
Il giallo delle rivelazioni di Monti
Nei salotti vellutati e silenziosi frequentati dai vertici dello Stato circolerebbero da giorni voci circa un governo Draghi dimissionario entro fine ottobre 2022. Notizia in parte avvalorata dall’editoriale di Mario Monti sul Corriere della Sera (Monti non aveva votato il Def, e questo la dice lunga) che prefigura il tramonto di questo governo. Ma chi o cosa succederebbe all’esecutivo di Super Mario? Non è il momento d’elencare i mancati obiettivi, soprattutto è evidente che l’Italia sia ormai un Paese socialmente destabilizzato, che somiglia troppo alle realtà dell’America latina comode a una certa politica occidentale. Del resto, oggi gli Usa si fidano molto meno della Turchia (che ha votato contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato) nello scacchiere mediterraneo, e sappiamo come l’Italia politicamente acefala fungerebbe da ottima superbase nel Mare Nostrum per Usa e Gran Bretagna.
Poi va aggiunto il carico da novanta: ovvero, la speculazione finanziaria internazionale non fa sconti o dilazioni a babbo morto, quindi non rinuncia certo ai patrimoni immobiliari e ai depositi bancari degli italiani. Così gli italiani, stonati dai tepori dell’estate, non si sono ancora resi conto che si starebbe spalancando una botola sotto i loro piedi. Infatti, Mario Draghi avrebbe chiesto a Joe Biden una sua rapida ricollocazione in ambito internazionale e atlantico, soprattutto lontana dall’Italia, in modo da potersi trasferire in tempo utile con la consorte (i figli sono già sistemati tra Londra e Usa). Super Mario prepara la fuga prima che la catastrofe finanziaria inviluppi l’Italia.
Cospicui e beninformati gruppi d’imprenditori e dirigenti dello Stato a riposo avrebbero già provveduto a vendere immobili e terreni nello Stivale per trasferirsi altrove: prendono i soldi e scappano. Ma cosa sta per succedere? Draghi non ha risolto i problemi italiani, anzi sotto il suo governo si sono incancreniti. Il compito del banchiere non era certo quello di salvare l’Italia, ma di evitare che salisse al potere una coalizione irrispettosa dei grandi investitori internazionali: ovvero forze politiche che avrebbero concesso alle piccole e medie imprese di produrre infrangendo le norme Ue, che avrebbero tolto il limiti al contante, che non avrebbero imposto la moneta elettronica e, soprattutto, avrebbero garantito una pace fiscale e bancaria con condoni tombali e prescrizioni.
È la profezia di Winston Churchill che tornerebbe ad avverarsi, ovvero che alle potenze occidentali è utile che l’Italia sia mantenuta nell’instabilità politico-economica per poterla usare come base di controllo del Mediterraneo. Draghi fugge. Ma non gli subentrerebbe certo Mario Monti. Il professore e senatore a vita non ha certo la stoffa di chi potrebbe tenere a bada i disordini sociali. Così starebbe tornando in auge l’ipotesi lanciata da Marcello Sorgi un annetto fa, circa un governo militare che subentri a Mario Draghi: la scorsa estate aveva scatenato una gragnuola di polemiche, ma oggi avrebbe l’avallo di poteri forti e alta dirigenza di Stato a causa delle tensioni internazionali. Sorgi, a mo’ di Plinio il Vecchio a cospetto del Vesuvio, aveva semplicemente voluto stigmatizzare come gli spazi di trattativa democratica, interclassista e da cuscinetto sociale, siano ormai ridotti al minimo in Italia.
Già le misure anti-pandemiche hanno notevolmente lacerato il rapporto (è una tregua armata) tra classe dirigente e popolo: il “Contratto sociale” è infranto da tempo, e il potere può autorevolmente tornare a sostenere “non mi fido del popolo”. Il timore che in Italia torni il “banditismo sociale” (per dirla alla maniera di Eric J. Hobsbawm), e che la “disubbidienza verso le regole del potere” venga spronata dalla criminalità, starebbe confortando il ritorno all’opzione del militare al governo. L’immaginate un Paese democratico al voto mentre è retto da un regime militare? Non avrebbe forse delle similitudini con il Nicaragua, la Colombia, il Paraguay di Alfredo Stroessner e l’Argentina di Jorge Rafael Videla? La battuta viene facile e non certo felice: si corre il rischio che tanti descamisados si trasformino in desaparecidos.
