Super Giorgia: conservatori all’attacco

Chi, se non Giorgia? S’intende la leader (indiscussa, a dispetto del… genere!) di Fratelli d’Italia, la quasi certa vincitrice nel testa-a-testa elettorale del 2023 con il Partito Democratico di Enrico Letta, e che ben presto sarà verosimilmente chiamata a trovare una formula più universale e meno “targata” rispetto alle sue radici storiche, per dare un contenitore formale al Partito dei Conservatori Italiani (sigla un po’ a rischio, detta così, quest’ultima, perché si scriverebbe “Pci” o “Pdci”, e non sarebbe evidentemente il caso!). Anche se, forse, molto del relativo contenuto rimane da elaborare ideologicamente. Comunque sia, resta di fondamentale importanza per il sistema politico italiano andare a riempire l’enorme vuoto che si è creato al centro dello schieramento, perennemente ormai alla ricerca di una formazione-collagene che, come accadde in passato per i democristiani italiani, i cristiano democratici tedeschi e i gaullisti francesi, vada a costituire una sorta di cerniera, per incardinare soluzioni e alleanze più ampie. Il riferimento dell’usato sicuro potrebbe essere il modello merkeliano tedesco, dove centristi e socialdemocratici hanno costituito negli anni 2000 forti coalizioni riformatrici tra “quasi-nemici”, assicurando grande stabilità politica e ricchezza alla Germania. Oggi, che anche la Francia rischia di nuovo la coabitazione tra la presidenza di Emmanuel Macron e una maggioranza diversa e contraria in Parlamento, si avverte Oltralpe il disastro storico della scomparsa dei Partiti sia di centro che socialisti.

Fatto quest’ultimo che, come è noto, ha aperto enormi spazi alle ali estreme (di destra come di sinistra, laddove quest’ultima potrebbe addirittura avere da qui a due mesi un peso maggioritario all’Assemblea) e ha premiato la protesta, facendole superare vistosamente la maggioranza dei voti espressi al primo turno delle presidenziali. La stessa cosa è accaduta alla Germania del dopo-Angela Merkel, che ha in qualche modo gemellato la sorte della Cdu e di Forza Italia per quanto riguarda la perdita di consensi. Candidarsi, pertanto, a occupare saldamente un ruolo di centro significa risultare attrattivo anche per quei segmenti elettorali di centrosinistra più moderati, in modo da dare concreta soluzione alle formule possibili di Große Koalition. Queste ultime, con ogni probabilità, potrebbero rivelarsi vitali e indispensabili in un futuro prossimo per il progresso del Paese, ai fini di garantire la pace sociale e l’incisività delle riforme attraverso l’allargamento degli orizzonti della responsabilità politica, in modo da minimizzare le rendite di posizione per chi sta all’opposizione. Tale dinamica è da sempre intesa a relegare alle ali estreme le componenti meno compatibili con soluzioni politiche di compromesso, come potrebbero essere un domani la Lega salviniana e i Cinque Stelle di Beppe Grillo-Giuseppe Conte.

Meglio, quindi, provare a tracciare un nuovo perimetro per un Partito autoctono dei Conservatori, partendo dalla grande rivoluzione in atto, che ha subito una forte accelerazione a causa della pandemia prima e della guerra russo-ucraina oggi, relativa alla de-escalation della globalizzazione con il connesso accorciamento delle catene di valore. Coloro che, filosoficamente, hanno come loro ideale la conservazione delle cose migliori del passato, debbono tenere nella massima considerazione gli strumenti del presente, per poi poter individuare (attraverso la profondità degli studi e dell’impegno, come sostiene Georgia Meloni) le soluzioni ottimali per il futuro. Con l’obiettivo di salvaguardare l’ecosistema naturale e, per quanto riguarda la società civile, di rilanciare il Lavoro, riscoprendone i valori fondamentali per la creazione sia della ricchezza che del benessere sociale. L’urgenza primaria, in tal senso, è di abbandonare per sempre le folli politiche dell’helicopter-money (vedi il reddito di cittadinanza) che hanno fatto esplodere la spesa pubblica ben oltre ogni ammissibile compatibilità di bilancio, ampliando a dismisura le riserve dei nullafacenti del popolo dei neet (neither in employment or in education or training: ovvero, persone, soprattutto di giovane età, che non cercano né un impiego, né frequentano una scuola o un corso di formazione/aggiornamento professionale).

Drammatico, in tal senso, è il quadro della situazione descritto da Il Sole 24 Ore, secondo il quale nei prossimi quattro anni, da qui al 2026, si creerà l’offerta di ben 1,5 milioni di posti di lavoro, di cui il 40 per cento è destinata a rimanere inevasa, a causa dei così detti “profili introvabili” per mancanza di lavoratori qualificati. Ora, poiché non potrà essere la sinistra (che ha sposato senza riserve l’economia di mercato, pensando che la crescita illimitata avrebbe cancellato progressivamente la povertà nel mondo) a trovare le risposte da dare alla de-globalizzazione, sarà compito dei neo-conservatori costruire il ponte mancante ma necessario tra passato e futuro. Questo significa, innanzitutto, avere ben chiare almeno due/tre cose. In primis, la messa a punto di un modello operativo su come riportare in Patria le produzioni delocalizzate, costruendo sinergie inedite tra le grandi aziende manifatturiere, orientate all’esportazione di prodotto e le filiere di sostegno delle Pmi, che sono completamente da rivalutare. In secondo luogo, la rivitalizzazione degli immensi tesori semi-sepolti dell’artigianato di qualità e del relativo apprendistato, in modo da collegare molto più saldamente l’aiuto del reddito di avvio al lavoro (in sostituzione di quello di cittadinanza) e del praticantato, a beneficio dell’occupazione giovanile. In questo quadro, si dovrebbe dare il massimo risalto al rilancio all’agricoltura di qualità, attraverso sistemi efficienti e rapidi di finanziamento pubblico/privato delle nuove aziende agricole tecnologicamente avanzate, che occupino per i due terzi manodopera al di sotto dei 35 anni. Inoltre, per prendere in carico la drammatica carenza di quei profili professionali che ricadono in quel 40 per cento di “introvabili” (sia a livello di Istituti Tecnici che di formazione superiore e avanzata), occorre politicamente mettere con forza l’accento sul principio meritocratico, costruendo un sistema di incentivi, con la formula di un pre-salario congruo, per chi scelga facoltà scientifiche impegnative e dottorati di ricerca in Italia o all’estero ad alta densità di know-how, in modo tale da minimizzare le soluzioni di “parcheggio” delle centinaia di migliaia di studenti che scelgano indirizzi con scarse prospettive occupazionali. Che però, in compenso, possiedono un forte appeal mediatico pur essendo fortemente inflazionate, come quelle di Diritto, Scienze della comunicazione, materie letterarie e Psicologia (in quest’ultimo caso, senza un’adeguata e non semplice preparazione psicanalitica).

Infine, un Partito Conservatore che si rispetti, sul tema dell’energia, deve mettere in primo piano il ritorno progressivo alle emissioni-zero dell’energia nucleare, impegnandosi per la costruzione di centrali di ultima generazione, al fine di recuperare l’enorme patrimonio di conoscenze dell’ingegneristica italiana. Idem per i termovalorizzatori e per l’urgente riqualificazione delle grandi periferie degradate dei maggiori centri urbani nazionali. Chi vuole raccogliere la sfida?

Aggiornato il 03 maggio 2022 alle ore 11:32