Elezioni: un’alluvione di non voto

Come già anticipato su L’Opinione, comunque vada – a meno di miracoli o altri fenomeni paranormali, come l’ennesimo salvatore della Patria pro tempore e pro domo sua – il prossimo Governo sarà figlio di una casta partitocratica. E quindi produrrà nuovi danni al Paese e alla stessa politica. Con zombie etico-politici, come quelli che si stanno di nuovo aggirando sopra eroi e tombe a caccia di carne fresca, dove potremo andare?

Forse l’unico argine nel corso delle imminenti elezioni politiche potrebbe essere quello di una crescita alluvionale del non voto fino al punto in cui i partitocrati – più o meno servi della propria pancia o del proprio Vladimir Putin di riferimento – non potranno più fare finta di nulla. Purtroppo, è poca cosa. E se la sola speranza è questa, siamo ridotti male. Intanto perché, con tutto il rispetto, non si vedono all’orizzonte premier o ministri capaci di uscire dalle emergenze e di ricondurci verso la dignità. Poi, perché al solito si ripeterà la catastrofica perenne vicenda delle congiure di Palazzo, con guerre civili tra i partiti vincenti, mentre i perdenti si daranno al consueto cannibalismo, ovvero alla sola e suprema attività politica che i partitocrati – e la sempre più bieca informazione pubblica e dei social – sanno fare bene: demolire i loro avversari (e pazienza se con le bombe che voleranno sui talk-show le prime vittime saremo noi tutti). Nel frattempo, Putin dice che “la Storia sta cambiando, nel futuro vinceranno e si arricchiranno solo gli Stati sovrani”, là dove per “sovrano” si intende il tiranno di turno. Per giunta, Sergej Lavrov aggiunge che l’invasione dell’Ucraina non si limiterà al Donbass. Chi non ragiona con i piedi (per giunta del nemico), lo sapeva già.

NON È STATO BRUTO AD ACCOLTELLARE CESARE

Mercoledì 20 luglio abbiamo assistito a una farsa o a un film noir che si potrebbe intitolare “Le spergiure di Palazzo in corso Rinascimento”. In realtà, è stata una congiura ben diversa da quella guidata da Bruto e Cassio, intanto perché Cesare era rappresentato da tutti gli italiani, saliti per un attimo sul carro trainato da Mario Draghi con il ruolo di dittatori di se stessi. Inoltre, perché nel ruolo dei congiurati e complottisti vi erano al più degli asini, un bove e qualche capra. Il gruppo dei complottardi – per il comportamento assurdo – fa piuttosto pensare a una notizia scientifica di questi giorni, secondo cui alcuni scienziati sono riusciti a controllare il cervello delle mosche. Perché solo un controllo a distanza di cervelli e cuori primitivi può spiegare quello che, per giunta, sarà il tentativo di suicidio del Sansone Partitocrazia e di tutti i filistei (che saremmo noi, stolti elettori da decenni).

Al contrario Bruto, figlio morganatico di Giulio Cesare, persona dotta e allievo amato dai filosofi e oratori (Cicerone e Catone), fu un servitore persino eccessivo della legge e della giustizia, quasi fosse un antesignano dei tetragoni del Pool di Milano e di quella magistratura inflessibile sul ruolo di garante e salvatrice della Repubblica, rappresentata – tra gli altri – da un magistrato con il cognome oggi altamente evocativo di Bruti Liberati.

Quindi, se la storia ricorda la tragedia di un Giulio Cesare e di un Marco Giunio Bruto come un momento fondamentale della politica, qui non abbiamo di fronte un Bruto assassino del suo probabile padre, né un Mario Draghi nel ruolo di Cesare, come i brutini della sinistra paleosaurica lo hanno dipinto, quasi fosse un Hitler-Stalin-Putinino. Dovremo riconsiderare il ruolo di un popolo-massa di cui scriveva José Ortega y Gasset già un secolo fa ne “La ribellione della masse”, anticipato da Georg Wilhelm Friedrich Hegel (“le masse avanzano”, diceva apocalittico) e da un Auguste Comte insolitamente antimaterialista (“senza un nuovo potere spirituale la nostra epoca, che è rivoluzionaria, produrrà una catastrofe”).

Il cesaricida Bruto, prima di suicidarsi, quasi già fosse un personaggio scespiriano, ha detto: “Virtù! Tu non eri altro che un nome, anche se io ti ho adorata come se fossi vera, mentre eri soltanto una schiava della sorte. Dopodiché, si mette in un angolo isolato dove, aiutato da pochi amici, si trafigge con la spada. Invece gli asini potenti che hanno accoltellato il Popolo Cesare, più modestamente produrranno un Governo balneare (che proseguirà, si teme, per altri anni, salvo miracoli, dopo le elezioni). Dalla tragedia siamo scesi alla farsa del v(u)oto a perdere, che produrrà nuovi danni alla politica, all’economia e agli italiani.

Aggiornato il 22 luglio 2022 alle ore 11:20