Quirinale: Fico convoca il Parlamento, ma nei partiti regna il caos

Ora c’è una data: lunedì 24 gennaio, alle ore 15. Il presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per eleggere il presidente della Repubblica. “Nelle prossime due settimane – assicura Fico – all’attività ordinaria della Camera si affiancherà quella di preparazione al voto. Siamo al lavoro insieme al collegio dei questori per definire l’organizzazione e le misure per garantire la piena operatività e sicurezza del voto”. Il giorno per eleggere il nuovo capo dello Stato è fissato, ma nei partiti regna il caos. I Cinque stelle, il partito di Fico, “brillano” per l’indecisione. “Non abbiamo preclusioni per Draghi, che sicuramente rientra tra le personalità di alto profilo”.

È quanto riferisce il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli intervistato dal Corriere della Sera sul Quirinale. A frenare la candidatura al Colle dell’attuale premier c’è “la consapevolezza e la preoccupazione che una tale mossa comprometterebbe la continuità di governo in una fase cruciale”. Secondo il ministro “c’è il rischio concreto che tutto possa precipitare in una crisi al buio”. Patuanelli, come il presidente del Movimento Giuseppe Conte, auspica una donna presidente. “È ancora troppo presto per fare nomi”, premette senza sbilanciarsi sull’orientamento politico che dovrebbe avere la candidata. Ma assicura: “Ci sono tantissime personalità e altrettanti profili di grande levatura istituzionale”. Una figura femminile quale capo dello Stato, dichiara, “farebbe fare un salto culturale all’Italia perché una questione di genere, anche in politica, c’è ed è inutile negarlo”.

Preoccupato dalla scelta del prossimo capo dello Stato, il presidente della Liguria Giovanni Toti chiede che questa sia “preparata e accompagnata da intese chiare fra i partiti, che a oggi sembrano tutti fermi”. Intervistato dal Corriere, il governatore afferma che “chiunque venga eletto, la legislatura deve continuare fino al suo termine naturale con un governo che sia all’altezza della situazione”. “Il caos che ha portato alla nascita del governo Draghi ancora regna sovrano – rileva Toti – e non possiamo permetterci che lasci il segno anche sul futuro”. L’attuale premier Mario Draghi “è certamente una carta importante” come candidato al Colle, ammette Toti, il quale si dice pronto a sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi “per affetto, stima, statura del personaggio”, ma solo “se ci saranno le condizioni”. “Si rischia la graticola”, spiega il governatore. “Non vorrei mai vedere Berlusconi fare la fine di Prodi”, aggiunge. “Se vincesse Berlusconi con un voto non guidato, senza un percorso, a strappi – prosegue – il rischio frana del sistema ci sarebbe”.

Per la capogruppo di Italia viva Maria Elena Boschi, chi vuole eleggere Mario Draghi al Colle punta ad elezioni anticipate. “La sensazione – afferma – è che molti vorrebbero correre alle urne: la Meloni, Conte, Letta vogliono il voto. Loro manderebbero Draghi al Colle solo per andare a votare a giugno di quest’ anno”. L’attuale premier sarebbe un “ottimo presidente della Repubblica”, chiarisce Boschi. “Per eleggerlo, però, serve che il Parlamento abbia le idee chiare sul dopo. Andare a votare nel 2022 sarebbe un errore”, perché un “governo tecnico senza la credibilità di Draghi sarebbe meno forte”.

Aggiornato il 04 gennaio 2022 alle ore 12:40