M5s, Giulia Grillo: “Conte dica sì a fiducia, ma chieda rimpasto”

La pentastelleata Giulia Grillo pronostica una “quasi uscita” dal Governo. “Al 40 per cento”, sottolinea l’ex ministra e deputata del M5s, in un’intervista a Repubblica. Secondo la Grillo, “piuttosto che continuare con questi balletti, fiducia non-fiducia” sarebbe meglio “chiedere un volgare rimpasto e restare”. Giuseppe Conte, dice, “ha fatto bene a non mettere in discussione Luigi Di Maio al ministero degli Esteri, c’è la guerra. Ma è innegabile che il Movimento 5 stelle sia azzoppato” e “se vogliamo contare, non bastano i temi, perché stiamo parlando del potere esecutivo. Solo così possiamo essere certi di poter realizzare le nostre proposte”.

Sull’ipotesi di uscire dall’Aula al Senato sul dl Aiuti, afferma: “Non c’è ancora l’ordine di scuderia, è possibile, ma a me non piacciono queste posizioni ballerine. O si sta al governo, e quindi si vota la fiducia, oppure non si vota. Questo decreto ha oltre 15 miliardi di aiuti alle famiglie, a parere mio non basta il tema del termovalorizzatore per non votarlo”. A suo avviso la possibilità che il M5s strappi è “meno del 50 per cento, se conosco Giuseppe. Diciamo il 40. È vero che le pressioni di tanti parlamentari sono forti, ma lui non è tipo avventato. Peraltro sarebbe poco serio uscire ora, dopo che per due anni abbiamo criticato il Papeete di Matteo Salvini. Ed era il 2019, non la fase storica gravissima che viviamo oggi”.

Per Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera, intervistata dal Corriere della Sera, se i 5 stelle diserteranno l’Aula per non votare fiducia e decreto Aiuti, “sarebbe un passaggio da non sottovalutare, che meriterebbe una riflessione da parte di tutti”. Confida che Giuseppe Conte non rompa, ma se accadesse l’uscita dal governo in un momento così delicato ostacolerebbe l’alleanza. “I punti posti dal M5s sono condivisibili – afferma Serracchiani – e sono già all’attenzione del governo. La prima risposta verrà dall’incontro con i sindacati martedì. Si partirà dai salari così come chiesto anche da noi, con le proposte a cui sta lavorando il ministro Orlando”. Andare avanti o meno senza M5s, riflette, “non è una questione numerica, ma di coesione della maggioranza e di condivisione dell’agenda”.

Sulla possibilità di proseguire sulla strada dell’alleanza col M5s anche in caso di rottura tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, avverte: “Io non penso che questo governo sia un tram da cui si possa scendere a una qualunque fermata. L’uscita in un momento così delicato ostacolerebbe l’alleanza. Noi intendiamo costruire e allargare il campo progressista, tenendo dentro tutti, ma se il M5s rompesse con il governo sarebbe difficile fare finta di niente”.

Aggiornato il 11 luglio 2022 alle ore 13:49