
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenski, ha parlato in videoconferenza al Parlamento italiano, proprio come aveva già fatto, nei giorni scorsi, al Congresso degli Stati Uniti, al Bundestag tedesco, al Parlamento britannico e al Knesset israeliano. Accolto dai deputati e dai senatori riuniti in seduta comune con un fragoroso applauso in segno di solidarietà col popolo ucraino, è stato introdotto dai presidenti delle Camere, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, i quali hanno espresso vicinanza alla nazione ucraina, ingiustamente ed ingiustificabilmente attaccata dalla Federazione Russa, e ammirazione per il presidente, del quale hanno lodato il coraggio nell’opporsi all’aggressione contro il suo Paese e nel difendere le istituzioni democratiche, condannando al tempo stesso le violenze commesse contro i civili.
Ha poi preso la parola il presidente ucraino, visibilmente provato. “Il nostro popolo – ha ricordato Zelensky – è diventato esercito nel momento in cui si è visto violato nei suoi diritti, quando ha visto il male e la devastazione che il nemico porta con sé, quando ha dovuto fare i conti con la sua crudeltà e la sua sete di sangue. Intervenendo durante una manifestazione per la pace a Firenze ho chiesto di ricordare i bambini che hanno perso la vita, le famiglie distrutte, le case abbandonate, le persone sfollate e costrette a scappare, i morti sepolti nelle fosse comuni in questo conflitto voluto dalla Russia: ebbene quel numero è esponenzialmente cresciuto da allora ed è destinato ad aumentare ogni giorno di più, se non si farà tutto il possibile per fermare questa guerra assurda”.
“I russi – ha proseguito il presidente ucraino – continuano a uccidere e a distruggere senza pietà; continuano a torturare civili, a violentare le donne e a massacrare i bambini; continuano a bombardare e ad assediare città. Alcune di queste, come Mariupol e Kiev, stanno pagando il prezzo più alto. Immaginate – ha detto Zelensky – città come Genova (con la quale rivela di avere un profondo legame affettivo) completamente distrutte. Immaginate Roma sotto assedio e prossima alla caduta. Kiev ha per gli ucraini e per il mondo la stessa importanza che ha Roma per gli italiani e per l’umanità: si tratta di una città dove è nata e si è sviluppata la cultura di due grandi popoli, quello italiano e quello ucraino, per l’appunto, della cui civiltà tutto il mondo ha beneficiato. I russi non stanno facendo niente di diverso rispetto a quello che fecero i nazisti durante la Seconda guerra mondiale: si stanno comportando in maniera pressoché identica”.
“Non bisogna pensare – ha proseguito l’indomito presidente ucraino – che si tratti di un problema solo ucraino, perché quello che sta succedendo ora in Ucraina è la premessa di quello che accadrà anche nel resto d’Europa. I russi rappresentano un pericolo per tutti. Hanno minato e reso inaccessibile un mare strategico come il Mar Nero e hanno privato l’intera Europa della possibilità di commerciare con l’Ucraina – che Zelensky ha ricordato essere un esportatore fondamentale di derrate alimentari – con conseguenze sull’economia dell’intero Continente. Non possiamo – ha detto il presidente – coltivare i nostri campi e rifornire il resto d’Europa di mais, olio, grano e cereali sotto le bombe russe, coi nostri raccolti che vengono regolarmente distrutti, anche per cercare di portare noi ucraini alla fame e costringerci ad arrenderci. In questo momento – ha continuato Zelensky – l’Ucraina è il cancello d’Europa, perché l’obbiettivo dei russi non è solo il nostro Paese, ma tutto il Vecchio Continente: la Russia vuole controllare ogni Paese europeo, ingerire nelle sue politiche interne, distruggere le istituzioni e i valori di democrazia, libertà e diritti. Non bisogna permetterle di rafforzarsi: perché quando la barbarie e la violenza avanzano siamo tutti chiamati ad arginarla”.
“Questa guerra – ha sottolineato il presidente ucraino – è stata voluta non dagli ucraini, che sono un popolo pacifico la cui unica colpa è quella di volersi dare un assetto democratico e di voler seguire i modelli occidentali, ma da una sola persona, che è Vladimir Putin, che si è arricchita e ha potuto finanziare quest’attentato alla libertà dell’Ucraina e di tutte le nazioni europee anche grazie ai commerci con l’Europa, specialmente di materie prime e di energia. Per questo motivo bisogna fare di più, impegnarsi maggiormente sul fronte delle sanzioni, fino ad arrivare a un vero e proprio embargo: l’unico modo per mettere in crisi la Russia e privarla dei soldi necessari per finanziare la guerra contro di noi e contro l’Europa intera”.
“Tra i nostri popoli – ha ricordato Zelensky – ci sono sempre stati rapporti di amicizia e di vicendevole aiuto: ogni volta che l’uno ha avuto bisogno dell’altro, questo ha risposto amorevolmente alla richiesta di soccorso. Ora abbiamo di nuovo bisogno della vostra assistenza per fermare la Russia. Per questo l’Italia non deve accogliere i magnati russi, permettere loro di venirsi a godere le vacanze sulle sue coste, far ormeggiare le loro navi e dare loro la possibilità di depositare i loro soldi nelle sue banche: quei soldi sono sporchi del nostro sangue. Non bisogna lasciare che i russi mettano radici nell’economia italiana, perché questo è il primo passo per cercare di prendere il controllo di un Paese”.
