2022: ancora lapis e temperino per le elezioni italiane
Nonostante oggi siamo in grado di scoprire nuove stelle a distanza di anni luce dalla Terra; di chiedere al nostro telefonino il percorso migliore per un viaggio in auto; addirittura abbiamo i nostri anziani che parlano con “Alexa” per far partire la lavastoviglie o regolare la temperatura dei termosifoni; possiamo contare oltre cinque milioni di italiani che lavorano in smart working; le ultime elezioni si sono svolte in un modo che sa davvero di un piccolo mondo antico.
Effettivamente faceva una certa tenerezza vedere i grandi elettori ritirare foglio e matita, riporre la scheda nell’urna di paglia e quindi il lapis nell’apposito contenitore, per poi riprendere posto tra i banchi di legno. Immagini che rimandano non a una classe politica moderna ma molto più a quella descritta nel libro “Cuore” di Edmondo De Amicis. Magari qualcuno per coerenza avrà anche votato Bettino Ricasoli o Giovanni Giolitti mentre qualche altro, magari meno informato, negli appunti redatti con penna e calamaio (con apposito tampone per l’inchiostro) sarà stato a lungo in dubbio tra Monarchia e Repubblica… sicuramente non c’è stato un kingmaker, appunto, e Sua Maestà non ha dovuto firmare moduli o decreti e, del resto, il nuovo Presidente della Repubblica ha dovuto soltanto sottoscrivere la propria riconferma.
Tanto per rimanere nell’ironia, non si possono contestare i nostri politici, visto che c’è stato un preavviso di soli sette anni per individuare i personaggi di alto profilo che avrebbero potuto essere a mio modesto parere, cercando attentamente dagli Appennini alle Ande, il buon Garrone magari proposto dalla Maestrina con la Penna (poco) Rossa, la Piccola Vedetta Lombarda, lo Scrivano Fiorentino magari di Scandicci, il Tamburino Sardo o, al più, un esponente dal Sangue Romagnolo notoriamente generoso nelle allegorie politiche. Ogni riferimento ai nostri esponenti politici non è puramente casuale.
E pensare che il mondo di De Amicis, autore che scrive per l’Italia e gli Italiani, era anche quello di Giosuè Carducci, di Giovanni Pascoli, di Grazia Deledda, di Guglielmo Marconi e di altre eminenti figure europee. È vero che la signora De Amicis convinse il marito socialista, scrittore da milioni di copie, a non completare “Primo Maggio” per una questione di rispettabilità borghese ma ciò non toglie che i nostri contemporanei oggi non siano da meno. Forse sono solo meno visibili o poco social, oppure vivono all’estero confinati dalla signora mediocrità solidale, che non perde occasione per mostrare tutta la sua rispettabile impotenza come è avvenuto nel caso di queste elezioni.
Tra un anno si torna a votare e mi rendo conto che anche questa volta il preavviso è brevissimo. Nonostante abbiano nel frattempo inventato anche le penne stilografiche, c’è sempre il rischio di trovare la solita vecchia classe guidata di nuovo da un maestro elementare. Teniamoci a distanza, le tecnologie ci sono ma i tecnici aggiornati forse no. Questa volta non ve lo chiede l’Europa, ve lo chiede quell’oltre 50 per cento degli italiani che non va più a votare: per favore, usciamo dall’Ottocento.
Aggiornato il 31 gennaio 2022 alle ore 12:39