
Per Matteo Salvini le armi non sono “la risposta”. L’ex ministro dell’Interno promuove l’intervento di Volodymyr Zelensky a Montecitorio. Ma nel Carroccio si registrano numerose assenze e “distinguo”. Il leader della Lega apprezza “le parole di pace” pronunciate dal presidente ucraino e non fa mai riferimento all’ex amico Vladimir Putin. Quanto a Mario Draghi? “Quando si parla di armi – chiosa Salvini – non riesco a essere felice. Chiedo che la diplomazia riprenda il suo spazio. Speriamo che questa giornata porti consiglio a tutti: le armi non sono la soluzione. Spero che le parole di Zelensky vengano raccolte da Mosca e dall’Occidente. Non vorrei che altri pensino alla risposta armata. Che finisce che ci portiamo la guerra a casa”. Salvini è convinto che “la telefonata tra il Santo Padre e Zelensky sia la chiave. L’uomo di governo che sta lavorando di più per la pace è il Santo Padre. Quando sento parlare di armi non sono mai felice. Papa Francesco è l’unico uomo di pace in questo momento”.
Salvini evita accuratamente di parlare degli assenti leghisti in Aula. “Io giudico i presenti di tutti i gruppi”, dice. Poi aggiunge, con un tocco di ostentata diplomazia, che Simone Pillon si trova a Londra per lavoro. “Sulla videoconferenza di Zelensky – aveva detto il senatore antiabortista – ho forti perplessità. Perché credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace. Vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo”. Una posizione che nel Carroccio è stata giudicata assolutamente “personale”. Eppure, anche Vito Comencini, deputato leghista filo-Putin oggi non era presente in Aula. Così come Matteo Micheli, altro deputato che disse “no” alla risoluzione unitaria nella parte che prevedeva l’invio delle armi.
La terza collega che si comportò allo stesso modo, Elena Murelli, oggi ha ascoltato, controvoglia, Zelensky: “Io voglio sentire cosa ha da dire, perché – afferma all’Adnkronos – ho informazioni diverse. Mi riferiscono che ci siano anche bande paramilitari di estrema destra che sparano sui civili. Ci sono ucraini che colpiscono la loro popolazione. Vediamo se questo ce lo dirà il presidente”. Assente anche Armando Siri, consigliere economico di Salvini, considerato uomo-cerniera fra il partito e la Russia. Anche Claudio Borghi si è tenuto lontano da Montecitorio. Ieri diceva: “Domani sono fuori Roma, è una questione di turni con i colleghi, non è un problema politico. Anche se non capisco perché non sarà consentito ai parlamentari fare domande a Zelensky”. Ma l’assenza che ha fatto veramente rumore è quella del capodelegazione leghista Giancarlo Giorgetti. Il ministro dello Sviluppo economico stamattina si trovava a Maranello. Per una visita alla Ferrari.
Aggiornato il 23 marzo 2022 alle ore 10:32