
“Prima di tutto, grazie”. Il tempo di un saluto, nulla più. Mario Draghi interviene alla Camera dei deputati in un soleggiato giovedì 21 luglio. Poi il passaggio al Quirinale e il confronto con Sergio Mattarella. Infine le dimissioni. Infatti una nota del Colle, letta dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, annuncia: “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto, il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”. Nel pomeriggio il Capo dello Stato annuncia lo scioglimento delle Camere. Si voterà, pertanto, il 25 settembre.
MATTARELLA SCIOGLIE LE CAMERE
“Come è stato ufficialmente comunicato, ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere affinché vengano indette nuove elezioni entro il termine di settanta giorni indicato dalla Costituzione”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione. La discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al Governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza. Questa condizione ha reso inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere”.
“Il Governo ha presentato le dimissioni – ricorda – nel prenderne atto ho ringraziato il Presidente del Consiglio Mario Draghi e i Ministri per l’impegno profuso in questi diciotto mesi. È noto che il Governo, con lo scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni, incontra limitazioni nella sua attività. Dispone, comunque, di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo Governo che sarà determinato dal voto degli elettori. Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese”.
Ancora Mattarella: “Interventi indispensabili, dunque, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale”. A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva – quella della attuazione nei tempi concordati del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno”.
Per concludere, insiste: “Né può essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa. Per queste ragioni mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia”.
L’INTERVENTO DI MARIO DRAGHI
“Certe volte, anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo”. Ancora ci sono le scorie del giorno prima, con una fiducia incassata al Senato con 95 voti (il risultato più basso ottenuto in questa legislatura), all’interno di un clima da redde rationem dove Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle non partecipano al voto (anche se i senatori di Giuseppe Conte, però, garantiscono il numero legale rimanendo in Aula, come “presenti non votanti”).
IL GIORNO PIÙ LUNGO DI DRAGHI
Le larghe intese consegnano il pacco a Mario Draghi. Il non voto di Lega, Forza Italia e M5S sfaldano la maggioranza, dando quello che è, a tutti gli effetti, il colpo di grazia all’Esecutivo capitanano dall’ex governatore della Banca centrale europea. Il premier capisce che questa partita a scacchi prende una piega non a lui congeniale: prima le dimissioni della scorsa settimana respinte da Mattarella. A seguire il Capo dello Stato che cerca di tamponare l’emorragia con la speranza di una ricomposizione del “patto di fiducia”. Così Draghi, nel discorso al Senato, in preda a un impeto di orgoglio si toglie qualche sassolino. Parla di un Paese che necessita di un “Governo forte e coeso. All’Italia serve un nuovo patto di sviluppo concreto e sincero. Partiti, siete pronti a ricostruire questo patto? Siamo qui in quest’Aula solo perché gli italiani lo hanno chiesto”. Non vuole ambiguità Mario Draghi e respinge l’accusa di alcuni senatori di aver chiesto i “pieni poteri”. Il resto è storia. Mentre Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, in una intervista al Corriere della Sera afferma: “Ci sono quelli che si affiderebbero a Draghi, e ci sono altri che rivendicano il primato della politica... Alla fine FdI, dall’opposizione, è stato il partito più corretto nei confronti delle istituzioni e quindi anche di Draghi”. Giorgia Meloni, per Crosetto, è protagonista di “un’opposizione frontale ma seria a differenza dei partiti di maggioranza che si sono mossi nell’ombra per indebolire l’Esecutivo”.
BRUNETTA: ADDIO A FORZA ITALIA
Dopo Mariastella Gelmini anche Renato Brunetta lascia Forza Italia. Quest’ultimo, in un post su Facebook, precisa: “Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Mario Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità. I cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr”. In ultimo, segnala: “Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata”.
Aggiornato il 22 luglio 2022 alle ore 09:42