Non dobbiamo dimenticare che in Italia circa sei milioni di cittadini versano in “povertà irreversibile” per motivi fiscali, giudiziari, amministrativi, bancari. Gli italiani non sarebbero capaci d’insurrezioni, anche se il timore delle rivolte funesta i sonni della classe dirigente italiana da almeno un decennio: gli incubi si sono radicalizzati proprio dopo il governo di Mario Monti. Timori che, quotidianamente, la classe dirigente sussurra nell’orecchio del presidente della Repubblica. Così il presidente Sergio Mattarella è deluso e non si fida di Mario Draghi, ma si sarebbe preso la pausa estiva per valutare un esecutivo rappezzato che conduca l’Italia alle urne. In tanti si domandano se l’Uomo del Colle starebbe optando per un militare, così come certi suggeriscono.
Non dimentichiamo che una parte dei magistrati sono tra i poteri che chiedono misure forti e drastiche: sono proprio quelle toghe contrarie a ogni riforma della magistratura, e che starebbero agitandosi pure contro il referendum sulla giustizia. Un annetto fa Mattarella aveva deciso di far scaldare i muscoli al generale Francesco Paolo Figliuolo (l’alpino commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure emergenziali in tempo di Covid): ma voci di Palazzo confermano che Figliuolo non accetterebbe mai un incarico di governo, e per evitare di trovarsi a dover manipolare pezzi di lava incandescente, pare preferisca scottarsi nella sua Lucania davanti al camino con le castagne.
Vale la pena rammentare che, qualche mese prima del Conte bis, il presidente della Repubblica aveva riunito il “Consiglio Supremo di Difesa”, ovvero un organo costituzionale della Repubblica italiana (riguarda l’esercito) che si convoca per prevenire eventuali rischi d’aggressione popolare a istituzioni e sedi dello Stato: proprio i rischi che oggi l’intelligence tornerebbe a paventare con la caduta del governo Draghi. È inutile e retorico elencare i tanti fenomeni degenerativi nei rapporti tra potere e popolo, che si sono instaurati da quando è venuta meno la mediazione autorevole dei partiti politici. E cosa succederebbe se vi fosse un vuoto di potere esecutivo da ottobre sino a primavera 2023? Secondo alcuni pioverebbe in Italia la Troika europea, ovvero più soggetti (politici, banchieri e militari) delegati dai creditori internazionali e istituzionali a sottrarre beni (patrimoni e risparmi) agli italiani sino al pareggio del debito.
Minaccerebbero d’inserire nella razzia patrimoni privati importanti insieme a quelli pubblici, e alla fine ci sarebbe una mediazione. Insomma, dopo Draghi arriverebbe il tanto annunciato “trattamento alla greca”: ai nostri vicini dell’Ellade hanno tolto porti, isole, noli, scali aeroportuali, villaggi turistici, all’Italia e agli italiani toglierebbero molto di più. È stato calcolato un rapporto uno a cento tra quello sottratto alla Grecia in default e ciò che perderebbe lo Stivale. Davvero peregrina l’ipotesi che possa trovare compiuta applicazione la “Terza Convenzione di Ginevra” del 1949: ovvero l’uso di fornitori di difesa privati (Cpm) che giurano fedeltà al potere piuttosto che alla nazione per far rispettare gli impegni economici internazionali (così capita in Africa e in America Latina). Siamo pur sempre in Europa, e un po’ di buone maniere non si negano mai: anche se va detto che un buon fallimento dell’Italia farebbe deflagrare l’Unione europea, e questo giochetto farebbe comodo anche alle superpotenze come alle multinazionali.
Aggiornato il 17 maggio 2022 alle ore 13:12