
Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica. Nell’ottavo scrutinio, il capo dello Stato ha ottenuto 759 voti. Presenti e votanti 983. Mattarella ha dunque superato il bis di Giorgio Napolitano ed è il più votato dopo Sandro Pertini, che nel 1978 ottenne 832 voti al sedicesimo scrutinio. Nel 1999 Carlo Azeglio Ciampi fu eletto con 707 voti. Nel 2015 Mattarella ottenne 665 voti su un totale di 995 grandi elettori votanti. Il superamento di quota 505 è stato sottolineato da un applauso dell’emiciclo. I grandi elettori di Fratelli d’Italia non hanno partecipato all’applauso. Carlo Nordio, il candidato di Giorgia Meloni ha ottenuto 80 voti, Nino Di Matteo 37, Silvio Berlusconi 9, Elisabetta Belloni 6, Mario Draghi 5. Sono 25 le schede bianche, 13 le nulle, 14 i voti dispersi. “Avevo altri piani ma io sono rispettoso del Parlamento”, ha detto il presidente confermando il suo sì dopo l’intesa raggiunta in un vertice di maggioranza sul suo nome. Il presidente del Consiglio commenta l’esito del voto. “La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica – afferma Draghi – è una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento di rieleggerlo per un secondo mandato”.
Un fatto è certo: il centrodestra e il centrosinistra sono entrati in crisi nella partita del Quirinale. Dopo l’ennesimo fallimento sulla candidatura “notturna” di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti, Matteo Salvini “si arrende” all’ipotesi del Mattarella bis. Ma a perdere non è solo il segretario della Lega. Forza Italia, dopo la sortita di Salvini sulla Belloni, sconfessa l’ex ministro dell’Interno e dichiara di partecipare ai vertici per proprio conto. Pare che stamattina Silvio Berlusconi abbia avuto un lungo e cordiale colloquio telefonico con Sergio Mattarella. Ma dalla Corsa al Colle esce sconfitto anche Giuseppe Conte. Di fatto, commissariato all’interno del Movimento cinque stelle, da Luigi Di Maio, che ha sempre mantenuto un profilo governista. In realtà, sono solo “Sandra e Raimondo della politica”, al secolo, Giorgia Meloni ed Enrico Letta, a uscire vincitori dalla contesa quirinalizia. La battuta, simpaticamente autoironica è un “copyright” della stessa leader di Fratelli d’Italia. È chiaro che l’unica forza d’opposizione, a questo punto, avrà una “autostrada politica” davanti.
Ora, tutti i leader o quasi, sono costretti ad andare “in processione” per chiedere a Mattarella di “accogliere” una rielezione. È la nemesi della classe dirigente. Di centrodestra e di centrosinistra. Di più: secondo quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi, a svolgere il ruolo di grande cerimoniere è il presidente del Consiglio in carica. Mario Draghi sarebbe stato il primo a chiedere al capo dello Stato di “restare”. Il colloquio, di circa mezz’ora con il presidente della Repubblica, sarebbe avvenuto a margine del giuramento di Filippo Patroni Griffi a giudice della Corte Costituzionale. Si è avuta notizia anche di una telefonata fra Salvini e Draghi.
Intanto si è conclusa con una fumata nera anche la settima votazione: sono stati 387 i voti ottenuti da Sergio Mattarella. A Carlo Nordio, candidato da FdI, sono andati 64 voti mentre il pm Nino Di Matteo ha incassato 40 voti. Dieci voti sono andati a Pier Ferdinando Casini, 8 a Elisabetta Belloni, 6 a Luigi Manconi, 4 Marta Cartabia, 2 a Draghi, 2 a Emilio Scalzo. Le schede bianche sono state 60, le nulle 4 e i voti dispersi 9. I presenti in tutto sono stati 976, gli astenuti 380. Servirà una nuova votazione, l’ottava, che avrà inizio a partire dalle 16.30. Dovrebbe essere quella decisiva per la rielezione di Mattarella. I capigruppo della maggioranza andranno al Quirinale alle 15.
Ieri si era registrata una nuova fumata nera. Con 336 voti per Sergio Mattarella. Nella votazione precedente, la candidatura della presidente del Senato Elisabetta Casellati aveva ottenuto 382 voti. Intanto, è in corso nell’Aula di Montecitorio la settima votazione per eleggere il presidente della Repubblica, si va verso la settima fumata nera. Ma l’intesa sembra raggiunta, all’interno della maggioranza di governo che sostiene Draghi. “Consideriamo che non sia più serio continuare con i no e i veti incrociati e dire al presidente di ripensarci”. Così Matteo Salvini in un ragionamento su Sergio Mattarella. “Una parte del Parlamento non vuole trovare un accordo, allora chiediamo a Mattarella di restare, così Draghi resta a Palazzo Chigi”, spiega Salvini, sostenendo che “l’importante è che Mattarella non sia percepito come un ripiego”. Giorgia Meloni attacca su Twitter: “Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da presidente della Repubblica. Non voglio crederci”.
Secondo Pier Ferdinando Casini, “l’Italia non può ulteriormente essere logorata da chi antepone le proprie ambizioni personali al bene del Paese. Certamente io non voglio essere tra questi. Chiedo al Parlamento, di cui ho sempre difeso la centralità, di togliere il mio nome da ogni discussione e di chiedere al presidente della Repubblica Mattarella la disponibilità a continuare il suo mandato nell’interesse del Paese”. Per Enrico Letta, “oggi si riparte con un elemento in più: il centrodestra si è formalmente spaccato. Politicamente è un punto essenziale. L’intero sistema politico-istituzionale si regge attorno al capo dello Stato e al capo del Governo, che sono sopra la mischia. Quel fragilissimo equilibrio retto attorno a due personalità straordinarie può essere modificato solo se c’è una intesa complessiva che tiene e, affinché ci sia, c’è bisogno della nostra logica del né vincitori né vinti. Questa logica per adesso ispira noi, ma non tutti gli altri. Altrimenti, il Parlamento ha una sua saggezza e mi sembra che si stia esprimendo. Assecondare questa saggezza è anche questa democrazia”.
Aggiornato il 31 gennaio 2022 alle ore 10:45