Pnrr, Giovannini: “L’Europa ci sprona, non ci bacchetta”

“Stiamo procedendo, non vedo alcun allarme”. Enrico Giovannini si mostra fiducioso a proposito del percorso del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, in un’intervista a La Stampa, circoscrive i rilievi della Commissione europea rispetto al Pnrr. “Bruxelles – afferma – non ci ha bacchettato. Le raccomandazioni sono in linea con le previsioni del Def. Certo, ci sono dei problemi, ma stiamo procedendo a risolverli e sinora i ritmi sono stati molto sostenuti. C’è un impegno forte che dobbiamo proseguire. Senza sollevare polemiche, ricordo che nel secondo semestre dello scorso anno qualcuno disse che il governo stava mancando gli obiettivi e invece li abbiamo raggiunti”.

Il dibattito acceso sulla Concorrenza? “Non voglio minimizzare – ammette – dico solo che la sintesi finora è stata sempre trovata e non vedo motivo per cui non avvenga anche su questo tema, esattamente come per il Codice degli appalti”. Il suo piano infrastrutture vale 300 miliardi, in dieci anni. “La buona notizia – dice Giovannini – è che di quei 300 miliardi, 230 sono già stati decisi e allocati. Non si possono cancellare. È questo il caso dei progetti del Pnrr, ma anche di altri che abbiamo deciso con la Legge di bilancio 2022. Penso alla linea ferroviaria Adriatica, per esempio. Non si torna indietro”.

Frattanto, Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, spera che “questo flusso di soldi che arriverà con il Pnrr serva per riscrivere la storia del nostro Sud e che non finisca nelle mani dei mafiosi”. La sorella del giudice interviene durante il convegno dal titolo “Il ruolo della finanza nella lotta alla mafia”, all’Auditorium Giorgio Gaber di Milano. Il suo auspicio è che il Pnrr “sia la base per creare sviluppo in Sicilia”. Perché “Giovanni – racconta – diceva sempre che per battere la mafia bisognava farlo nel campo culturale, perché essa stessa è un fatto culturale”. Questo “lo abbiamo fatto – aggiunge – quello che non abbiamo fatto è stato creare uno sviluppo adeguato nel Meridione”. A trent’anni dalla strage di Capaci è tempo di bilanci, e secondo Maria Falcone, “tanto abbiamo fatto e tanto significa avere messo in carcere la maggior parte dei latitanti di Cosa nostra”. E tanto “hanno fatto le forze di polizia che hanno continuato il loro lavoro sotto la spinta della società civile”.

Aggiornato il 25 maggio 2022 alle ore 15:33