
L’associazione Pan Assoverdi Salvanatura ha chiesto l’immediata revoca del Premio Ischia di Giornalismo assegnato nel 2011 al giornalista Toni Capuozzo “per le sue posizioni “pro Putin” espresse lunedì 4 aprile durante la trasmissione Quarta Repubblica su Rete4”.
La risposta di Capuozzo non si è fatta attendere: “Sono pronto a restituirlo. Datemi il tempo di ritrovarlo. Dhl va bene? Chiedo solo una piccola rettifica: non erano frasi pro Putin. Pro ricerca della verità, piuttosto. Io sollevo qualche dubbio su quello che è accaduto a Bucha. Mi faccio qualche domanda e voglio ricostruire quello che è accaduto a Bucha. Il 30 marzo i russi si sono ritirati da Bucha, poi il 31 marzo il sindaco di Bucha rilascia un’intervista in cui esprime la propria soddisfazione per il fatto che i russi abbiano finalmente abbandonato il Paese. Il 1° aprile c’è un’altra intervista a “Ucraine 24Tv” ove non c’è menzione dei morti nelle parole del sindaco e Bucha è una città con appena 28mila abitanti ed è possibile che nessuno gli abbia detto che in quel quartiere c’erano decine di morti in strada?”.
Per quanto possa servire alla discussione, noi pensiamo che Toni Capuozzo potrebbe avere torto, perché ci sono delle foto satellitari che documentano la mattanza, pubblicate recentemente dal New York Times (magari c’è una spiegazione). Ma non è questo il punto: dalle Alpi alle Piramidi è in atto una caccia alle streghe finalizzata a silenziare il dissenso. Se per una ricostruzione giornalistica si chiede la restituzione di un premio per indegnità sopravvenuta, qui c’è qualcosa che non torna. C’è dissenso e dissenso e ci sono opinioni e opinioni. E non è la prima volta che accade che un opinionista sia silenziato se sulla guerra non è omologato.
Vale anche in politica: se sostieni Vladimir Putin (magari cambiando idea per sopravvenuti elementi) sei un mostro a vita mentre se sostieni Fidel Castro sei un intellettuale; così come se prendevi i dollari Usa negli anni Ottanta eri schiavo del Capitalismo, mentre se prendevi i rubli dall’Urss eri un baluardo di democrazia. È sempre stato così: questo Paese è democratico solo fino a quando tutti la pensiamo nello stesso ben definito modo. Che si tratti di vaccini, pandemia, guerra o modelli sociali, il cerbero è sempre in agguato, pronto a dispensare patenti di agibilità a chi partecipa al dibattito pubblico. E questa è storia vecchia su cui si potrebbero portare migliaia di esempi a supporto.
Noi ci siamo fatti un’idea diametralmente opposta rispetto a quella espressa da Toni Capuozzo ma non per questo riteniamo lecito soffocare il suo dissenso, tacciandolo di indegnità morale. E ciò vale per Toni Capuozzo come per tutti coloro i quali in Italia subiscono le conseguenze nel nome di un “reato d’opinione” che troppo spesso vige in maniera strisciante in questo Paese a democrazia limitata.
Aggiornato il 08 aprile 2022 alle ore 10:36