
Chi non conosce la città di Utòpia non conosce la Verità! Infatti, il Continente che ha fin dall’età classica ospitato l’Idea di Futuro si è oggi inabissato come l’Atlantide di qualche era fa, e solo a grande profondità se ne scorgono le imponenti vestigia. Fuori metafora: con la fine dell’Urss e della Guerra Fredda ha perduto di senso l’intero Occidente per la scomparsa della figura fondamentale del “Nemico”. E qui, in effetti, non si capisce bene perché gli sia sopravvissuta un’Alleanza difensiva come la Nato, concepita, costituita e foraggiata con migliaia di miliardi di dollari proprio per minacciare quel… Fantasma! Le nostre mura ideologiche erano, in realtà, sottili ed evanescenti come carta velina, dato che eravamo disposti a rinunciare a qualsivoglia progetto rivoluzionario della società (come lo era quello comunista), per incrementare senza freni il nostro benessere materiale, alimentando in noi l’illusione della crescita illimitata (del Pil!). Abbiamo creduto, cioè, esclusivamente nella forza del Denaro deponendo le armi vere! Risultato? Privato del contrafforte del comunismo mondiale, il solo in grado di veicolare un’ideologia totalizzante e globalizzante, che veleggiava ben al disopra delle Nazioni, delle etnie e dei confini giuridici tra Stati, questa parte del mondo che si credeva libero ha contrapposto tra sé e l’Altro il contrafforte molto più agguerrito e armato del Mercantilismo. In tal modo, l’Occidente ha evitato il rischio di collassare su se stesso, avvolgendo come un anaconda il resto del mondo all’interno di questa sua nuovissima tela di ragno dai fili d’acciaio, che per ottanta anni ha ricostituito un contrafforte ancora più robusto di quello che la Storia aveva rimosso.
Ci siamo tirati dietro, quindi, interi Continenti con la nostra rete a strascico fatta di fili intrecciati, sempre più spessi e a prova di taglio, che corrono lungo immense vie d’acqua, di terra e di cielo. Quella Rete è stata realizzata dall’interconnessione (divenuta immateriale e totalizzante con l’avvento della cyber economy) e dall’intreccio globale di flussi di scambio di beni, merci, persone, idee e tecnologie. Così facendo, però, abbiamo divelto e strappato dal fondo marino tutte le residue risorse di Utòpia. Infatti, progressivamente, quel mondo globale ha concentrato enormi energie di rottura in varie aree geografiche, provocando ovunque terremoti politici e socio-economici, in conseguenza dell’aumento vertiginoso, locale e globale, delle disuguaglianze tra have e have-not; tra sempre più ricchi e sempre più poveri. Per 80 anni abbiamo lasciato briglie sciolte ai processi di accumulazione selvaggia e planetaria dei profitti, delocalizzando ovunque nel mondo le nostre industrie inquinanti e ad alta densità di manodopera, ricollocandole laddove esisteva la possibilità di attingere a uno sconfinato serbatoio di lavoro nero e iper-sfruttato, come lo era l’Asia degli anni Novanta. Avevamo creduto, a torto evidentemente, che l’ideologia in carne e ossa del Mercantilismo potesse sostituirsi e far dimenticare quella ben più potente del Comunismo.
