Fuga tattica di Draghi dalla “tempesta perfetta”

Mario Draghi è uomo certamente intelligente, colto e scaltro, e ha fatto della sfiducia l’occasione per defilarsi nel momento più opportuno. Si è fatto cacciare. Sapendo d’aver comunque assolto ai suoi doveri verso le borse, i mercati, e certo delle rassicurazioni atlantiche sul suo futuro incarico. Draghi non ha mollato per andare ai giardinetti o al bar, ma perché dalla Segreteria di Stato Usa lo hanno rassicurato sul suo futuro. Del resto Super Mario ha ben chiara la situazione dell’Italia, candidata a un caos amministrativo e contabile entro fine settembre. Chi siederà a Palazzo Chigi in autunno dovrà assumersi la responsabilità d’un drastico taglio delle pensioni, del cuneo fiscale, del prezzo incontrollabile di gas e derivati del petrolio, di bollette proibitive dell’energia elettrica, dell’impossibilità di ridurre l’Iva sui beni di largo consumo, dell’inattuabilità del salario minimo, della drastica riduzione dei posti di lavoro e, soprattutto, degli enormi costi bellici.

Quest’ultimo punto non è certo secondario, perché ad agosto probabilmente l’Italia giocherà il ruolo attivo di base Usa, perché dai vari campi militari partiranno i vettori offensivi verso la Russia. Notizia che parrebbe lanciata a casaccio, se non fosse confortata dall’intervista rilasciata da Henry Kissinger a Bernhard Zand del Der Spiegel: e qui non c’è da urlare alla bufala. L’intervista è del 15 luglio 2022, nella sezione International del magazine, e Bernhard Zand non può certo essere tacciato di complottismo né di non saper fare il proprio lavoro. Certamente le parole di Kissinger non saranno sfuggite a Mario Draghi, che dovrebbe aver colto il senso del discorso dello storico segretario di Stato Usa. Ovvero che gli Usa contano su una tempesta perfetta a metà agosto 2022. Tempesta perfetta, un aforisma anni fa ben chiaro a chi aveva riportato la tragedia del Vietnam nelle sceneggiature di Apocalypse Now come di Full Metal Jacket e Platoon.

Tempesta perfetta tornata a bomba (il termine è esatto e immediato) nelle guerre fatte dagli Usa in Irak, Afghanistan, Libia e ovunque il Pentagono ha creduto giusto dar fuoco alle polveri. Da buon informato, Kissinger ha rivelato che il Pentagono avrebbe già pianificato l’attacco, scelta che innalza bruscamente il livello del conflitto, coinvolgendo irreparabilmente la già debole Unione europea. Ecco che Draghi ha preso al volo il treno per uscire di scena con stile, riversando le colpe della sfiducia sul Parlamento, sui partiti. È lecito ipotizzare stia in gran segreto ringraziando l’incidente di percorso, che permetterà a Draghi di mettersi in salvo dall’imminente baratro. Del resto Kissinger ha implorato Joe Biden di raggiungere un punto d’intesa con Vladimir Putin e, soprattutto, di non aprire altri fronti con la Cina: invitando Biden e soci a fare propria la politica di Richard Nixon nel preservare la stabilità nei rapporti internazionali.

Quindi, chissà quante volte Super Mario avrà ringraziato la Provvidenza d’averlo sollevato dal governo del Paese. Del resto, Mario Draghi è stato nella sua vita solo e soltanto un governatore: governatore di fondi e d’affari, governatore di Bankitalia e della Bce, governatore della colonia Italia. La storia, che lui ben conosce, gli avrà pure narrato dell’infausta fine toccata ai governatori “più lealisti del re”: a tal proposito lo storico Adolphe Thiers aveva raccontato della sorte che incombeva sui legittimisti intransigenti prima e durante la Rivoluzione e dopo la Restaurazione.

Essere rigorosi e intransigenti non è mai salutare nei periodi di profonda instabilità politica. Ma “Draghi è uomo d’affari” suggerisce la buonanima di Francesco Cossiga, quindi di trattativa. Così è andato via ben prima delle due tempeste perfette, quella internazionale e quella italiana: anche se le due tragedie si toccano in molti punti. Non è nemmeno da escludere che questa pantomima della crisi di governo sia stata orchestrata dallo stesso Draghi, e per defilarsi al momento opportuno.

Di fatto, il dimissionario premier ha volutamente inasprito i rapporti con le frange interne poco allineate. Quindi ha lasciato intendere di gradire ampi poteri, ben conscio questo avrebbe portato alla rottura. Ora, l’Italia è divisa tra chi sostiene che dopo Draghi c’è solo il caos, e chi ribatte che anche con Draghi al governo l’Italia è condannata al disastro. Questo perché nessuno sembra abbia il coraggio necessario a interrompere il massacro patrimoniale, reddituale, fiscale e giudiziario degli italiani. Nessun politico sembra abbia il carisma necessario a unire una maggioranza attorno al fine nobile di salvare chi insiste fiscalmente in questo Paese.

Perché il tempo dei proclami è ormai esaurito, oltre ai costi della guerra gli italiani rischiano di perdere tutto per colpa di norme partorite in consessi internazionali: gli stessi che hanno gradito Draghi e che, con una politica pavida e latitante, potrebbero anche partorire Dracula. Questo non è un gioco, anzi lo è per chi a Davos ha parlato di risparmi individuali con “scadenza a tempo” e mettere limiti temporali al possesso d’una casa regolarmente acquistata. I partiti hanno la forza di contrastare questo inesorabile destino o tirano a campicchiare? Il popolo italiano attende una risposta precisa a questa domanda.

Aggiornato il 21 luglio 2022 alle ore 11:36