
In Rai è in corso una delicata partita a poker la cui posta in palio potrebbe essere la tenuta del rapporto tra il Consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato Carlo Fuortes.
La partita che vede protagonista il direttore della Tgr Alessandro Casarin sembra destinata a finire come nel saloon di “...Continuavano a chiamarlo Trinità”, con la scena cult dei ceffoni alternati alla pistola puntata. Per prepararsi a quella formidabile scena, Terence Hill raccontò di essersi allenato per tre mesi a prendere schiaffi, mentre la resa dei conti nella testata giornalistica regionale si consumerà invece fra una settimana, il prossimo 21 gennaio, quando i giornalisti della Tgr saranno chiamati a votare il piano editoriale del loro direttore. Ieri la presentazione, in modalità videoconferenza, è stata molto diversa da quella di tre anni fa. Al fianco di Casarin, nominato da Fuortes per un secondo mandato alla Tgr, stavolta non c’era il segretario dell’Usigrai. Un’assenza che è stata la rappresentazione plastica della sfida aperta fra il sindacato e il direttore accusato di non aver difeso la terza edizione della Tgr, cancellata dall’Ad proprio in concomitanza alla conferma di Casarin. Neanche un intervento alla fine della breve illustrazione del piano editoriale, in un clima glaciale, a marcare la distanza ormai siderale fra un direttore isolato e il corpo redazionale: gli spazi informativi della testata sono stati svenduti come merce di scambio per mantenere la poltrona, è la critica che rimbalza fra le redazioni territoriali. Ma in attesa del risultato del gradimento a Casarin, la sveglia è intanto suonata per Fuortes, dato che il budget presentato dall’Ad ha trovato davanti a sé i voti contrari dei consiglieri del Pd Francesca Bria, del M5s Alessandro Di Majo, e dei dipendenti Riccardo Laganà (anche lui area sinistra).
Da ricordare che nel 2021 l’ex Ad Fabrizio Salini ebbe solo due voti contrari in Cda, ma che bastarono alla Commissione di Vigilanza per chiederne le dimissioni.
La contrapposizione ora si è palesata proprio sulla Tgr e non solo per il taglio ai tg notturni della testata regionale e di Rai Sport. I malumori sarebbero infatti montati anche per la conferma, pretesa da Casarin che ricordiamo è in quota Lega, del fido Roberto Pacchetti, sempre in quota salviniana, condirettore da Milano. Direttore e condirettore dello stesso partito sono “LA” forzatura, sussurrano al SettimoPiano che ha messo a rischio il voto al budget 2022. Un campanello d’allarme per Fuortes, a cui presto potrebbe seguire la valanga di no a Casarin...
Aggiornato il 28 febbraio 2022 alle ore 16:02