E poiché la geopolitica non scherza mai, abbiamo in punta dei piedi (provando a non farci scoprire) ricostituito la vera ideologia che ci contraddistingue: quella della Colonizzazione e della Conquista, non più di territori “fisici” (non ne avevamo oggettivamente più bisogno), ma di semplici luoghi dove fare mining, tirando fuori dalla terra e dal suolo di altri Continenti tutto ciò che ci consentiva di fare globalmente quello che avevamo fatto rozzamente alla luce del sole, impiegando allora cannoniere ed eserciti. Con il Mercantilismo globale, invece, abbiamo ottenuto in maniera soft, dando tutto il potere al Denaro in modo che fosse questo strumento a dare “valore a ogni cosa”, la linfa vitale di cui avevamo bisogno, come materie prime, risorse energetiche, agricoltura (i cui prezzi sono stabiliti all’interno delle nostre cattedrali di Londra e Wall Street), e immigrazione di massa, con centinaia di milioni di nuovi schiavi dissimulati da… migranti. Pensavamo di aver così cancellato quella politica di potenza che tanti guasti aveva provocato qui nel Vecchio Continente, con due Guerre mondiali iniziate e volute da noi. Ci illudevamo di aver inventato il gioco perfetto a somma positiva (in cui tutti i partecipanti ci guadagnano) della Globalizzazione economica.
Credevamo, cioè, che per il solo fatto di partecipare al banchetto comune tutti si sarebbero alleati con noi e avrebbero sposato i nostri valori, la struttura sociale e gli istituti aperti delle Democrazie liberali. Abbiamo così favorito in tutti i modi il Dragone cinese credendo fosse un docile cagnolino di Washington/Bruxelles, incatenando per di più l’Orso russo al nostro Circo Barnum. Anche in questo caso, credevamo di averlo disarmato attaccandogli un enorme tubo digerente che portava da noi tanta energia a buon mercato, estratta dal suo immenso territorio ghiacciato. Ciechi come gattini, non abbiamo preso nessuna seria contromisura quando ci siamo accorti che Cina e Russia accumulavano armamenti e rancore nei nostri confronti. Solo quando Mosca ha deciso che lei era una potenza tellurica e Pechino il suo complementare talassico, solo allora ci siamo accorti che la Storia non era per nulla “morta” ma stava facendo affiorare i suoi vulcani di sempre. Scoperte così le nostre difese fino a far affiorare i nervi dalla pelle, dovendo dare una risposta non verbale sull’aggressione dell’Ucraina, ci siamo inventati con Ursula von der Leyen e con Joe Biden la storia della lotta epocale tra Autocrazie e Democrazie.
Ma, se i nostri (pseudo)valori hanno miseramente fallito e il mondo ci sfugge di mano, come pensiamo di contrastare due potenze imperiali che si richiamano alle loro tradizioni millenarie (gli Zar e il Celeste Impero confuciano) fatte, in un caso, di un grande territorio e, nell’altro, di immense Vie della Seta che hanno già messo solide radici in Continenti, come quello africano e amerindio, che noi abbiamo abbandonato a se stessi? Lo capiamo o no che il confronto, da oggi in poi, si regge sull’iper-leaderismo che contrappone le grandi piattaforme continentali (Russia, Cina, Europa, Africa, America Latina), e sulla capacità di decisione verticale (nel bene come nel male, s’intende) che oggi come ieri ci fa difetto, visto che l’Unione europea è un nano politico-militare mentre gli Usa stanno in una giostra che gira sempre più vorticosamente, tra drammi dell’immigrazione, dell’urbanizzazione e di una guerra civile strisciante Nord-Sud mai veramente terminata dal XVIII secolo in poi? Se avessimo avuto il lume della ragione (e non del portafoglio!), ci saremmo disfatti trenta anni fa della Nato e ci saremmo accontentati di mantenere più o meno intatta la Terra su cui viviamo, e che oggi ci martirizza con tutti i suoi Demoni, come guerre, siccità, povertà, carestie, inquinamento di mari, fiumi, oceani, del suolo e del sottosuolo.
Invece, ci auto-minacciamo per di più con decine di migliaia di testate nucleari, che dieci basterebbero per cancellarci dalla faccia del Pianeta. Prima di elaborare una qualsiasi ideologia del mondo libero, vogliamo chiederci “chi siamo?”. E, soprattutto, come si ridà ai popoli la voce che a loro spetta, facendo discendere seriamente una sorta di iper-potere verso il basso, per far vincere le Democrazie?
Aggiornato il 30 marzo 2022 alle ore 10:43