
Temo, temiamo, ci inducono a temere, temiamo in noi stessi e da noi stessi che il futuro prossimo sarà tenebroso non per il nostro Paese, ma per l’Europa, anzi, per il mondo. Ritengo che il conflitto bellico in Ucraina susciti sospetti di maggiore rilievo futuro; inevitabilmente, è inevitabile, perché se si trattasse di una guerra non da intensificare ormai sarebbe finita, continuarla al medesimo piano odierno è una guerra perduta. Non c’è alternativa, sul piano presente è una guerra perduta, per non esserlo bisognerebbe dilatare l’estensione e l’intensità della guerra. Non inganniamoci. Non precipitiamo in una guerra voluta fingendo di non volerla. Ribadisco, continuando “così” la guerra è a fondo perduto, quindi o vi è una occulta volontà di scavalcarne il grado o è sconsiderato inoltrarci ancora. Se continuerà, il logoramento si sta dimostrando inutile contro la Russia, dannoso per noi.
Quindi, non mascheriamoci: o si mette fine o avremo una guerra di stazza elevata, in Europa di sicuro. La gente percepisce questa dilemmatica situazione, oltretutto perché ha ripercussioni economiche, e per l’orrore dei conflitti di cui vi è tragica memoria o nessuna memoria e nessuna voglia di sperimentarla. Ma non sempre vi è convivenza tra dirigenza politica e società, specie quando la dirigenza politica non proviene da elezioni a suffragio. Bisognerebbe evitare questa anomalia, un personaggio non suffragato è circondato da partiti e uomini che devono rispondere agli elettori, ma potrebbe concepire di fare al di sopra dei partiti rappresentativi, ponendoli in difficoltà con il rispettivo elettorato.
Prima o dopo l’anomalia si rivela esplosiva. È quanto accaduto da noi e credo in altri Paesi accadrà. Da noi in modo vistosissimo. Avevamo un presidente esposto in eccesso a condividere una guerra che la popolazione non condivide con la medesima evidenza partecipante, anche perché teme possa raggiungere gradazione infuocata, esserne coinvolta, danneggiare i nostri interessi, servire interessi nordatlantici. La versione che sia una guerra di Paesi democratici avverso Paesi tirannici o totalitari ha molte, moltissime ritrosie. Mi limito ad una analisi descrittiva, statistica. I partiti, taluni, devono tener conto che non moltissimi auspicano una prosecuzione del conflitto, che non si tenti la pace, meno ancora vorrebbero una partecipazione al conflitto diretta. E allora?
Allora i mesi di dibattito per le nuove gare elettorali devono rendere netta, nitida la determinazione sul futuro della nostra politica internazionale. Non avremo un presidente che non dovendo rendere conto al popolo ritiene di fare l’autistico in campo internazionale. Bisogna precisare visibilmente, se vogliamo continuare “così”, se vogliamo tentare la pace, se vogliamo spropositare la guerra. Lo stesso sulla pandemia. Lo stesso sull’immigrazione. Precisi impegni. E oltretutto non la sciagurata mentalità di una economia di guerra, sacrificale e rinunciatrice, piuttosto di guerra “contro” la rinuncia, la mortificazione, l’ascetismo dei poveri, la virtù di chi sopporta l’inflazione. Lo stoicismo per ingoiare rospi va bene per i fachiri.
Scateniamo le energie, di società conflittuali e di virtù sacrificali ne abbiamo sopportate, questa idea recente ma antichissima che la vita è una campana che batte le ore della morte va annientata. Serve a sopportare la penuria e la segregazione. Al dunque. Le sanzioni intendono contenere le esportazioni cinesi e russe e favorire le esportazioni statunitensi privandole di concorrenza? Ma servono anche a noi? Se sanzioniamo Russia e Cina è possibile che involontariamente favoriamo aree economiche alternative addirittura aiutandole giacché si sostengono tra di esse per reagire alle nostre sanzioni? Se la guerra in Ucraina al modo presente è vacua e dolorosa, siamo dell’idea di ingigantirla o di cessarla?
Può esistere margine di discussione di ogni volontà che proviene dall’Unione europea o dagli Stati Uniti o il nostro governo è nazionale per modo di dire? La Russia e la Cina sono tabuizzate nei secoli, e c’è di meglio in giro, dico per l’economia? Mi limito. Chiarezza. Dover sospettare che dei governanti servano maggiormente altre entità e meno il proprio Paese sconforta. Quando un popolo sente che ha in testa dei patrioti è l’incarnazione di Dio. È un’idea risorgimentale. È esistito il Risorgimento, credetemi! Continuando, l’aumento dei tassi se attenuerà l’inflazione colpirà settori produttivi. Non è il rimedio all’inflazione o reca mali associati. Se inflazione e recessione si avvinceranno la situazione diverrà tormentata.
Qualcuno griderà che se ci fosse ancora l’attuale presidente non avremmo avuto complicazioni; mente, tutto ciò è accaduto con questa presidenza. Dunque? Onestà su di noi non solo polemica tra partiti, del genere: la colpa è tua. E quando diciamo di essere europeisti, atlantisti, e aggiungere: italiani. Altrimenti è come se fossimo stranieri.
Aggiornato il 22 luglio 2022 alle ore 20:01