
La compagna di Davide Casaleggio scaglia il proprio J’Accuse contro chi ha “tradito” il M5s. Enrica Sabatini, attivista storica dell’universo pentastellato, socia dell’Associazione Rousseau, attacca chi è affetto dal “desiderio di potere”. Nel suo libro Lady Rousseau, edito da Piemme, si schiera contro il Movimento cinque stelle e i vertici che ne hanno distrutto, a suo dire, l’identità. “Eravamo consci – scrive – della battaglia che si stava conducendo contro Rousseau. Era esplicito l’intento di un piccolo gruppo di persone di accentrare il potere nelle proprie mani e di far fuori chiunque si prodigasse per rafforzare la democrazia interna”. Il M5s si era trasformato in “un Movimento roso dal conflitto di interessi”.
Per Sabatini, “il Movimento è divenuto nel tempo sempre più schiavo della sete di poltrone, della comunicazione invece che della politica, del consenso a tutti i costi. Era una normale conseguenza, quindi, qualunque comportamento dettato da arroganza, presunzione, mancata trasparenza e soprattutto ingratitudine”. Secondo l’attivista, si sarebbe diffusa una sorta di “sindrome del beneficato”. Come “un intenso e stratificato rancore da parte di coloro che avevano ricevuto un beneficio – e sperimentavano un debito di riconoscenza – nei confronti di chi questo beneficio lo aveva consentito: Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Non sorprese quindi nessuno che il bersaglio, dopo Rousseau, diventasse lo stesso garante del Movimento Beppe Grillo”. Sabatini ripercorre i passaggi che hanno determinato la “guerra” tra Giuseppe Conte e il garante del Movimento che hanno infiammato l’estate dei grillini.
Il quadro che delinea la compagna di Davide Casaleggio è impietoso. “Un partito – scrive – diretto con arroganza, presunzione, mancata trasparenza e soprattutto ingratitudine, che avrebbe tradito Gianroberto Casaleggio e che avrebbe pianificato anche l’estromissione del fondatore, Beppe Grillo”. Sabatini ricostruisce, dal suo punto di vista, la rottura tra il Movimento del corso contiano e la piattaforma di Casaleggio. “Una volta fatto fuori Rousseau – scrive Sabatini – si sarebbe cancellata ogni forma di democrazia interna assistendo a imbarazzanti elezioni con monocandidati – come nel caso della nomina di Giuseppe Conte a presidente del Movimento 5 stelle – o a strumentali ratifiche di nomine imposte dall’alto da persone, a loro volta, nominate da qualcun altro”.
Secondo la socia dell’associazione Rousseau, dopo le dimissioni di Luigi Di Maio “e a seguito della riunione nella quale venne illegittimamente stabilito di non votare il suo successore perché avrebbe vinto Alessandro Di Battista, si avviò il periodo più buio del Movimento. La prima azione nei nostri confronti fu quella di crearci problemi economici. Qualcuno in Senato lo esplicitava sbeffeggiandoci: operazione affamiamo Rousseau. Si trattava di usufruire della nostra professionalità e non pagarla”.
Roberta Lombardi, oggi assessore in Regione Lazio nella giunta giallorossa di Nicola Zingaretti, fino all’anno scorso membro del Comitato di garanzia del M5s, replica alle accuse mosse da Sabatini: “Quante cose dice chi prima teneva i fili, e allora era tutto perfetto, e adesso invece non conta più niente. Ci sarebbe da rispondere alla Sabatini punto per punto, ma la lascio alla sua attività di promozione”. Quanto all’ipotesi di impedire ad Alessandro Di Battista di diventare il leader del M5s, Lombardi risponde seccamente: “Balle”.
Aggiornato il 18 febbraio 2022 alle ore 16:00