
Giuseppe Conte cerca di serrare i ranghi. Il Movimento 5 stelle, attraversato da lacerazioni interne, ricorsi e ordinanze, deve trovare la strada unitaria se vuole sopravvivere alla prossime Politiche. L’ex premier ha riunito i direttivi di Camera e Senato per provare ad appianare le divergenze e ribadire la volontà di seguire un percorso condiviso. L’occasione è stata utile per affrontare i temi caldi. Ma anche per invitare i parlamentari a essere presenti sul territorio. Nel corso dell’incontro sono emerse perplessità sull’organizzazione dei pentastellati. La creazione dei comitati, una delle tesi emerse durante alcuni interventi, rischia di provocare un partito nel partito. Ma è soprattutto la questione legale a incendiare gli animi. C’è chi è convinto che non si possa “annullare” la recente sentenza del Tribunale di Napoli. I capibastone hanno chiesto a Conte di ipotizzare scenari alternativi per evitare di essere colti impreparati.
Emerge da più parti la convinzione di dare battaglia all’avvocato Lorenzo Borrè, l’artefice dei ricorsi, ormai considerato una vera bestia nera per i grillini. Al momento la base ha dato il via libera allo statuto pentastellato. La prossima tappa è il voto sulla leadership che dovrebbe avvenire la prossima settimana. Ma non è escluso che il pronunciamento sulla piattaforma SkyVote possa slittare. Il presidente dimezzato del M5s è tornato a smentire la possibilità di un partito personale. “Da quando sono uscito da Palazzo Chigi – ha osservato – ho pensato di mettermi a disposizione, anche se non sapevo ancora in che modo, degli amici del M5s. Ho accantonato il mio tornaconto personale. È la ragione per cui non ho pensato a fondare un mio partito”. Di più: “Ho intrapreso la strada più faticosa, date le condizioni in cui si trova il movimento. Ma credo sia più stimolante e utile per il sistema italiano – ha proseguito – che non ha bisogno di frammentare ulteriormente le forze politiche, ma di razionalizzare e rafforzare l’azione politica con movimenti sani come i Cinquestelle”.
Nel Movimento 5 stelle resta alta la fibrillazione per alcuni distinguo anche sulla posizione italiana legata alla crisi ucraina. Due esponenti M5s, Nicola Grimaldi e Davide Serritella, si sono astenuti sul dl Ucraina, due i voti contrari, di Enrica Segneri e Gabriele Lorenzoni. E monta il malessere per il voto sull’ordine del giorno votato alla Camera sulla necessità di aumentare la spesa militare. “Sono totalmente contrario all’aumento degli armamenti in Italia”, ha scritto su Facebook l’ex ministro Danilo Toninelli, dando voce alle molte perplessità tra i pentastellati.
Si è voluto confermare “un impegno preso dall’Italia nel 2014 a un vertice Nato – ha osservato Conte – cioè quello di portare la spesa militare al 2 per cento del Pil. Detto questo, non credo che i cittadini siano entusiasti di sentire che in questo momento ci preoccupiamo di ribadire l’impegno ad aumentare la spesa militare”. L’ex premier è stato chiaro, almeno a parole: “Non c’è bisogno di posizionarci. Dall’inizio abbiamo preso una posizione chiara, ferma, univoca. Non abbiamo mai tentennato, abbiamo fatto subito sintesi confrontandoci internamente ed è quella la linea”.
Aggiornato il 18 marzo 2022 alle ore 18:58