
Ma davvero noi occidentali siamo Angeli? Coloro che, per intenderci, hanno portato nel mondo Pace, Libertà e Benessere? Stando a un intellettuale di rango della sinistra storica e politicamente corretta del calibro di Ezio Mauro (che su Repubblica somministra al fedele lettore una dose robusta di ideologia del post-moderno), non ci sono dubbi. A suo giudizio, gli ultimi trenta anni sono stati l’epoca d’oro della pace assicurata al mondo dalle democrazie occidentali, a seguito della loro vittoria storica sul comunismo sovietico, disintegratosi con il crollo del Muro e la susseguente dissoluzione dell’Urss, che determinò la fine della Guerra Fredda, alla quale sconfitta si oppone oggi in armi Vladimir Putin, per resuscitare la Grande Madre Russia.
Purtroppo, per tutti noi questa retrospettiva storica di cui parla Ezio Mauro è assolutamente falsa! Eppure, l’illustre editorialista avrebbe dovuto ricordare le parole di Papa Francesco, che quelli della sua componente politica considerano il vero leader mondiale dei progressisti, quando parla di “Guerra a pezzetti” che in questi ultimi trent’anni ha prodotto (causa la sua dispersione e diffusione in tutti i Continenti) più vittime dell’ultimo conflitto mondiale. Non è perdonabile, né scusabile, aver dimenticato i giganteschi torti attribuibili alle più grandi democrazie mondiali, con le assurde “Guerre giuste” del famigerato Nation building washingtoniano, all’origine delle invasioni sconsiderate dell’Iraq e dell’Afghanistan, per non parlare poi dei nostri interventi disastrosi, diretti e indiretti, in Libia e Siria che hanno destabilizzato intere regioni del mondo, con l’orologio della Storia tornato indietro di secoli al tribalismo e al più becero satrapismo.
Incredibile davvero trascurare l’effetto-farfalla delle migrazioni epocali, con ondate di profughi economici che da trent’anni si muovono dall’Africa e dal Medio Oriente. Quest’ultimo, in particolare, tormentato (per colpa nostra!) dall’imponente riflusso delle Primavere arabe, da noi ispirate e tradite, completamente fallite con una torsione all’indietro della Storia, evidente e drammatica, come ha dimostrato la rinascita del Califfato criminale. Perché, non c’è niente da fare, “la Storia non siamo Noi!”, contrariamente alle roboanti dichiarazioni di fede della sinistra politically (ultra)correct alla Ezio Mauro. Altra fake news progressista è quella secondo cui le migrazioni epocali fanno bene all’Occidente! Di fatto, si sono rivelate l’esatto contrario di un fattore di progresso, rappresentando in realtà un devastante insuccesso della finta Pax occidentale. Invece, quelli come i siriani e, oggi, gli ucraini che sono profughi di guerra veri, li abbiamo, per così dire, “svenduti” – i primi a Recep Tayyip Erdogan e i secondi ai Paesi frontalieri Nato dell’Est Europa – senza per questo prenderci mai nessuna responsabilità per aver sostanzialmente contribuito a originare quella loro indicibile sofferenza, pagando poi i guardiani statuali di turno per mantenerli a distanza di sicurezza!
Oggi, tutte le colpe (giustamente) se le prende Vladimir Putin per un’aggressione ingiustificabile a uno Stato sovrano indipendente, motivata dai russi in base a una contorta teoria riguardante un presunto Complotto Nato-Occidente per accerchiare e minacciare la Russia post-1991. Ma la cosa davvero strana è un’altra, e riguarda l’assurda mancanza di strategia della prevenzione da parte dell’Ombelico armato e disarmato dell’Occidente, rappresentato dalla Nato e dalle Cancellerie sia europee che d’oltre Atlantico. Passi la memoria corta, ma il fatto di non aver preso serie contromisure per tempo, contestualmente alla concentrazione di truppe russe ai confini ucraini, non è in alcun modo giustificabile, né minimamente sensato. In tal senso, sarebbe bastato ricordare l’episodio drammatico dell’Abbazia di Montecassino, sulla linea Gustav, in cui – malgrado i bombardamenti a tappeto alleati – i tedeschi avevano conservato praticamente intatta la forza delle loro divisioni scavando, mesi prima dell’attacco, bunker sotterranei fortificati per nascondere carri, munizioni, viveri e uomini. Quando c’è stato l’assalto alleato di terra i tedeschi sono usciti come tante talpe dai cunicoli, fermando per mesi e con perdite altissime l’avanzata del generale Mark Clark.
