ferma: “Andare da soli contro tutti è difficile. Noi puntiamo a prendere il 5 per cento: il vero voto utile è mandare gente competente in Parlamento. E se insieme a noi ci saranno altre forze pronte a costruire davvero un terzo polo attrattivo e coinvolgente, saremo felici di lavorare insieme”.
Molta confusione e tanto Impegno civico, proprio come il soggetto politico presentato da Luigi Di Maio: “Chi fece cadere il Governo sono estremisti. Lasciamo a loro le ironie e i veti, la nostra risposta è unità”. Nel simbolo c’è pure un’ape: “Quando scompariranno le api scomparirà l’umanità. Metterle nel simbolo, vuol dire mettere al centro l’ambiente, la lotta al cambio climatico”. Solite storie, vecchio minestrone. Tertium non datur. Letta continua?
Aggiornato il 01 agosto 2022 alle ore 16:54