“Gli ucraini sono un popolo europeo, proprio come gli italiani e vogliono ricostruire il loro Paese nell’ambito dell’Unione europea. Ho visitato spesso l’Italia – ha detto Zelensky – e del vostro popolo amo l’ospitalità, l’amore per la vita, il profondo legame con la famiglia e con la terra e so che il vostro Paese si sta impegnando al massimo per garantire ai bambini e alle donne costretti a lasciare l’Ucraina un rifugio sicuro. Non vediamo l’ora di riaccoglierli in un’Ucraina pacificata e di nuovo libera, ma perché questo sia possibile ci serve anche il vostro aiuto. Aiutateci – ha concluso Zelensky – e vi assicuro che non ce ne dimenticheremo mai e ve ne saremo riconoscenti per sempre”.
Alle parole del presidente ucraino è seguita la standing ovation da parte del Parlamento Italiano. In seguito ha preso la parola il premier, Mario Draghi, visibilmente commosso, ha ringraziato Zelensky per la sua straordinaria testimonianza. “Dall’inizio della guerra – ha detto Draghi – l’Italia ha guardato con profonda ammirazione al coraggio, alla determinazione e al patriottismo del popolo ucraino e del suo presidente. L’arroganza russa si è scontrata con la dignità ucraina, con la disponibilità al sacrificio di un intero popolo che si è fatto esercito e che ha fermato l’espansionismo di Mosca”.
“Oggi (ieri, ndr) – ha proseguito Draghi – l’Ucraina non difende solo sé stessa, ma la pace, la libertà e la sicurezza di tutti gli europei; difende quell’ordine internazionale basato sulle regole e sui diritti, che abbiamo costruito a partire dal Dopoguerra mediante lo sforzo congiunto di tutte le nazioni, affinché gli orrori del passato non si ripetessero più. L’Italia è grata all’Ucraina, e tale gratitudine si sostanzia nell’invio di aiuti a Kiev e nell’accoglienza di tutti coloro che hanno perso tutto a causa di questa guerra. Gli italiani – ha ricordato Draghi – hanno aperto le loro case e i loro cuori con quello spirito di umanità che li contraddistingue e che è l’orgoglio del nostro Paese. Continueremo a fare entrambe le cose: continueremo a inviare forniture mediche, alimentari e militari all’Ucraina e continueremo a spalancare le porte del nostro Paese agli ucraini in fuga dal conflitto”.
“Davanti all’inciviltà e alla violenza – ha detto categorico il premier italiano – l’Italia non intende girarsi dall’altra parte ed è pronta a fare di più assieme ai partner dell’Unione europea e della Nato: tutto quello che è necessario per fermare l’avanzata dei russi, per piegare l’arroganza del Governo di Mosca e per costringerlo a sedersi al tavolo delle trattative con rispetto e soprattutto con sincerità. Di fronte alla Russia che ci voleva divisi ci siamo mostrati uniti come non mai e pronti a reagire. Le sanzioni che sono state finora comminate hanno colpito duramente l’economia russa e la cerchia di persone vicine al suo presidente i cui beni sono già stati posti sotto sequestro. Dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico – ha ricordato Draghi – ci stiamo impegnando per diversificare le fonti e per superare entro breve tempo la dipendenza dal gas e dal petrolio russo”.
Il discorso di Draghi si è concluso con una promessa al presidente Zelensky: “L’Italia sostiene l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e farà tutto quanto in suo potere per fare in modo che tale processo si concluda quanto prima, anche facendo pressioni per una procedura accelerata o straordinaria, nella certezza che l’Ucraina farà del suo meglio per adeguarsi agli standard comunitari in materia di riforme, diritti e ordinamento democratico. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione e la sosterrà lungo questo percorso. Perché quando l’orrore e la violenza sembrano prendere il sopravvento, proprio allora bisogna essere più decisi e convinti nel difendere i diritti umani e civili, le libertà individuali, i valori democratici, contrapponendo la dignità e l’umanità ai massacri perpetrati dalle truppe russe. L’Italia si impegna nella difesa del diritto dell’Ucraina alla sua libertà, alla sua sicurezza e alla costituzione di un ordine democratico”.
Al netto della profonda ammirazione per Zelensky, che si sta dimostrando il vero leader dell’Occidente e il più determinato difensore dei suoi valori, e dell’approvazione per le parole del premier Draghi, puntuali e altrettanto decise nel comunicare il sostegno del popolo e del Governo italiano ai fratelli ucraini in lotta per il loro Paese, il punto fondamentale è stato centrato: la libertà degli ucraini è anche la nostra, è quella di tutti i popoli europei; l’Ucraina è ora la porta d’Europa, dalla quale bisogna tenere fuori la barbarie e la violenza; la lotta contro la Russia non è solo per l’Ucraina, ma per tutta la civiltà occidentale e per quei valori che ci hanno reso grandi; la pace e l’ordine internazionale fondato sul diritto (e non sulla forza bruta) è il bene più prezioso che abbiamo e non dobbiamo tollerare che un tiranno metta in crisi e distrugga ciò che abbiamo così faticosamente costruito. Possano l’Ucraina e l’Occidente mettere a tacere per sempre l’arroganza e la prepotenza di Mosca e possa l’indomito popolo ucraino unirsi alla nostra Europa e crescere e prosperare, in pace e in libertà, tra le sue braccia e al fianco di noi europei, suoi fratelli.
Aggiornato il 23 marzo 2022 alle ore 12:09