Ci sono momenti che segnano i destini di un Paese. Uno di questi è stato quando il presidente Mario Draghi si è rivolto al Parlamento per verificare la tenuta del patto di governo chiedendo “siete pronti a riscriverlo?”. Il rumoreggiare dei parlamentari di fronte alla domanda è stato il segnale che qualcosa si era irrimediabilmente rotto. Chissà, forse solo in quel momento il presidente con superpoteri si è reso conto che il finale di partita era già stato scritto.
Poi è andato in onda lo strano copione che si ripete durante ogni crisi di governo, fatto di accuse, offese, urla e vaticini sul futuro che verrà. Un giorno, forse, qualcuno sarà in grado di spiegare quel senso di isterica euforia che pervade le aule parlamentari nei momenti come questo.
“E ora che si fa?” è la domanda ricorrente nelle felpate aule di Montecitorio e di Palazzo Madama. Anche alcuni parlamentari notoriamente poco inclini alle emozioni hanno i muscoli del volto tirati. Matteo Renzi è richiestissimo per il suo fiuto politico, ma nessuno in questo momento possiede la sfera magica. Giuseppe Conte, in quanto non parlamentare, non ha partecipato allo show che è andato in onda e i suoi sembrano ancora più orfani.
Insieme ai leghisti, sono gli unici che all’interno della maggioranza non hanno applaudito il discorso di Draghi. Qualcuno avverte l’assenza di Nicola Morra, il carismatico presidente della Commissione antimafia espulso dal Movimento per non avere votato la fiducia al governo Draghi, che però continua a essere molto apprezzato da numerosi colleghi parlamentari e dalla base grillina.
È proprio nei pentastellati che si intravede il maggior senso di scoramento. Per molti di loro si profila la fine anticipata dell’esperienza parlamentare, vuoi per il calo dei consensi, vuoi per la riduzione del numero dei parlamentari da loro stessi voluta un anno fa e oggi maledetta nelle conversazioni in privato. A qualcuno sfiora il dubbio che i fantomatici “nove punti” presentati a Draghi abbiano fatto il gioco di quella parte della destra che lavorava per le elezioni.
Cerca la battuta un giovane grillino: “Corsi e ricorsi storici, alla fine ci siamo ritrovati insieme a Matteo Salvini”. Ma nessuno ride di fronte a questa affermazione, che tuttavia ben fotografa una fase politica gonfia di contraddizioni e di incertezze. La campagna elettorale agostana inizia, a meno di sorprese imprevedibili (in cui nessuno crede) che consentano di salvare questo ultimo spiraglio di legislatura.
Aggiornato il 22 luglio 2022 alle ore 11:36