Azione e il primato del pensiero liberalsocialista

John Stuart Mill, Simone Weil, Francis Fukuyama, Albert Camus e Winston Churchill. I loro pensieri e le loro opere sono echeggiati al Palazzo dei congressi dell’Eur, dove si è tenuto il primo congresso nazionale di Azione, il movimento politico ideato da Carlo Calenda e Matteo Richetti. Richiami storici e filosofici per il più giovane dei partiti italiani che, nonostante la recente costituzione, si propone come “portatore di memoria” nel solco del liberalismo sociale. Anche la scelta del nome, Azione, vuole essere un richiamo allo storico Partito d’Azione a cui diedero vita uomini della caratura di Ferruccio Parri, Emilio Lussu, Ugo La Malfa e Riccardo Lombardi. Il Partito d’Azione ebbe vita breve: fondato nel 1942, si sciolse nel 1947 a causa delle divergenze interne fra le diverse anime, mentre Azione non nasconde le sue ambizioni, come quella dichiarata da Calenda di diventare il primo partito italiano. Per raggiungere questo obiettivo non basteranno sicuramente i voti degli studenti della Bocconi, della Luiss, della Cattolica o del Cesare Alfieri, università dove il neopartito miete consensi fra le élites intellettuali, ma occorrerà una struttura in grado di comunicare con tutti gli strati della società.

Alcuni punti del programma sono netti, come quello sulla politica energetica che prevede l’apertura delle centrali nucleari e di nuovi termovalorizzatori. Ma anche monocameralismo, responsabilità dei magistrati e diritti civili rientrano fra gli obiettivi. Tutti argomenti scomodi che finora una politica timida e attenta a non scontentare nessuno ha preferito non affrontare apertamente. L’atmosfera un po’ anglosassone del congresso sembrava fondersi con quella parte storica della politica italiana basata sulle grandi ideologie ispirate al liberalismo e al socialismo democratico. Se Calenda ricorda vagamente l’ex presidente americano Bill Clinton e il leader liberale Giovanni Malagodi, Richetti fa invece pensare al premier britannico Tony Blair. Il tutto con un pizzico di Luigi Einaudi in chiave moderna, rappresentato dal professor Carlo Cottarelli, fra i più applauditi dall’assemblea. Da quando la politica è diventata talk show e il pensiero si è trasformato in parole d’ordine e battute, le idee hanno perso molto della loro presa. Gli slogan sono sempre esistiti e qualcuno si è sentito anche all’Eur, ma il pensiero profondo e l’analisi hanno fatto capolino. E questa è già di per sé una novità.

Aggiornato il 23 febbraio 2022 alle ore 10:27