Ecco, se non avessimo avuto, noi e l’America, i nostri pacifisti a oltranza avremmo aiutato gli ucraini a fare lo stesso mesi prima dell’invasione, ammassando sottoterra in ricoveri fortificati e a prova di bomba carri armati, missili Javelin, Stinger, droni, armi pesanti e munizioni. Poi, invece di aspettare i russi al varco nelle città ucraine, per un sanguinoso, drammatico corpo-a-corpo, avremmo dovuto disporre lungo una linea di molti chilometri centinaia di commandos di due-tre uomini appostati a latere dei principali assi viari, e a distanza di sicurezza di tre/quattro chilometri, in modo da colpire con Javelin e Stinger tutto quanto si muovesse in terra e in cielo, al momento del superamento dei confini da parte dell’Armata Rossa. Poi, per deterrenza, avremmo dovuto lasciare che determinate informazioni di intelligence occidentale filtrassero preventivamente verso Vladimir Putin, aggirando la disinformazione dei suoi servizi segreti militari, per far capire al Duce rosso che avrebbe fatto la fine di Albert Kesselring, con perdite altissime (avendo già noi consegnato prima tutto il materiale bellico sufficiente all’esercito e alla resistenza ucraini!), se si fosse addentrato con la forza delle armi in Ucraina.
Ora, va detto che non hanno torto coloro che sostengono che i profughi di guerra ucraini (da soccorrere tutti, senza distinguo) non assomiglino in nulla a quei migranti che utilizzano strumentalmente e impropriamente la Convenzione di Ginevra sull’asilo pur non avendone diritto, anche se i progressisti alla Ztl (e non solo) insistono nel riferirsi indistintamente a costoro come “risorse”. Mentre non sono altro, quando va bene, che nuovi schiavi, senza arte né parte, giovani alla ricerca disperata di un futuro migliore che vengono impiegati in lavori in nero e non qualificanti, rifiutati dagli autoctoni. Ma né a loro, né ai nostri giovani, a quanto pare, il tanto decantato Occidente sa proporre qualcosa di meglio dei lavoretti, come quelli che vedono impegnati un mare di rider di manodopera immigrata e non si sa quanto irregolare! Senza una strategia sostenibile, abbiamo favorito in tutti i modi ondate di migranti provenienti da Paesi sicuri (dove cioè esistono istituti democratici affidabili!) dell’Asia e dell’India, impiegati come un esercito di docili soldatini a presidiare (molto spesso senza una sufficiente conoscenza dell’italiano) migliaia di bancarelle, edicole, distributori di benzina incustoditi e, soprattutto, piccoli esercizi commerciali gestiti da stranieri e gemmati, come un prato di primavera, in innumerevoli esemplari, nei quartieri urbani delle grandi città.
Perché? A che cosa ci serve tutto ciò? E qual è la stima credibile del loro contributo al Pil nazionale? Chi finanzia questo tipo di insediamenti? Quanto di quei loro magri guadagni resta in Italia e quanto, invece, prende esentasse la strada dell’estero grazie a botteghini di transfer money che nessuno controlla? La ventilata sostituzione etnica è una favola dell’ultradestra xenofoba o davvero non si rischia tra un secolo uno scenario sudafricano a parti invertite, dove saranno i nuovi venuti a dominare legalmente gli autoctoni? Ma affinché i bisognosi di tutto il mondo “se ne stiano a casa loro”, l’Occidente dovrebbe adottare una strategia completamente innovativa sulla trasmissione dei saperi, stanziando centinaia di miliardi di dollari per la formazione in loco, e sui nostri Continenti, di giovani talenti del resto del mondo meno sviluppato. Questo è l’unico vero carburante della solidarietà internazionale che possa funzionare sempre e in ogni luogo, per tutti quelli di cui vogliamo conquistare l’anima liberale e progressista che abita in loro.
Aggiornato il 15 marzo 2022 alle ore 11:09