Ucrania, Salvini ora “scomunica” Putin

Matteo Salvini vuole tornare in Polonia. Dopo la contestazione subita a Przemysl, il leader della Lega torna a parlare dell’invasione in Ucraina e “scomunica” Vladimir Putin. “La situazione – sostiene l’ex ministro dell’Interno – è molto più grave, brutta e urgente di quanto si possa immaginare. Un conto è la tivù, un conto è essere lì. Un conto sono i talk show, lo scranno del Senato, un post sui social, un conto è vedere coi propri occhi”. Salvini analizza la guerra in un’intervista all’Avvenire, appena rientrato in Italia dopo il viaggio al confine fra Polonia e Ucraina. “Avverto l’urgenza di fare qualcosa. Ho voglia di tornare” in Polonia “già nei prossimi giorni, per portare su materiali e far scendere giù bambini”.

Il leader del Carroccio si rivolge al presidente del Consiglio. “Al premier Draghi chiederò di superare la burocrazia nell’accoglienza. Diamo mano libera ai sindaci. Ci sono troppi livelli da scalare, la Prefettura, la Protezione civile, l’Asl. Non si può perdere nemmeno un’ora a fare carte. Ora siamo di fronte a un’ondata migratoria completamente diversa dalle precedenti, un centro come quello di Mineo potrebbe diventare Casa Ucraina. Non servirebbero molti soldi, ho già parlato coi proprietari. In 60 giorni si può fare. Diventerebbe un segno di rinascita”. Riguardo alla stima manifestata in passato a Putin Salvini precisa: “La guerra è una cosa così grande che cambia ogni parametro di giudizio. Putin, fino all’aggressione, è stato incontrato e omaggiato da tutti i leader politici nazionali ed europei. Ricordo ancora gli onori con cui lo accolsero Conte e Di Maio. Ma posso citare Berlusconi, Letta, Renzi. Ora c’è una guerra in cui è chiaro a tutti chi è l’aggressore”.

Sulla collaborazione della Lega con la Russia, Salvini sottolinea: “Quell’accordo fu sottoscritto 7-8 anni fa. Era la Lega Nord, un’altra era geologica. Ripeto: una guerra cambia tutti i criteri di valutazione, quando bombardi cambia il metro di giudizio”. Putin è quindi indifendibile? “Sì – risponde – chi scatena una guerra ha sempre torto”. In ogni caso, per Salvini si potrà uscire dal conflitto “con la diplomazia, col confronto. Non con la minaccia di missili, carri armati e jet. La Lega ha votato tutte le risoluzioni del governo italiano e in Ue”. Ma “se mi vogliono convincere che la soluzione è alzare i toni, dico no. Sento qualcuno che parla con facilità di schierare aerei, ma ne usciremmo tutti con le ossa rotte”, prosegue il segretario leghista.

Infine, su chi potrebbe portare Putin a un tavolo per le trattative Salvini aggiunge: “La voce che, per mille motivi, è la più ascoltata e ascoltabile è quella del Santo Padre. Ma devono parlare anche potenze mondiali come la Cina, che ha scambi forti con la Russia”. Inoltre, “il nostro Paese dev’essere maggiormente protagonista, negli ultimi 15 anni ha perso posizioni in Libia, a Est, in molti scenari. Penso che sia difficile, ma possibile, proporre un cessate il fuoco e un tavolo a Roma con Russia e Ucraina, chiedendo a entrambe quale sia il loro progetto”.

Aggiornato il 10 marzo 2022 alle ore 13:39